Quante cose avrei voluto scrivere e oggi era il giorno per farlo, il “simbolo”.
E’ passato un mese, un mese da quel martedi’ di rabbia quando tutti i nostri dubbi hanno trovato risposta. Nessun dramma, nessuna tragedia. E nessun caro amico. Era scomparso, non sapevamo chi potesse essere e se ci aveva presi in giro per tre anni, oltre a fingere in quei tre mesi d’inferno.
Mi sono chiesto spesso cosa pensano le persone che ho attorno della mia scelta di perdonare. Perdonare sinceramente, non solo dire “ti perdono, ciao” ma passare attraverso l’odio piu’ forte per poi capire, e accettare quanto e’ successo. Non soffocarlo come tanti a volte vorrebbero: “ti ho chiesto scusa, non parliamone piu'” ma viverlo!
Si’ perche’ il perdono vero arriva dopo aver affrontato tutto l’arco delle emozioni, almeno per quanto mi riguarda. E io questa persona l’ho perdonata veramente e oggi le voglio un gran bene, ricambiato, so che la incontrero’ presto e l’ho gia’ coinvolta in alcuni progetti fra cui La Nuvoletta perche’ so che puo’ dare tanto.
Eppure cio’ che ha fatto e’ stato brutto e cio’ che ha fatto da novembre anche orribile e ingiusto. Ci penso, a volte mi esce dall’anima prepotente un “ma perche’ non l’ha detto almeno a me!”. Perdonare non vuol dire dimenticare tutto o soffocare i pensieri. Perche’ ho sofferto e ho avuto paura per quella persona e le emozioni non si possono spegnere.
Pero’ so anche che non mi ha preso in giro per tre anni, che i pensieri erano i suoi, che ha sempre agito a fin di bene e quando ha sbagliato l’ha fatto perche’ si e’ trovata prigioniera di una situazione da cui non riusciva a uscire. Io cosa avrei fatto? Io ho mai mentito? Azioni come la sua forse non ne ho fatte, forse faccio di peggio quando mi arrabbio anche senza bugie. Chi sono per giudicare e condannare una persona che mi vuole bene, ha dato tanto, ha sofferto tanto e ha sbagliato quando si e’ trovata in una situazione difficile da affrontare, di cui porta come una croce la responsabilita’ e per la quale ora sta cercando un aiuto concreto?
Certo, forse mi sono tuffato a pesce in questa evoluzione del nostro rapporto di amicizia perche’ ero legatissimo all’immagine che conservavo e ritrovare le sue frasi, parole ed espressioni mi permette di non rinunciare a una persona cosi’ importante per me. Poi chi puo’ dirlo, potrei sbagliare ancora o potrei dare affetto a chi non ne merita come c’e’ chi mi fa osservare cercando di restare asettico (e non avendole mai parlato). Non sono daccordo, io le credo. E se pure sbagliassi non mi importerebbe. Preferisco soffrire ancora ma non gettare la possibilita’ di conservare un rapporto d’amicizia con una persona che reputo preziosa.
Io accetto il rischio di sbagliare ed eventualmente di soffrire ancora. Sono convinto di non sbagliare ma se cosi’ fosse vale la pena tentare comunque. Se sbaglio ne paghero’ le conseguenze. Io. Non voglio pero’ che altri soffrano per questo o per nascondere i propri sentimenti, che perdonino senza avere davvero il perdono nel cuore. Che “dimentichino”. Ognuno deve affrontare questa esperienza, che resta traumatica, come puo’ e vuole. Perche’ dietro questi tre mesi c’e’ stata tanta sofferenza che non si puo’ nascondere ma va vissuta, capita e superata.
Ma c’e’ dell’altro.
Oggi, proprio oggi, ho avuto la riprova del fatto che io non ho a che fare con una brutta persona, che le brutte persone sono ben altre.
Frequento, ben lo sa chi mi legge, una parrocchia. Ci vado da tre anni e ora sto assistendo alla transizione da un parroco che ha lavorato li per tre anni e ha diretto la parrocchia col suo stile in modo incisivo e facendo cose che pochi altri avrebbero saputo fare, ad un altro i cui orientamenti sono diversi, nettamente piu’ spirituali e legati al Culto. Bene, ognuno ha le sue idee ed e’ giusto che porti avanti la parrocchia secondo esse, soprattutto quando si riesce a trovare una soluzione per non far venir meno tutta l’opera del predecessore.
Cio’ che trovo orripilante pero’ e’ sentire collaboratori, laici, che hanno lavorato trentanni con uno, hanno creato cose e visto esaudite le proprie aspirazioni, pronti a parlarne male alle spalle.
MA COME TI PERMETTI?!
“se la prende con tutti” “e’ molto litigioso” “adesso dal suo nuovo foglio non fa che criticare” “fa cose che non si fanno” “ha un carattere suo”. E poi, colmo dei colmi “ma io collaboro anche con lui perche’…”. Detto sottovoce in redazione. Chissa ‘se lo direbbe in faccia anche all’interessato. Vorrei farlo io, prendere il telefono chiamare don Armando e dirgli che razza di gente ha attorno. Ma gli farei solo del male come tanti gliene han fatto. E poi in fondo forse lo sa gia’.
E allora di fronte a gente che agisce in questo modo, per giunta all’ombra del campanile della Casa di Dio, gente che mi ha disilluso sulla purezza di intenti che si vive all’interno delle parrocchie, come posso avercela con una persona dolce che ha sbagliato ma ha sempre dato e fatto del bene a me e a tutte le persone a cui tengo? Il male sta altrove, a Viadana c’e’ solo una ragazza un po’ triste con dei parenti un po’ ciechi.
tvb