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Non sono solo dieci anni che ho un blog. Sono anche dieci anni da quel 17 ottobre 2003 che ha segnato cosi’ tante vite.

Oggi non sento nel cuore molti discorsi, anche perche’ ti ho ricordata altrove e meglio, facendo vivere il ricordo di te in chi nemmeno ti aveva conosciuta. Oggi voglio solo riflettere su una cosa: se perdiamo una persona cui volevamo bene ci resta un buco nel cuore. Allora non buttiamo il tempo e non consideriamo numeri, magari inevitabili, i morti elencati quotidianamente dai TG. Sono vite spezzate e lasciano dolori. Preghiamo per chi va e per chi resta o doniamo loro un pensiero di speranza. E lo stesso cerchiamo di fare per chi e’ ancora con noi ma spesso non apprezziamo abbastanza. Lo dico prima di tutto a me stesso…

Anche se
va un attimo via la luna
ogni addio può essere liberta’
la realta’
moltiplica luci e ombre
ci dara’ da vivere senza noi
e si puo’
dividersi e non sparire
se e’ cosi’
riabbracciami quando vuoi…
(Domani, Pooh 2004)

Ciao, Chiara…

Manca l’acqua

Siamo vicini a un anniversario ed e’ da poco successa un’altra cosa triste, quindi una persona di buon senso dovrebbe aprire il cuore. Eppure c’e’ qualcosa che… c’e’ una persona a cui ero e sono legato moltissimo ma a cui non riesco piu’ a dire niente da tempo ormai. E’ come se una fonte si fosse rinsecchita e non ci fosse piu’ acqua. Ci manchiamo a vicenda ma se ci parliamo non sappiamo cosa dirci o almeno io non so cosa dirle. Troppi dispiaceri nell’ultimo anno? Troppe ferite? Orgoglio?

Lo so e’ stupido, 10 anni fa, a poche ore dall’ascesa di Chiara verso il paradiso scrivevo che se vuoi bene a qualcuno non devi aspettare a dirglielo… perche’ poi puo’ essere troppo tardi. E gliene voglio, ma non riesco piu’ a rapportarmici. Forse e’ un limite mio o forse e’ colpa del suo modo di essere di oggi, cosi’ diverso, indecifrabile, lontano. Non dal mio perche’ cerco di raggiungere tutti, orgogliosamente lontano da com’era. O forse no, non lo so.

E davvero non so come fare perche’ e’ un’amicizia che non vorrei perdere.
Cosi’ ne scrivo qui, tenendo il tutto abbastanza anonimo, per cercare di verbalizzare e razionalizzare e capire o almeno provare a capire.

Gli immigrati

Parlando del padre di una persona che conosciamo, che e’ arrivato in Italia su un barcone come tentano in molti, la mia amica Lorenza mi ha scritto via SMS un pensiero che le ho chiesto di poter condividere nel mio blog.

E meno male che è arrivato in Italia, gli immigrati sono il futuro, sono un’opportunità, sono volenterosi di migliorare la loro condizione come lo erano i nostri nonni, i loro figli sono curiosi, attenti e giocano per strada o in cortile tutto il pomeriggio. Stanno invadendo i licei e le università superando gli italiani nei voti, perché studiano e tanto. A tanti bigotti con la puzza sotto il naso dà fastidio, si adatteranno? Non lo so, ho sentito commenti atroci sui morti di Lampedusa. Se un uomo non sa più provar dolore per la morte di un suo simile è ancora un uomo?

Fail?

Mi piace pensare a Angry Birds come a una metafora.
I maialini verdi senza braccia ne’ zampe costruiscono complicatissime architetture che uccellini senza ali ne’ zampette distruggono facendocisi catapultare contro da enormi fionde. E ogni volta i maialini verdi ritentano costruendo architetture sempre piu’ complesse, senza arrendersi mai.

