Se non credete agli angeli o in generale a nulla oltre cio’ che vedete, vi capisco e rispetto ma sappiate che io ci credo e anche quando questa convinzione vacilla, succede qualcosa… qualcuno viene a riprendermi per mano…
Oggi ho vissuto un bruttissimo momento. Capisco le ragioni ma resta un momento difficile. Ero oggettivamente giu’, molto. Sennonche’ un angelo ha messo sulla mia strada una persona in cerca d’aiuto e conforto per questioni visive che aveva letto la mia testimonianza. Ho saputo, spero, confortarla e aiutarla e qualcosa e’ tornato a girare.
E adesso ascoltiamo Domani, che cura e aiuta…
Vivere per vivere, perche’ il mondo finira’… ma non domani!
Quel 25 aprile…
Quel 25 aprile la guerra era di casa
pioveva forte fuori dalla chiesa
la fame era nell’aria la vita una scommessa
ma il prete continuava la sua messa…
Cosi’ inizia la canzone che Stefano D’Orazio dei Pooh ha dedicato alla storia d’amore lunga una vita dei suoi genitori. Tanti invece ricordano un altro 25 aprile, quando Milano e Torino furono liberate dalle forze nazifasciste, preso a simbolo della liberazione.
Poi ce n’e’ un altro di 25 aprile, che hai vissuto tu. In questi anni sul sito per te non ne ho mai parlato, perche’ era ed e’ un sito per sostenerti nel presente e nel futuro e non sapevo come vivessi il passato. Ora che lo so, ora che ci conosciamo e ci parliamo spesso, ora che posso dirti di leggere queste mie parole, ci rifletto un po’ su.
Ora so che lo esorcizzerai, che tornerai la, in quella simil-spiaggia per voi opitergini. Lo capisco e spero ti aiutera’. Cio’ che vorrei dirti pero’ e’ di non dare troppo peso alle date, ai giorni, ai numeri. Sono fatti assolutamente soggettivi. Sotto lo stesso cielo ogni giorno c’e’ chi scherza, chi ride, chi muore, chi uccide o ferisce, chi inizia una vita d’amore, c’e’ chi piange…
Poi la vita pero’ scorre giorno dopo giorno, momento dopo momento, in “giornate insopportabili con notti di felicita” (cit. musicale). Gli anniversari, le date, sono momenti nel nostro calendario, totalmente fittizio. Magari nell’universo ci sono civilta’ con calendari che non si ripetono mai. E domani non sara’ quel 25, nemmeno per numero di giorni, di orbite, di posizione del cielo e dei pianeti. Sara’ un altro giorno, un giorno diverso, diverso come sei diversa tu per eta’ e soprattutto pensieri. E hai ragione ad essere contenta di come sei, perche’ tutto cio’ che hai vissuto, anche cio’ che non avresti proprio dovuto vivere, comunque ti ha formata e a parer mio t’ha resa una buona e sensibile persona. Spero potrai guardare avanti, al futuro che stai costruendo. Senza rimuovere il passato (se no rispunta dall’incomscio…) ma anche lasciandolo nel luogo e tempo che gli appartiene: il passato appunto.
Coraggio. E se non altro, speriamo che domani ci sia il sole, come nella canzone di Venditti “Che bella giornata di sole”, dedicata al 25 aprile 1945 e al futuro. Canzone che ti dedico nella sua interezza. Ascoltala, anche se non e’ il tuo genere!
Rinnovi e curiosita’
Scegli la via giusta!
“grazie” “mi sei mancato” “che bello!”
Tre parole da tre persone diverse che mi hanno scaldato il cuore.
Ed e’ tutto qui. Si puo’ scegliere di fare come nel mio post precedente e si puo’ scegliere di farsi trascinare via dalla corrente del dolore. Ancora, si puo’ scegliere la rabbia, che poi ci divorera’. Io ho fatto tutte e tre le cose nella vita e non son qui a dare lezioni. Ma son qui a dire che e’ molto piu’ bello il calore di una parola. Ce ne son poche, a volte ci si sente persi nell’oscurita’, a volte la si cerca con tutte le proprie forze e si costruiscono totem sul dolore, si proietta se stessi in persone e situazioni lontanissime e diverse da noi.
Ma il calore di una voce rassicurante, di un sorriso, di una parola d’affetto, quando c’e’ puo’ strappare da molti dolori. E con la stessa volonta’ con cui si guarda al dolore, si puo’ fare un sorriso…
Stop
Penso che faro’ una pausa mentale da tutto e tutti, o quasi.
Troppi casini, troppe complicazioni, c’e’ una bilancia per cui per ogni cosa bella che succede poi ne succedono altrettante di strane o assurde. Ne ho avuto tre motivi in un giorno. Mi eclisso. Chi mi vuole mi contatti lui.
