L’avevo visto fermo!
Cosi’ mi dice ragazza -o donna-, capelli neri -forse-, occhiali -non so-, che ha appena fatto una frenata con la bici fino a un millimetro da me. Ne ho sentito solo lo spostamento d’aria e le parole. Non mi e’ uscito nulla dalle labbra. L’ho guardata e sono andato via mentre lei ripeteva urlando “era fermo!”.
Certo che ero fermo, ero davanti alle strisce e stavo guardando se potevo passare.
Potevamo farci male in due. A quest’ora potevo essere in ospedale o anche peggio. Nessuna emozione. Nessuna paura. Al momento. Poi si. Poi quella strana chiamata di mia madre un secondo dopo “non ti fai mai vivo ed ero un po’ preoccupata”. Il nostro “link” funziona, come quella volta in ospedale 41 anni fa. Io nella culla, lei assopita. Si sveglia di colpo, allunga le braccia e io le finisco fra le mani perche’ stavo cadendo.
Risultato: giornata un po’ lunatica, ma sono vivo e ho voglia di vivere e di ritrovare i fili di questa mia vita che di recente avevo un po’ lasciato allentare. E grazie a chi lassu’ mi ha salvato, ancora. Magari un motivo c’e’, magari mi serviva uno stimolo, un segno speciale per tornare a correre invece di sospingermi giorno dopo giorno.