Vorrei che tu, che nel nostro immaginario giocoso condividi tal colore, riuscissi ora a fare altrettanto. Non lo pretendo, lo vorrei. Se davvero, ma come San Tommaso ci credo quando lo vedo e’ il mio carattere, se davvero e’ andata male, vorrei che trovassi la forza di ritentare. Pare e molti testi lo dicono che sia scontato che i piu’ falliscano il primo test. C’e’ un intero forum in cui futuri medici discutono su come gestire un anno “fuori”. Certo guardando il mondo coi tuoi occhi di un po’ di anni fa credo d’aver capito come non mai cosa devi provare oggi quindi ti risparmio i miei soliti discorsi. Dico solo questo. Vorrei che non ti arrendessi, perche’ la cosa piu’ importante che puoi imparare e’ a rialzarti dalle sconfitte e scacciare l’idea che o va bene al primo colpo oppure e’ la fine. Analizza i tuoi punti deboli e impara a superarli, come hai gia’ fatto tante volte finora. Sai che non sarai da sola…

Caro diario 2, giorni straordinari

“Buonasera don Armando sono Gabriele Favrin, posso rubarle due minuti?”
“Anche una vita intera!”
“Devo farle una proposta…”
[…]
“Per me va benissimo!”

Si’, l’ho fatto.
Si’ gliel’ho chiesto.
Si’, ho proposto a don Armando una cosa folle. E gli ho anche detto che dobbiamo farla subito. E mi ha detto SI’!

Per scaramanzia svelero’ di cosa si tratta quando sara’ fatta, o sabato o lunedi’. Qui voglio appuntarmi solo che… credo che ho fatto buona musica, citando il Facchinetti, se un sacerdote ottantacinquenne mi da’ il via libera per una cosa che non ha mai visto fidandosi delle mie parole.

Felice, davvero felice e un po’ scosso dal coraggio che ho trovato e non credevo di avere e dal SI’ ricevuto!

E come ieri (5/9) e’ stato un giorno straordinario per me, altrettanto spero che sia oggi (6/9) per una persona splendida di cui sono infinitamente orgoglioso e che affronta un prezioso test di ingresso a Bologna. E pure il 9/9 dev’essere straordinario per lei!

Caro diario…

Caro diario,
io so di non essere una persona perfetta e anzi di avere tanti difetti e so anche di avere la paura di non essere all’altezza. E quindi dovrei capire che chi vede gente brava in qualcosa che fa anche lui o lei alza le barricate per paura di diventare ininfluente, di non essere piu’ considerata. Io le alzo trincerandomi dietro alla tecnica, magari al rispetto degli standard e altre formalita’. Son parole, come limiti e protocolli. Ma alzarle pugnalando? Alzarle prendendo una frase che sai che puo’ far male e gettandola addosso a qualcuno a cui vuoi bene? Eppure quella persona, io, e’ ancora qui a specchiarsi in un’altra persona e cercare di capire.

Il fatto e’ che quest’anno e’ stato durissimo. Ho dovuto rimettere in discussione il mio ruolo in tante situazioni. Certi cambiamenti mi son caduti addosso e ho cercato di farvi fronte come potevo, altri li ho voluti io. Anche dei passi indietro ho voluto, perche’ fanno crescere e per il bene del risultato finale. E adesso che credevo d’aver trovato un equilibrio e un senso, mi rispecchio in chi muore dalla paura, tanto immotivata quanto irrazionale, di perdere quel che e’ di fronte ad altri e invece di cercare il dialogo alza barricate e punta spade. Lo capisco, ma caro diario, come far capire a chi e’ vittima di paure, che non e’ cosa sappiamo fare che conta ma chi siamo ed e’ quello che fara’ sempre la differenza?
Io ci ho messo anni a capirlo ed e’ avvenuto grazie a don Danilo, un po’ anche a don Gianni, e grazie a chi oggi vuol sbattere la porta e trovandoci me davanti mi punta la spada e colpisce.