A volte ci si emoziona
E’ come un concerto. Finale. Il palco si illumina a giorno, loro tre (quattro) sono davanti a te, tu vedi loro e ci son buone possibilita’ che loro vedano te, e cantate “Non restare chiuso qui…” -tutti insieme!!! – “…pensiero!”.
Cosi’ succede pure che ci siano altre emozioni che non hanno niente a che fare coi concerti ma ti fanno lo stesso effetto squagliante…
Succede quando ricevi una email e resti senza fiato. E qualcosa che aspettavi da dieci anni avviene non come te l’immaginavi ma molto meglio. E dopo l’email c’e’ un IM e si fa tardi pure se domani ti devi alzare presto.
E scopri che il bene che hai fatto e’ servito, serve e torna, eccome se torna!
E intanto la playlist e’ passata da Pensiero a Opera prima (tour 1988 al fu Palatrussardi, due sere dopo il primo concerto della vita, al Palaverde) e l’analoga carica emotiva resta.
E’ tutto vero, sta succedendo. Il bene che si fa torna e ti scalda l’anima.
Tre cose (quattro) mi sono successe da sabato in poi. Le desideravo tutte da tanto. La quarta spero si realizzi compiutamente. Per tutte… grazie… davvero grazie Signore.
Alla ricerca di Paolo Gentile
Dopo 5 anni da questo post ci si riprova, visto che ho trovato il sito web di quelli di SuperRadio. Ecco la mail che ho scritto. Se risponderanno vi daro’ notizie.
Salve,
tanti tanti anni fa ascoltavo Superradio, sia per i quiz cui tentavo di partecipare, sia perche’ un amico dell’epoca andava pazzo per la vostra musica.Invece io di voi ricordo molto Paolo Gentile e le sue canzoni “Con la faccia di un Clown” (di cui tuttora ho una mitica registrazione “dalla radio” poi travasata in digitale, e che sto risentendo mentre vi scrivo) e “La citta’ di Marco” che, se ben capii all’epoca, era dedicata a un vostro collega venuto a mancare.
Scrivo per sapere intanto se Paolo suona ancora e come si e’ sviluppata la sua carriera, visto che sul web non trovo nulla, e poi per sapere se e’ ancora reperibile qualcosa di suo, che non mi dispiacerebbe acquistare (in particolare la bellissima “La citta’ di Marco”).
Grazie e spero di avere vostre notizie.
Speriamo in bene… E intanto riascoltiamo questo poeta della mia citta’.
“Ed io, equilibrista senza fili
la recita del tempo
ormai la conduco io
con la faccia di un clowwwwwwwwwn”
In fondo, sto solo cercando le emozioni della mia adolescenza… :)
UPDATE
Esiste, non me lo son sognato! Googlando ho trovato foto, numero di catalogo e titoli esatti! Quindi e’ “La faccia di un clown”, senza il “con” davanti.
OK, primo passo fatto. Ora spero mi rispondano.
Come mi piacerebbe avere quel disco (poi trasportarlo in digitale e’ niente, rispetto alla difficolta’ di reperirlo)
L’alieno nella stalla
Questo post su Penna blu mi ha stimolato una serie di riflessioni che mi danno l’occasione di impegnare la mente e contemporaneamente scrivere qualcosa di piu’ lungo dei 140 caratteri in cui da un po’ racchiudo i miei pensieri.
Nel post ci si pone la domanda di come immaginare gli alieni di un racconto di fantascienza andando oltre agli stereotipi dei film che mostrano creature umanoidi simili a noi o dalle forme riprovevoli. Nei commenti i lettori si sono spinti oltre, disquisendo su come si potrebbe effettivamente riconoscere non solo una vita aliena ma anche il suo grado di intelligenza.
Ebbene, a mio avviso la risposta e’ che le nostre menti sono ancora troppo limitate per farlo, nonche’ (soprattutto) condizionate da una visione umano-centrica delle cose.
Noi vediamo continuamente alieni, ma siamo davvero in grado di capirli? A mio avviso no. Andiamo in una stalla e ve lo dimostro.
Eccoci arrivati. E’ stata appena pulita per noi ma gia’ l’odore non ci fa sentire a nostro agio. Eppure anche noi abbiamo un odore, pero’ il nostro lo conosciamo. Quello del cavallo che abita il box di fronte a noi no, per noi e’ alieno. Ad alcuni puo’ piacere ma i piu’ storceranno il naso.