Qualche giorno fa qualcuno lassu’ mi ha ricordato che non e’ con la violenza verbale o emotiva che si vive bene. Forse l’ha fatto perche’ io lo facessi capire a chi oggi, tremante, preferisce la fuga adirata al dialogo. Ma sono stato ferito e devo riprendermi, sono umano anch’io.
In ogni caso non bisogna mai pensare che gli altri ci faranno sparire. In un coro o un’orchestra ognuno ha una parte importante, non solo il solista o il piano. Certo bisogna coordinarsi, ma questa e’ una cosa che si deve imparare, non e’ innata. E si impara solo con il dialogo…

Misteri poohici: la strana versione di “C’e’ bisogno di un piccolo aiuto” cantata a Lourdes

Nel 1996 i Pooh cantarono la stupenda “C’e’ bisogno di un piccolo aiuto”, un vero e proprio “Padre nostro”, un’invocazione a Dio per domandargli il perche’ delle tante ingiustizie del nostro mondo.

La canzone e’ suddivisa in strofe, ognuna cantata da uno dei Pooh. L’ultima e’ di Roby Facchinetti e sul CD e nei live dell’epoca faceva:

Se sapevi gia’ tutto nei secoli
tutto questo non ha un perche’
ma se invece c’e’ qualche ragione
facci male ma dicci qual e’…

Ebbene, in quegli anni i Pooh fecero un concerto a Lourdes organizzato dall’Unitalsi e cantarono proprio questo brano, poi riproposto nel DVD Pooh Legend del 2012. In questa versione, apparentemente live, Facchinetti cambia le ultime parole:

…ma se invece c’e’ qualche ragione
dimmi allora Roma dov’e’?

Si tratta di un errore? Roby ne fa spesso dal vivo ma in questa esibizione sembra convinto delle parole che canta. E’ forse la prima stesura poi abbandonata? E’ una modifica richiesta dal luogo? Ma se e’ cosi’, “dimmi allora Roma dov’e'” che significato ha?

Voi, oh miei occasionali lettori, cosa ne pensate?

Incontri agostani con l’acqua

Dieci anni fa mi buttavo addosso l’acqua per sbaglio, dieci anni dopo l’ho fatto volutamente, sperimentando con successo e non poca soddisfazione il lavaggio dei capelli nel lavandino invece che a testa in giu’ sul bordo della vasca.

Bella esperienza, soprattutto molto piu’ veloce rispetto all’altro metodo che poi richiede l’attenta asciugatura della vasca. Mi sa che la rifaro’.
Certo, ci metto un po’ a imparare le cose, ma come si dice? Meglio a 15392 giorni che mai ;-)

PS per chi non l’avesse mai fatto: occhio alle craniate contro il rubinetto! Io l’ho evitata, per poco…

Restyling… festaiolo!

In una notte calda di un’estate ancora piu’ calda decido di aggiornare il blog-engine. Poi guardo la pagina, l’intestazione… e’ sempre lui, il “solito” blog coi delfini da “intuire” in un mare che sembra d’erba. Mi piaceva quando l’ho elaborata ma da tempo non mi piace piu’ di tanto e ho altro per la testa, solo che rinvio sempre, come per favrin.net.

Oggi no, oggi mi ci butto, dai.
Ho un’idea per la testa come detto. Apro PS. recupero una foto che ho scattato l’anno scorso del cielo qui sopra, taglio, elaboro, cerco colori, sperimento sfondi, sistemo proprieta’, correggo e aggiorno stili, aggiungo effettini imparati strada facendo e…

Ed ecco regalato al mio blog un nuovo tema! L’ho chiamato “dreaming” perche’ si fonda su immagini e colori che mi emozionano.
Un bel regalo, vero? Gia’, perche’ quasi non me ne ricordavo ma questo blog oggi compie dieci anni!

Il pregio di tenere un diario da cosi’ tanto tempo e’ che oggi e domani rileggero’ un po’ di me quando ero un giovane 32enne, sembra una vita fa…
Quante differenze. Non uso piu’ quel soft di blog (Greymatter), non lavoro piu’ su Ami, ho un monitor LCD, un PC, una TV LCD, Internet ovunque, persone e animali che erano nella mia vita ieri non ci sono, altre sono arrivate e andate, altre preziose sono giunte e rimaste; ma, e mi basta leggere pochi post, io credo d’essere sempre io, almeno in apparenza, almeno spero. Se sono ancora come allora di spirito, questa e’ la cosa piu’ preziosa.