Fa niente, avviciniamoci un po’. Ecco davanti a noi un alieno. Non e’ verde, non ha le antenne e non viene da Marte, pero’ e’ completamente diverso da noi. Nell’aspetto: e’ mastodontico. Nel comportamento e nel pensiero. Sta mangiando. Ogni tanto qualche filo d’erba gli cade dalla bocca ma lui non si scompone. Si e’ accorto di noi, solleva la testa, ci osserva un attimo e torna a mangiare rumorosamente. Qualche boccone dopo rialza la testa, fa il giro del box e fa una cascata di pipi’, il tutto davanti a noi senza alcuna remora.
Osserviamo gia’ delle grosse differenze fra lui e noi.
– Quando mangia non si preoccupa del bon ton: fa rumore e lascia cadere il cibo dalla bocca.
– Non prova imbarazzo a farsi vedere completamente nudo e a fare le proprie necessita’ fisiologiche davanti ad altri.
Per noi tutto cio’ sarebbe impensabile e infatti in lui lo giustifichiamo pensando che e’ un animale ed e’ meno intelligente. E tali considerazioni ci fanno sentire autorizzati anche a sottometterlo alle nostre esigenze, che siano di lavoro, svago o nutrimento. Non e’ come noi, noi siamo piu’ intelligenti, quindi possiamo.
E’ vero, non e’ come noi, ha un’intelligenza diversa. Per ragionare come lui, studi etologici a parte, dobbiamo disfarci di molto del nostro background culturale. Proviamoci.
Mangiare: per lui le nostre norme di educazione semplicemente non esistono. Attenzione, pero’: non vuol dire che non ne abbia, vuol dire che ne ha di diverse. L’organizzazione gerarchica dei cavalli, sia quelli in liberta’ sia quelli in paddock, prevede precisi turni per il cibo ed il compito per alcuni di sorvegliare i dintorni mentre altri mangiano. Cio’ deriva dal fatto che il cavallo e’ una preda e deve guardarsi dai predatori.
L’essere nudo: il concetto di nudita’ per lui non esiste. Non esiste per alcun animale. Certo se e’ freddo e l’uomo mette addosso al cavallo una coperta magari questi l’apprezza (non sempre…), ma non la vive come un vestito. Il nostro concetto di nudita’ e la morale costruita sopra sono una diretta conseguenza dell’esigenza che ha avuto l’uomo, quando ha iniziato a camminare eretto, di proteggere gli organi riproduttivi. Il cavallo, come tutti i quadrupedi, ha gli organi riproduttivi nella parte inferiore del corpo, protetti dalle zampe, quindi non ha avuto bisogno di sviluppare concetti come nudita’, vestiti, vergogna, pudore…
Ancora, non per questo non ha proprie regole o remore. Un cavallo per urinare si deve fermare, quindi essere potenziale vittima di predatori. Capita cosi’ che la discriminante per farlo non sia la presenza di altri, ma il sentirsi al sicuro.
Noi sappiamo davvero poco della mente equina. Abbiamo trovato tanti metodi piu’ o meno cruenti per imporre a un essere piu’ grande e piu’ forte di noi le nostre volonta’, spesso contrarie ai suoi istinti primari, ma del resto quanto sappiamo?
Ora lui ci osserva incuriosito. Studia il nostro odore, i nostri gesti, la nostra forma strana. Per il suo particolare sistema di visione (diversissimo rispetto al nostro) siamo molto alti. Osserva i nostri tentacoli (pardon, dita) e se e’ facilmente impressionabile si irritera’ al nostro sguardo aggressivo (pardon, sorriso, ma per lui mostrare i denti ha questo significato).
E noi? Stiamo cercando di pensare come lui e vederci come lui ci vede o stiamo ancora valutandolo con i nostri criteri umani? Cosa ci colpisce di lui? L’odore? Il calore che emana? La reazione a cio’ che per noi ha un significato e per lui un altro?
Se non siamo nemmeno capaci di rapportarci con un altro essere vivente da pari a pari, nel rispetto delle reciproche differenze, come pretendiamo di accogliere e capire la vita da un altro pianeta? O forse il punto e’ che vorremmo incontrare gli alieni per appagare la nostra sete di risposte e tecnologie?
E se dalla grande nave spaziale scendesse un essere che somiglia in tutto e per tutto a un cavallo, dialogheremmo con lui o gli metteremmo le briglie?
PS: questo non e’ un post di accusa a chi va a cavallo. Ho scelto i cavalli come esempio perche’ li adoro, ma quanto detto vale anche per molti altri animali, praticamente tutti.
Tutto cambia e tutto torna
E cambiano i monitor e gli LCD diventano godibili, la tecnologia raggiunge i tuoi requisiti e la accetti e accogli e poi diventi pure “uno che usa il touch”.
E cambiano le TV di casa che era pure ora e gli occhi ringraziano.
E passa la Pasqua e pure la prima confessione con don Gianni che ti sorprende e ti emoziona.
E intanto ci si trova ci si perde e i telefoni non squillano o squillano dopo tanto e si perdon le chiamate.
E poi tornano gli incubi dell’infanzia, anche se adesso sono al contrario, e ti perdi completamente e ti isoli tre giorni perche’ non saresti la persona che gli altri conoscono.
Poi restano dolore e paura ma qualcosa ti fa ritrovare te stesso, anche se le preoccupazioni battono come chiodi nella mente.
Mi sa che domenica mattina torno a Messa, unico punto fermo in questo momento e magari e’ pure ben augurante. Il resto si vivra’, non so come ma si vivra’. Se Dio vuole son al massimo 48 ore, ma saranno difficili, per chi sa capire perche’.
Non preoccupatevi, nessuna malattia.
Non basta un post…
Non e’ con un post che si dimenticano i dispiaceri che ci danno le persone, anzi se ne aggiungono di nuovi e basta.
Valori non (piu’) negoziabili
Ognuno ha i propri valori non negoziabili. I miei, su cui ho negoziato fin troppo e adesso non intendo piu’ farlo, sono questi:
– L’educazione e la coerenza. Una parolaccia scappa a tutti ma fingersi bravi e dediti al rispetto altrui in un contesto in cui conviene e in altri agire in modo opposto non e’ corretto ne’ giusto.
– Il rispetto. Se qualcuno ha gusti o idee diverse e le argomenta, le si possono criticare ma finche’ rientrano nell’alveo della normale convivenza fra le persone o sono posizioni improntate al bene comune, non si possono condannare solo perche’ non ci piacciono. Men che meno e’ giusto mettere in discussione le persone per cio’ che esprimono.
– La lealta’. Conoscere un punto debole degli altri e usarlo, volontariamente o meno, in senso negativo e’ inaccettabile. Analogamente lo e’ agire alle spalle per i propri fini. Sincerita’ e trasparenza degli obiettivi individuali e comuni sono valori troppo spesso sottovalutati.
L’amicizia, il lavoro, la collaborazione, tutto per me si basa su questi valori. Se vengono meno sto male ed i rapporti sono destinati a incrinarsi o a portare sofferenza.
Saro’ anche un egoista destinato alla solitudine ma ho visto che “capire” o “ingoiare” spesso e’ inutile perche’ permette agli altri di pensare di poter continuare a fare cio’ che vogliono. Quindi da oggi questi tornano a essere i miei valori non negoziabili. Avere a che fare con me non e’ un obbligo e anzi forse per alcuni e’ un peso, quindi non sentitevi costretti. Questo sono io.
Sei anni fa
Sei anni e un giorno fa scrivevo questo post.
Sei anni senza sdoppiamento, tanti passi avanti nella mia vita e forse qualche passo indietro. Persone citate in quel post, quante. Quante sono andate? Quante non ho saputo trattenere? Quante erano, sono o saranno di passaggio?
In fondo piu’ cresci piu’ la strada e’ costellata di nomi e ti illudi, vuoi illuderti, che resteranno tutti anche se non sempre sarai all’altezza di tenerli a te, o forse ti illudi che basti la tua volonta’ per tenerli legati per sempre.
Per fortuna riesco ancora a guardarmi attorno e ricordare la differenza fra 18 anni di vista sdoppiata e oggi. Questo e rileggere quei giorni mi da’ forza, come me ne da’ guardarmi attorno e vedere chi c’era allora e chi c’e’ oggi, chi e’ tornato, chi e’ rimasto e anche chi torna o tornera’. Mai smettere di sperare, mai dire “addio”.
Sei anni di grandi emozioni e non tutte belle. Morti, malattie, paure, dolore. Ma anche immensi legami, immense sfide con gli altri e con i miei limiti. Quante perse, quante vinte?
Sei anni che non ci sarebbero stati senza le sante mani della dottoressa Antonella Franch che ringraziero’ per sempre. Sei anni che hanno tanti altri nomi, parole, ricordi, pensieri.
L’ultima volta che mi ha visitato ha capito pure lei che qualcosa non andava e non certo negli occhi.
Ma non parliamo di me solo in accezione positiva. Io sbaglio, eccome. Chissa’ quanti dolori ho seminato in questi anni in cui non solo la mia iride ma la mia anima e’ stata rivoltata. A mia difesa, l’aver agito sempre per il bene degli altri, almeno nelle mie intenzioni. Come mi manca don Danilo con cui fare il punto di me e verificare il cammino! :(
Sei anni per cui devo dire grazie. A un medico, a chi c’era, a chi e’ rimasto e anche a chi spero tornera’.
Sei anni in cui chiedere perdono a chi ho ferito. Non con cattiveria o malafede, pero’.