Comunque torniamo a pensieri leggeri… buon compleanno blog! Spero che il nuovo aspetto piaccia e ti piaccia. A me piace anche se so che ci rimettero’ mano nei prossimi giorni da perfezionista matto quale sono!

L’IMOB e’ sbagliato (per me)

L’IMOB, il sistema di biglietti elettronici imposto dall’azienda comunale trasporti di Venezia (ACTV) e’ sbagliato e finalmente inizia a scricchiolare. Non per le proteste dei cittadini ma perche’ e’ problematico anche per loro. Bene, ma sottolineiamo i problemi di questo sistema:

1) IMOB non e’ intuitivo. Non sai quanti titoli di viaggio ti restano, devi tenerlo a mente o rischi di salire su un autobus o un vaporetto e trovarti senza. Per sapere quanti titoli di viaggio si hanno bisogna chiedere a un dipendente ACTV ai pontili, rivolgersi a un rivenditore oppure interagire con la validatrice sui mezzi ma non e’ proprio facile, infatti…

2) IMOB e’ scomodo: su un mezzo in movimento, stretto fra la gente, magari tenendo in mano borse o stringendo un passeggino, devi interagire con una validatrice basata su un display LCD non proprio leggibile e dei pulsanti. Se sei fortunato passi il biglietto, un bip e una lucina verde ti dicono che e’ OK ed e’ fatta. Altrimenti, e non e’ raro, devi interagire premendo pulsanti e leggendo cio’ che appare. E se sei ipovedente o proprio non vedente non esiste un’alternativa vocale.

3) IMOB complica le cose. Con i biglietti cartacei se resti senza puoi sempre chiedere a qualche viaggiatore se te ne vende uno. Con IMOB una persona disponibile dovrebbe validare nuovamente la propria tessera ma la procedura non e’ immediata soprattutto col mezzo in movimento (vedi punto 2). Lo stesso se vuoi validare il biglietto per figli o amici che ne sono privi.

4) IMOB e’ invasivo: la tessera memorizza le ultime validazioni, quindi chi la visualizza per qualsiasi ragione puo’ conoscere le ultime validazioni effettuate. Inoltre tutti i dati delle corse sono inviati a un server centrale. ACTV dichiara di disgregare i dati (ovvero la correlazione tratte percorse/seriali delle tessere) a norma di legge e rispettando la privacy, ma resta il fatto che li raccolgono e con i biglietti cartacei non era cosi’.

Riguardo il punto 1 c’e’ da dire che esiste una app per cellulari, creata da un normale cittadino, che permette di leggere la tessera ed estrarre le informazioni sui titoli disponibili e le ultime validazioni. Tuttavia funziona solo sulle tessere anonime perche’ le altre sono crittate e chi l’ha fatta, avendoci messo la faccia, non puo’ andare oltre senza rischiare denunce da ACTV (che invece dovrebbe premiarlo e fare una APP ufficiale e completa…) Chi usa tessere anonime e la vuole puo’ scaricarla dal Playstore (richiede un cellulare con supporto NFC).
Ci si puo’ anche loggare sul sito ACTV, inserire seriale della tessera e codice fiscale, e avere informazioni sulle tessere nominali. Il problema e’ che non sono informazioni in tempo reale ma aggiornate a 24 ore prima (salvo cambiamenti recenti o successivi a questo post).

Insomma, a me comune cittadino IMOB ha creato tanti tanti problemi. Adesso che ne da’ ad ACTV prevedono un parziale ritorno ai biglietti cartacei. Bravi, completate l’opera e torniamo a un sistema piu’ comodo per la gente comune, fra cui tanti anziani, che usa i mezzi pubblici.

L’avevo visto fermo!

L’avevo visto fermo!
Cosi’ mi dice ragazza -o donna-, capelli neri -forse-, occhiali -non so-, che ha appena fatto una frenata con la bici fino a un millimetro da me. Ne ho sentito solo lo spostamento d’aria e le parole. Non mi e’ uscito nulla dalle labbra. L’ho guardata e sono andato via mentre lei ripeteva urlando “era fermo!”.
Certo che ero fermo, ero davanti alle strisce e stavo guardando se potevo passare.

Potevamo farci male in due. A quest’ora potevo essere in ospedale o anche peggio. Nessuna emozione. Nessuna paura. Al momento. Poi si. Poi quella strana chiamata di mia madre un secondo dopo “non ti fai mai vivo ed ero un po’ preoccupata”. Il nostro “link” funziona, come quella volta in ospedale 41 anni fa. Io nella culla, lei assopita. Si sveglia di colpo, allunga le braccia e io le finisco fra le mani perche’ stavo cadendo.

Risultato: giornata un po’ lunatica, ma sono vivo e ho voglia di vivere e di ritrovare i fili di questa mia vita che di recente avevo un po’ lasciato allentare. E grazie a chi lassu’ mi ha salvato, ancora. Magari un motivo c’e’, magari mi serviva uno stimolo, un segno speciale per tornare a correre invece di sospingermi giorno dopo giorno.

Bilanci di fine anno

Non sono impazzito e non ho l’orologio del PC avanti di 4320 ore.
Domani compio gli anni, son 42 ed e’ l’occasione di fare un bilancio dei 12 mesi appena trascorsi.

Mesi difficili, di addii, di paure, di separazioni subite, frutto di fragilita’ mia e di chi se ne va e non doveva farlo ma ci ha tentato e tuttora ci tenta, anche se continuiamo a tentare di ritrovarci e non perdere il filo.
Mesi in cui amici con cui avevo condiviso ideali e scelte li tradiscono e ti tradiscono e fa male perche’ non puoi comunque smetter di voler loro bene. Mesi in cui persone con cui ho condiviso gioie e incavolature iniziano un’altra tappa del viaggio e mi hanno portato a riflettere sulla vita e su quanti dispiaceri potremmo evitare di scambiarci per orgoglio…

E i giorni fanno i mesi e i mesi fanno un anno. Un anno da incontri che credevo avrebbero cambiato le cose e invece no. O forse si’, ma nell’altro senso.
Un anno in cui qualche acciacco ha iniziato a farsi sentire e non solo del fisico ma soprattutto nell’anima e mi sono, pur brevemente, “lasciato indurre in tentazione” di farmi vincere dallo sconforto e pensare piu’ alle mie paure che al dolore (fisico) di chi mi e’ accanto.

Un anno in cui le mie scelte etiche e la mia pretesa di rispetto hanno segnato la fine di alcune collaborazioni preziose e hanno incrinato amicizie.

Ma e’ stato anche un anno in cui ho imparato, ho cercato di ricostruire equilibri, instabili ma almeno averli. Un anno di studio, con la paura di perdere il filo del web, un anno di cambiamenti di abitudini e anche un anno di incontri. Alcuni cercati e qualcuno arrivato per caso, da don Gianni in veste di prete prima che di organizzatore, a chi avevo perso nei ricordi del passato ed ho ritrovato quasi per caso, a chi s’e’ rivelato preziosa vicinanza, a chi non avevo mai incontrato, pur avendo a lungo pregato per lei, ma speravo di conoscere e spero di non aver asfissiato.

Che anno… ma in fondo se dovessi citare, adattandola alla mia vita, una delle canzoni di Facchinetti che amo, direi…
Credo che ho fatto buona musica / raccogliendo buoni giorni /
Ho scambiato affetto ed inquietudine / indifferenza ed emozioni / perché c’è gente da buttare via / e carissime persone.

Poi la canzone continua… Nel secondo tempo della vita mia…. Chissa’ che succedera’. 42, nel libro “La guida galattica dell’autostoppista”, e’ la risposta a tutte le domande. Spero che qualche risposta e un po’ di serenita’ arrivino ad alleggerire l’anima…

Grazie intanto a chi c’e’ stato a chi c’e’ e ci sara’ e a chi magari incontrero’, domani…