Grazie a chi in questi sei anni mi ha accompagnato, mi ha sopportato, forse mi ha perdonato o mi perdonera’, a chi c’era e c’e’, a chi e’ andato e tornato, a chi forse tornera’.
Io continuo a camminare e mi sforzo, perche’ costa fatica, di scegliere il bene, di condividere il bene che ho ricevuto e donarne un po’ agli altri. E’ l’unica cosa buona che so fare. La piu’ difficile (e’ facile cadere in se’ stessi e Dio sa se non mi capita)
E se questo e’ uno dei miei pallosi post e’ perche’… questo sono io, e non sono affatto perfetto, pero’ tutto sommato oggi mi guardo allo specchio e mi riconosco nella persona che vedo riflessa, senza sdoppiamento, con i suoi pregi e i suoi difetti, cambiata, cresciuta, da ogni evento vissuto anche in questi sei anni.
Elezioni
Non votero’ l’UDC: non voglio essere governato da chi candida persone con idee cattoliche integraliste e che, con una percentuale di voti piu’ bassa degli altri, vorrebbe essere determinante.
Non votero’ il PDL: nel ’94 il dinamismo di Berlusconi rispetto alla vecchia politica era una speranza. Nel tempo si e’ visto cosa gli interessava davvero.
Non votero’ la Lega Nord (e sono veneto): l’Italia e’ una e non e’ attaccando il sud o gli stranieri che si risolvono i problemi. Aggiungo che strada facendo si son un po’ persi anche loro. Meglio cosi’.
Non votero’ FLI: bene ha fatto Fini a non accettare a vita la politica di Berlusconi, ma e’ pur sempre co-firmatario di leggi come la Fini-Giovanardi e la Bossi-Fini che sono antitetiche al mio modo di concepire lo Stato e la politica.
Non votero’ Monti. Il suo governo tecnico ha fatto pagare la crisi a dipendenti e pensionati, si vanta di aver salvato l’Italia dal crack (sara’ vero? Ho i miei dubbi…) e intanto ha alzato l’eta’ pensionabile (riducendo quindi le assunzioni di giovani, e’ logico a pensarci: se uno deve lavorare piu’ a lungo lascia piu’ tardi il posto ad altri), ha creato la tragedia degli esodati, ha tolto diritti ai lavoratori e potrei andare avanti…
Non votero’ Rivoluzione Civile perche’ penso che Ingroia sia un buon magistrato e che avrebbe dovuto continuare a fare quello, non mettersi a capo di una formazione che secondo me otterra’ solo di togliere voti a PD e SEL a tutto vantaggio del PDL.
Non votero’ il PD perche’ e’ un partito troppo di centro e troppo poco di sinistra e ha sostenuto il governo Monti.
Non votero’ il Partito Comunista dei Lavoratori. Secondo me avranno troppi pochi voti per contare. Se sbaglio, meglio per loro e per il paese, perche’ qualcuno che pensa ai lavoratori, e non solo per toglier loro diritti e soldi, male non fa.
Non votero’ nemmeno i radicali. Mi piacciono molte loro idee e in passato li ho votati, ma questa volta piu’ delle altre vale il discorso sulle percentuali che possono raggiungere, oltre a quanto sto per dire.
Potrei votare il SEL di Vendola. Non sono comunista ma ho piu’ idee in comune con lui che con gli altri. Se i candidati fossero solo questi voterei lui di sicuro e non meniamola che parla sempre di matrimoni gay. Premesso che uno Stato civile deve garantire eguali diritti alle famiglie di qualsiasi, e’ ovvio che il fine era allontanare il PD da Casini. Fine piu’ che giusto, direi. Almeno con Vendola il PD e’ un po’ piu’ di centro-sinistra.
E chi voto, allora?
Naturalmente il Movimento Cinque Stelle, cioe’ per i piu’ superficiali “Grillo”, che pero’ ne e’ solo portavoce.
E si badi: non e’ un voto di protesta. Ho visto come lavorano nelle amministrazioni locali, ho visto il codice etico che seguono, la ricerca assidua di trasparenza. Non sono d’accordo con tutto il loro programma ma voglio piu’ parlamentari del M5S possibili proprio perche’ contribuiscano a cambiare le dinamiche della politica.
Alcuni si perderanno? Forse, ma vale la pena correre il rischio.
Mangeranno voti al PD rendendolo meno autosufficiente? Meglio cosi’. In effetti io auspico un PD che deve chiedere aiuto al M5S o alle forze di sinistra (sperando superino la soglia di sbarramento) piuttosto che un PD autosufficiente o alleato con Monti.
Andra’ cosi’? Chi puo’ dirlo, ma il mio pensiero e’ questo:
piu’ esponenti del M5S in parlamento entrano, meglio e’!
La grande, grossa palla
“Mi serve per la scuola”.
Da sempre gli studenti hanno usato la scusa “mi serve per la scuola” come giustificazione per acquisti e capricci, dal set di righelli e squadrette al diario di marca, alla calcolatrice programmabile fino al PC.
La nuova frontiera sono i social network, che a leggere gli studenti di oggi sarebbero uno strumento indispensabile, sia per la didattica sia per l’appartenenza alla rete sociale della classe. E guai a non averli, del resto la risposta del bimbo-preadolescente-adolescenteribelle a genitori e conoscenti contrari o perplessi e’ sempre stata, nei decenni, “ma lo hanno tutti i miei compagni”, “ma serve davvero”, “senza non avro’ mai amici”.
Palla.
Grande e grossa palla nera gigante da demolizioni che si e’ manifestata nella sua maestosa sfericita’ in questi ultimi mesi grazie a due eventi.
Primo: su Twitter (tutt’altra cosa dai social network cui aspirano i ragazzini) un argomento giocoso ha fatto emergere che la presunta necessita’ di stare “nel gruppo della classe per avere i compiti se manco da scuola” e’ una cavolata dato che spesso e volentieri i compagni non sono cosi’ propensi ad aiutarsi. Del resto e’ logico: puo’ un sistema che nella realta’ e’ basato su cerchie e gruppetti appiattirsi e porre tutti allo stesso livello nel cyberspazio?
Sarebbe bello ma non succede sempre, anzi online c’e’ pure il “cyber bullismo” che puo’ avere conseguenze drammatiche sulle vittime visto che supera i confini della classe e della scuola.
I ragazzini che vogliono essere nei social network per sentirsi “parte del gruppo” rischiano quindi di avere una amara sorpresa. Dopo aver rinunciato alla privacy del nome e cognome e della scuola frequentata (dati che un minore non dovrebbe mai dare, non lo dico io ma il garante della privacy e la polizia), potrebbero accorgersi che non basta, e allora appiattirsi sulle abitudini del gruppo “taggando” foto, mettendo le proprie, facendo girare quelle altrui allegramente ignari delle leggi in merito e pure dei pericoli nelle loro azioni.
Secondo: il governo attuale, spinto dalla necessita’ di risparmiare, ha ben pensato di imporre l’iscrizione alle scuole elementari e medie solo via Internet. Nessun problema, tanto come dicono i ragazzi “qui il PC lo hanno tutti” e “qui sono tutti sui social network”. A sentir loro l’Italia e’ un paese altamente informatizzato. Tutti bravi col PC e tutti collegati a Internet.
La gente che non arriva a fine mese e men che meno puo’ pagare la connessione o che non sa usare il PC non esiste nel mondo perfetto dei ragazzi che vogliono entrare nei social network e a quanto pare nemmeno in quello di chi ha avuto la pensata dell’iscrizione telematica. E cosi’ eserciti di genitori con pochi soldi, incapaci di usare un PC o che lo hanno ma non usano Internet, assediano conoscenti connessi e le segreterie delle scuole per farsi fare l’iscrizione. Ce la faranno, dovranno farcela entro il 28 febbraio.
Il dubbio e’ cosa sara’ dei loro figli. Come riusciranno a studiare, magari pure con profitto, essendo privi di questa indispensabile risorsa didattica e sociale?
Chissa’, magari scopriranno che la didattica si fa a scuola e i rapporti in classe non devono dipendere da quanti compromessi una persona e’ disposta a fare per stare “nel gruppo”.
Speriamo. Intanto io scappo, perche’ la palla e’ diventata grossa e mi sta rotolando addosso, spinta da tutti quelli che a causa di questo post forse si sentiranno dire un giusto “no” dai genitori.
Cinque anni oggi
La mente saltella e crea collegamenti lampo.
La mia nonna e’ morta la sera di 5 anni fa, anche se sembrano di piu’ perche’ da quando non era in casa (dal giorno prima dell’elezione di Benedetto XVI) e soprattutto da quando la sua mente era andata via via perdendosi, la avvertivo lontana anche andandola a trovare.
Oggi fra l’altro il ghiaccio post-neve e la mia tendinite ancora non del tutto guarita mi han fatto preferire evitare il rischio di andare alla Messa di don Armando in cimitero, e fra l’altro cosi’ ho risparmiato a mia madre di stare in ansia.
Comunque dicevo che la mente saltella.
Cinque anni fa era il 2008. Che altro e’ successo nel 2008? Ho conosciuto Giusto, ho ricominciato a collaborare con don Armando (mi ha cercato e voluto lui!) dopo che aveva lasciato la parrocchia nel 2005…
E a settembre Manuel s’e’ sposato. L’anno dopo e’ nata Sara, la sua bimba che quindi quest’anno a settembre fara’ 4 anni.