Fare un passo indietro

E cosi’ arriva anche il giorno che lasci qualcosa che hai curato con amore per 8 anni.
Perche’? Perche’ quando viene meno il rispetto, la considerazione delle competenze, il dialogo costruttivo e la collaborazione reciproca, cade tutto e di impegnarmi per qualcosa a fin di bene e ricavarne amarezze non ho piu’ voglia.
Riconosco di avere un brutto carattere ma una cosa cerco di dare e chiedo: rispetto. Quando manca, beh preferisco scendere. Di modi per far del bene ce ne sono tanti e di persone che chiedono il mio aiuto anche, a partire da don Gianni e don Armando, che si contendono il mio tempo. :)

Salto questo giro, senza rimpianti e con tanti ricordi felici

Oggi a Carpenedo inizia il GREST. Per meta’ dell’ultimo anno ho provato il rimpianto di non averlo fatto nel 2012 a causa di pasticci organizzativi.

Nel 2010 fu bellissimo. Era la prima volta. Fino ad allora con “le pesti” avevo avuto a che fare virtualmente nei siti che curavo, o al piu’ con le mie cuginette a cui far vedere il PC e qualche effetto magico con Photoshop. Nel 2010, complice la grande amicizia con don Danilo, decisi che le cose che insegnavo online forse era il caso di insegnarle faccia a faccia e cosi’ a febbraio firmai il modulo per la disponibilita’, mettendo le crocette su “adulto”, su “laboratori del mattino” e praticamente su tutti i giorni della settimana. Non sapevo cosa mi aspettava! Fu una stancata! Ogni mattina portavo il portatile, collegavo tutto. Gli amici della redazione, Firmo, Luigino, Cesare e Berto, mi aiutavano ad allineare il proiettore e via, fra lavori rumorosi in strada, pesti curiose, pesti annoiate ma tranquille, pesti annoiate e scatenate, pesti brave (femmine) che mettevano in riga le pesti birichine (maschi). Fu pero’ utile, mi dissero che ero bravo, prima le suddette pesti poi i catechisti e altri educatori che li sentivano parlare delle cose imparate nel nostro laboratorio. Il momento piu’ toccante lo ricordero’ sempre: 18 giugno, alla fine della seconda delle due ore entro’ don Danilo e si mise a cantarmi “tanti auguri” coinvolgendo i bimbi! Che poi era un giorno di festa pure per lui che celebrava l’anniversario della consacrazione e ci facemmo gli auguri a vicenda. Grazie, me lo ricordero’ per sempre.

Nel 2011 fu gia’ diverso. Per non ripetere le cose dell’anno prima avevo ideato un quiz, piu’ o meno come come quelli che facevo nella chat che vegliavo da tempo e che avrei poi fatto nel nuovo sito che proprio in quelle settimane stavo ultimando con una nutrita squadra di persone stupende. Il quiz sulla carta era una bella idea ma fu reso complicato da pesti un bel po’ piu’ vivaci. Aggiungiamo che il mio nuovo portatile era piu’ bello ma piu’ pesante, che don Danilo gia’ quasi moderator curiae era poco presente in parrocchia e il povero don Stefano doveva fare i doveri del cappellano e quelli del parroco e fece un po’ di caos coi turni dei laboratori, aggiungiamo un temporale degno dei tempi dell’arca di Noe’ che presi in pieno di ritorno dal GREST e, insomma… fu piu’ faticoso del 2010, ma l’avrei rifatto ancora e ancora e ancora.
E invece nel 2012 qualche pasticcio organizzativo fece si’ che non lo facessi e mi dispiacque tanto e mi arrabbiai altrettanto. Anche perche’ era ed e’ bello passare nelle strade della parrocchia ed essere salutati e riconosciuti non solo dagli anziani volontari con cui facciamo sito e foglio parrocchiale ma anche dai ragazzi che ancora si ricordano di quei laboratori. Ed e’ bello avere fra gli utenti del sito che curo proprio alcuni di loro, conosciuti oltre novecento giorni fa.