Ed ecco il collegamento lampo, a un giorno di una calda e luminosa primavera del 1975. Nella mia strada, verso casa, mia nonna mi tiene per mano e torniamo dalle spese. Si ferma non ricordo perche’ o con chi, io sono impaziente e lei mi dice “stai buono che fra poco avrai quattro anni”. Mi e’ rimasto impresso, non so nemmeno perche’ ma so che sono quei momenti, significativi o no, che si fissano nella mente e costituiscono pezzi del puzzle della nostra vita.
Grazie nonna per tanti di questi piccoli bei momenti di normalita’ in un’infanzia di interventi che hai contribuito a rendere serena. E grazie per quel pupazzo di neve nella vasca, il giorno che stavo male per non so quale malattia infettiva dell’infanzia. Pensare che tu la odiavi perche’ ti ricordava il freddo patito nella tua poverissima infanzia…
La notte fra l’11 e il 12 di un anno fa nevico’ e oggi pure. Me l’hai regalata tu? Se si’ grazie e scusa se ho saltato la Messa. Magari il post vale lo stesso… ma come ho detto questa volta non e’ stata pigrizia :) Lo so che non ci credi ma sto dicendo la veritaaaaaaaaa’ sta voltaaaaaaa… :)
TVB
Un volo sull’acqua mossa dal vento
Il soggetto descrive l’immagine che fa da copertina a questa giornata: l’acqua mossa dal vento alle Fondamente Nuove a Venezia, il vaporetto (bello freddo) mi porta all’ospedale per il controllo dalla dottoressa Franch che ora riceve li (ma, scoop del giorno, fra poco ricevera’ anche a Mestre per chi non e’ a Venezia).
Viaggio bello e piacevole con l’amico Firmo che mi aiuta a non perdermi fra le calli: autobus, vaporetto, un bel po’ di strada a piedi controvento sulle Fondamente Nuove (diciamo la galleria del vento di Venezia!), infernale macchinetta per pagare la visita (con timeout criminale che se non sei veloce a metter la prima banconota devi rifar tutto) e… via!
Rivedersi come si saluta un amico che non si vede da tempo, da parte mia e cosa piu’ eccezionale da parte sua!
Inizia memorizza al PC la mia storia clinica (nel vecchio studio non ne aveva modo), anche con l’orgoglio di raccontare al medico sua assistente dell’operazione con cui mi ha tolto lo sdoppiamento. Poi con lo stesso tono con cui io qui parlo di un nuovo software mi dice che rispetto al vecchio studio ha cose nuove bellissime e mi misura la pressione con un affare che se ne frega del mio nistagno, fa 5 misurazioni di fila senza manco toccare l’occhio e in effetti piu’ che uno strumento medico del 2013 sembra un manufatto degli Asgard (quelli di Stargate). In effetti potrebbe essere aliena, ma no e’ un medico bravo, terrestre e sceglie tutte le cose piu’ all’avanguardia.
Poi via di pachimetria (a proposito di tecnologie che ha a disposizione), scoprendo cio’ che sospettava ossia che la mia pressione oculare reale e’ un briciolo piu’ bassa di quella che appare dalle misurazioni. Averlo saputo vent’anni fa, chissa’…
Esame del resto dell’occhio, guarda il campo visivo. Perfetto per un “ragazzo” (ringrazio del termine) con le mie patologie oculari.
A volte mi chiedo se mi sottovaluto io o gli altri sopravvalutano i miei problemi ma sospetto piu’ la prima, visti i complimenti che spesso ricevo per cio’ che faccio con questo mio unico occhio appena funzionante e cosi’ pieno di patologie.
Non finisce qui, perche’ le ho portato un regalo: una penna USB con foto e altre cose che ho imparato a fare dopo il suo intervento. Piccola, metallica, elegante, 32gb, ha fatto una faccia e mi ha detto “tu sei pazzo”. Si’.
La penna contiene un piccolo file Word con una cosa che le propongo per Il Gomitolo. Accetta con entusiasmo. WOW! Saro’ piu’ preciso quando la pubblicheremo :)
Arriva la parte toccante ma qui e’ difficile da raccontare, diciamo che cade il discorso su come sto, sul periodo che vivo e che mi ha portato ad assumere diversi farmaci. Il modo in cui s’e’ interessata e preoccupata di cosa mi stesse succedendo e per quali ragioni, anche se esulava dal suo ambito, e’ qualcosa che va oltre l’immaginabile ed e’ stato commovente. Anche qui, forse mi sottovaluto e se ricevo quest’attenzione da un medico dovrei pretenderla dagli amici, tutti.