…ma i giorni messi in fila fanno tempo e il tempo fa cambiare cantavano i Pooh nel 1994 e cosi’ succede che quest’anno ci ho pensato bene e per quanto don Gianni mi abbia detto un milione di volte che c’erano i moduli per la disponibilita’ ad aspettarmi, ho scelto di non firmarli. Ci ho pensato tanto. Da solo, poi con Firmo, poi ancora da solo. Cosa proporre per gestire non due ma tre turni in cui molti ragazzi son gli stessi? Questo si potrebbe ma e’ complicato, questo e’ bello una settimana ma poi… forse e’ solo che pensar troppo si perde la spontaneita’ e avrei potuto buttarmi come nel 2010. C’e’ pero’ da dire che rispetto a tre anni fa ho qualche doloretto qui e la e davvero questo e’ un impedimento all’idea di far su e giu’ tre settimane, montare, smontare e avere le forze di dare il 101% a quelle pesti adorabili.

Cosi’ per quest’anno niente, ma senza rimpianti. Gli anni scorsi mi sono messo alla prova nel mondo reale e ho visto che me la cavo. Porto nel cuore alcuni volti del 2010, alcuni del 2011 (fra cui una piccolina di sette anni che don Danilo accolse sebbene fuori eta’ e mi raccomando’ di coinvolgere nel laboratorio: fu tenerissima e riuscii a farla divertire anche parlando di cose per lei ignote). Magari nel 2014 staro’ fisicamente meglio, avro’ nuove idee e ci riprovero’ ma oggi sono contento di sapere che iniziano ma anche che io potro’ riposare ;)
Buon GREST pesti, e se potete non fate impazzire chi fa i laboratori o almeno… non troppo ;)

E poi dici basta

E poi dici basta, fine. Chiudi il cuore, il coperchio del PC e resti ad ascoltare il silenzio della notte, a riflettere sui tuoi torti cercando di non nasconderli dietro a quelli altrui.
Il fatto e’ che quando un’amicizia e’ in crisi o la si cura in due o si continua a farsi del male e a mancarsi di rispetto.

E siccome pensi di meritarlo un po’ di rispetto, e soprattutto di coerenza da chi ti e’ attorno, allora dici basta: “se scegli cosi’, se mi parli cosi’, traine le conseguenze”. E speri di avere la forza di mantenere questa posizione. In realta’ e’ un misto fra forza e cinismo auspicato, perche’ il tuo stupido cuore che vive nella paura di perdere le persone care, gli amici cari, ti suggerira’ (magari a ragione) di tornare indietro, fare un altro tentativo, capire.

Capire cosa, poi? Capire chi? Non sei, non vuoi essere e non ti senti la persona piu’ giusta e saggia della terra e di errori ne hai fatti tanti, ma una cosa la vuoi: essere rispettato e avere a che fare con persone coerenti, anche o almeno nel rispetto reciproco.
La rabbia e i rancori distruggono tutti ma e’ difficile tenerli a freno quando manca il rispetto.

E cosi’ hai detto basta e nel silenzio ovattato della notte ti senti un po’ piu’ solo, come le persone che qualche decennio fa riagganciavano dopo una chiamata intercontinentale.

Il fatto e’ che forse ti illudevi e lo eri anche prima, forse certi legami sono tenuti in piedi dal desiderio di mantenerli piu’ che dalla realta’.
Forse, o forse no, ma ora che nel silenzio sei riuscito ad ammettere a te stesso la tua parte di torti, ti senti piu’ sereno. Il tempo dira’ se sarai il solo ad aver fatto questo esame di coscienza e se altri sapranno scegliere il rispetto che e’ alla base di ogni rapporto.

Il disappunto del Movimento per la Vita

Sul foglio della mia parrocchia di questa settimana una esponente del Movimento per la Vita, che ha promosso la raccolta di firme del 12 maggio davanti alla chiesa, esprime il proprio disappunto perche’ molti giovani non hanno sottoscritto l’appello in difesa degli embrioni e quindi contro l’aborto.
Ho sentito il desiderio di scrivere alcune considerazioni. Non so se il parroco me le pubblichera’, vuoi per ragioni di spazio, vuoi per opportunita’. Comunque le inserisco anche nel mio blog.

Non e’ polemica, e’ solo un punto di vista diverso che nasce anche dal fatto che recentemente mi sono trovato a parlare di questo argomento e la cosa mi ha portato ad una riflessione interiore molto intensa.

Ed ecco quindi la lettera.

Ho letto su Lettera Aperta della settimana il disappunto della signora Ines Valdisserri per la scelta di molti giovani usciti dalla Messa delle 12 di non firmare contro l’aborto. Sembrerò eretico ma è un fatto che ritengo doppiamente positivo. Primo perché significa che oggi i praticanti pensano con la propria testa e rivendicano punti di vista diversi da quelli della Chiesa. Secondo perché non credo sia giusto ridurre una questione così complessa a una firma pro o contro.

Recentemente mi sono trovato a dialogare con un’amica che immaginava d’essere incinta e già parlava di abortire. Io le ho chiesto di rifletterci seriamente, di pensare alla vita che di lì a poco avrebbe avuto in grembo, a quanto le prospettive possono cambiare mettendo al mondo un figlio o una figlia e che se non voleva bambini avrebbe dovuto essere più attenta e pretendere altrettanto dal proprio partner.
In ultima analisi tuttavia portare avanti una gravidanza deve essere una libera scelta e negarla non spetta a nessuno, almeno se si ritiene la donna una persona e non una mera incubatrice! Possiamo condividerlo o no, ma il corpo di una donna non ci appartiene, quindi deve decidere lei, punto e basta.

Senza dimenticare che vietare l’aborto legale significa tornare a quello clandestino con le conseguenze sanitarie devastanti per le donne. A questo ci pensa chi vuole tutelare la vita?
Quindi bene i confronti, le riflessioni e l’educazione sia sessuale sia sentimentale delle nuove generazioni, ma trovo la mera contrapposizione inutile e la posizione dei giovani a me da’ speranza per un futuro in cui le scelte nascano dalla consapevolezza e non dalle idee imposte sul corpo delle donne.

Non sempre serve reinventare la ruota…

…e cosi’ quando apprendi che l’invio di mail dal tuo sito verso gli utenti incontrerebbe meno ostacoli se invece del sendmail del server web, usassi il server SMTP del tuo webhost, con auth e pure firma DKIM, non ti resta che fare a meno di mail() e… includere la classe PHPMailer che fa di tutto e di piu’ e che piloti con poche linee di codice.

Certo i puristi (categoria di cui in fondo faccio parte anch’io) possono storcere il naso, ma se ti occupi di del progetto X, il cui fine ultimo non e’ inviare mail, perche’ devi spendere tempo a reinventare cio’ che altri hanno fatto cosi’ bene, condiviso con licenza libera e che funziona?
Oltretutto e’ stata l’occasione per imparare e per integrare nel mio software uno strumento di largo uso.

Fin qui i risultati sono stati ottimi e molti problemi legati all’uso di mail() si sono volatilizzati. In piu’ ora se dovessi adottare un servizio terzo di invio mail (come SendGrid), avendo gia’ il supporto per l’invio di mail tramite SMTP auth, mi basterebbe modificare una linea di configurazione.

Non si finisce davvero mai di imparare e oggi ho acquisito due competenze preziose… che mi sarebbero state utili tempo fa, fra l’altro!

Bru

Non mi importa chi legge cosa pensa, c’e’ liberta’ di pensiero ed emozione quindi intitolo un post “Bru” che e’ un verso onomatopeico legato a un legame fortissimo, grandissimo che purtroppo per tante ragioni e tante colpe si e’ un po’ sfilacciato.

Oggi e’ una data particolare e qui dico quanto vorrei che le cose cambiassero. Non possono tornare indietro? Forse ma possono evolversi o rinascere ma almeno non restare nel limbo.

Pero’ non posso farlo da solo e allora esprimo qui, sapendo in cuor mio che chi deve lo leggera’, l’auspicio in citazioni che noi ci si possa ritrovare, perche’ se e’ vero che il mondo e’ una citta’ e anche se non vuoi ci ritroviamo prima o poi e’ pure vero che …a parte le parole mi manchi da morire… e quindi non posso che dire altro che cio’ che auspicavi tu gia’ un anno fa: anche se qualche filo è fuori posto forse possiamo ancora avvolgerlo, vero?
Vero?