Finale con regalino di caramella (avro’ detto grazie o ero del tutto andato?) e lei che esce per conoscere e ringraziare Firmo (che e’ come lei, persona affabile e gentile oltre ogni limite), gli dice quanto mi stima e ammira e lui le dice che per lui e in parrocchia e’ lo stesso. E io che mi ingrosso :)
Poi vedere lui commosso e felice per l’esito della visita e’ l’ultimo tocco. Il resto e’ chiamare casa per dare tutte insieme le belle notizie e poi tornare e pianificare che laboratori faremo per il GREST quest’anno, insieme…
…Grazie! Alla dottoressa e a Firmo, non solo per la visita, non solo per avermi accompagnato ma per le riflessioni che ha portato questa giornata…
Tutti i nodi vengono al pettine
Non si puo’ far finta di niente troppo a lungo, non ci si puo’ prendere in giro illudendosi che un tvb sani le ferite o che per riparare a un brutto gesto basti dire mi dispiace. Non si puo’ da nessuna delle parti perche’ poi restano e crescono rancori, che portano a un continuo attacco, a una continua provocazione e pure all’insofferenza reciproca verso atteggiamenti e caratteristiche degli amici che prima si tolleravano meglio.
Il perdono e’ prezioso, ma deve portare a gesti concreti non a dirsi solo un tvb, altrimenti le ferite restano e prima o poi i nodi vengono al pettine. Cito Jovanotti: “si accumula stress che poi esplode in un improvviso cambio di scena“.
Bene, e’ esploso, con l’ennesimo atto contro. E’ stato tuo, poteva essere mio, e’ comunque esploso. E ora restano i cocci. Mi dispiace e tanto, ma e’ una lezione di vita. Se cade un piatto non basta reicollarlo, bisogna cercare di capire perche’ lo si e’ fatto cadere e se era davvero cosi’ poco importante da meritare d’essere buttato a terra o lasciato cadere, facciamocene una ragione.
Mi dispiace, ma mi dispiace ancora di piu’ essere attaccato continuamente e in questo 2013 ho deciso, forse egoisticamente ma pazienza, di avere un po’ piu’ cura di me perche’ ho avuto certi segnali che m’han fatto capire che devo.
Non pretendo di avere ragione in tutte le cose che faccio e dico, anzi probabilmente ne sbaglio moltissime. Tuttavia se ogni volta che mi parli cerchi un pretesto per darmi contro, un problema c’e’ e se non accetti di cercare di capirlo, sanarlo e risolverlo, non lo posso fare da solo, ne’ voglio piu’ ingoiare le altrui ingiustizie pur di tenermi le persone, non piu’. Questo gioco con me non funziona piu’.
Questo post e’ pubblico perche’ io credo in quello che dico e non ho bisogno di nascondere il mio blog (magari per parlare alle spalle o per una forma di vendetta) e perche’ penso che magari l’alrui commento, se costruttivo, possa aiutarmi a crescere (si anche se sono un vecchio: non si finisce mai).
Non scrivo per dire “ho ragione, e’ cosi'”. Sto esprimendo solo e soltanto il mio pensiero che potra’ essere sbagliatissimo ma al momento e’ questo.
Una goccia sul cuore
…e quando alcune cose proprio non vanno, arriva una mail, direi un dono dal cielo, e vedi che un tuo gesto passato e quasi accantonato dalla memoria s’e’ trasformato in vestiti e scarpe per bimbi e persone di un mondo lontano, poveri oltre cio’ che qui immaginiamo povero, ma almeno forse ora un po’ meno soli.
Ed e’ una goccia che scalda davvero il cuore e scioglie un po’ quella tristezza data dai tanti egoismi in cui ognuno di noi abitanti di questa nostra opulenta societa’ tende a cadere…
Affresco di gennaio
Il rombo di un aereo che scende;
l’acqua per strada spostata dalle auto;
odore di pioggia e gocce di neve dissolta;
grigio, il verde degli alberi;
voci di gioia in uscita da scuola;
piccola vita ormai autonoma rientra a casa.
Mette serenita’ fermarsi a pensare da fuori
a un giorno normale, un equilibrio
di anime, vite, cose.
Affresco di natura, società, tecnologia.
Dall’esterno sereno.
Mess
Due giornate importanti (andate bene, grazie al Cielo e a chi ci e’ stato vicino) e un’influenza con febbre a 39.7 e oltre per un giorno e mezzo hanno lasciato il segno.
Potrei e dovrei essere felice e per certe cose lo sono, ma troppe altre sono complicate e sto perdendo la serenita’, con esiti non proprio positivi. Bisognera’ fare qualcosa…