E’ passato un secolo dal mio ultimo post. Immuni e’ arrivata. E’ finito un lockdown. E’ iniziata un’estate folle. E’ arrivato l’autunno. Il virus e’ tornato a far paura. E’ tornato un semi lockdown ma adesso ogni regione fa per se’ ed e’ un bel casino. Comunque per rispetto ai lettori ecco le risposte alle 15 domande su Immuni che mi ponevo ad aprile e che, a quanto so, si poneva pure il garante privacy.
- L’app e’ open source, ma non lo e’ la GAEN API ovvero Apple/Google Exposure Notification, cioe’ il framework di contact tracing creato da Apple e Google per far funzionare questo tipo di APP su iOS e Android.
- E’ possibile conoscere tutti i dettagli dei protocolli di comunicazione utilizzati. Tutte le informazioni si trovano nel repository di Immuni su gitbub. La questione degli IP e’ stata sollevata anche dal garante, lo scorso giugno, al momento di dare il via libera all’esercizio dell’app.
- Il tutto a oggi e’ gestito dallo Stato e il sistema in teoria carica solo le chiavi temporanee (resta la questione IP a cui, a oggi, non e’ stata data risposta al garante).
- Spetta all’ASL indicare che un individuo e’ positivo, caricando le sue chiavi con un codice fornito dal paziente stesso. Fino al 18 ottobre spesso gli operatori non sapevano come fare. In Veneto fino a quella data non ha proprio funzionato.
- Con l’architettura decentralizzata il traffico dovrebbe essere limitato a poche centinaia di kbyte.
- Con l’architettura decentralizzata i dati conservati occupano pochissimo spazio.
- Ufficialmente il consumo di batteria della tecnologia Bluetooth Low Energy e’ minimo, ma piu’ di un utilizzatore lamenta un calo non irrilevante della batteria, forse perche’ non recente o per qualche incompatibilita’.
- L’uso dell’app non dovrebbe causare interferenze con auricolari, smartwatch, ecc, ma alcuni nelle recensioni sul Play Store le hanno lamentate.
- A quanto so l’app non avvisa dei possibili problemi di sicurezza dati dall’attivazione del Bluetooth con versioni non patchate di Android 8 e 9 vulnerabili quindi al bug “bluefrag”. Comunque il protocollo GAEN dovrebbe aver modificato e anonimizzato i MAC address trasmessi.
- Ufficialmente tutto cio’ che concerne l’uso di Immuni e’ volontario, anche l’agire a seguito di una notifica. Tuttavia persone competenti in ambito giuridico hanno da subito espresso dubbi sulla liberta’ decisionale del cittadino in merito. Da notare poi che a seguito di notifica diverrebbe sbagliato firmare un’autocertificazione in cui si dichiara di non essere stati vicini a positivi.
- Visto come funziona il sistema scelto per Immuni, tutti le chiavi raccolte e usate per le verifiche con quelle dei positivi sono solo sul terminale dell’utente e non possono essere trasferite altrove. Le notifiche arrivano solo sul dispositivo, quindi in caso di smarrimento/furto/guasto non si ricevono e basta.
Questo pero’ vuole anche dire che non e’ possibile, in caso di reset del telefono o sua sostituzione, conservare o trasferire su altro dispositivo le chiavi dei contatti degli ultimi 14 giorni. - I criteri per la rilevazione (ipotetica!) del contatto con un positivo sono la distanza a meno di 2 metri per 15 minuti o piu’. La distanza e’ calcolata con l’attenuazione del segnale Bluetooth. In teoria contattando il medico o l’ASL si puo’ spiegare cosa si e’ fatto il giorno del presunto contatto ma a oggi non c’e’ un protocollo chiaro. Resta che avvisando il medico o l’ASL viene contattata l’ATS locale (Agenzia Tutela Salute) che dispone la quarantena. Ci sono stati casi di operatori che hanno ritenuto non necessario l’isolamento in determinate circostanze ma sono frutto di testimonianze di singoli cittadini e non di un protocollo chiaro.
- A oggi, avvisando il medico della notifica questi contatta l’ATS locale (Agenzia Tutela Salute) che dispone la quarantena. Solo la regione Marche ha dichiarato di garantire un tampone dopo ogni notifica dell’app.
- Finora lo staff di Immuni non ha fornito informazioni sul rapporto notifiche/falsi positivi. C’e’ uno studio internazionale sull’efficacia del sistema sui tram che prende in esame varie app create sulla base del framework Apple e Google fra cui Immuni. Diciamo che i risultati non sono confortanti…
- Per limiti del GDPR solo chi ha dai 14 anni in su’ puo’ installare l’app quindi molti problemi in questo senso si risolvono.
E adesso un commento personale.
Io non uso Immuni principalmente per due ragioni: l’assenza di dati certi sulla sua affidabilita’ e su cosa avviene dopo la notifica. Per qualche giorno c’e’ stato il dubbio che il figlio di un mio contatto stretto fosse positivo e ho avuto un sacco di sintomi psicosomatici. Figuriamoci come starei se mi lasciassero 14gg con la paura di avere il virus perche’ un’app, bonta’ sua, ha calcolato che l’attenuazione del Bluetooth di un dispositivo vicino era X e non Y… ma scherziamo??? Voglio qualche garanzia, o sull’affidabilita’ del sistema o di ricevere un tampone di verifica post notifica! Tanto mica arriva in tempo reale ma di solito dopo 4, 5 o ben piu’ giorni. Se fanno cosi’ all’estero lo possono fare anche in Italia.
Quando racconto che non uso Immuni c’e’ chi mi accusa di mettere in pericolo chi mi sta attorno. Beh, accadrebbe anche se usassi l’app: non puo’ registrare ogni occasione di contagio e quelle che registra non le notifica certo in tempo reale.
Io vivo gia’ pensando di essere positivo. Lo penso da febbraio e penso che qua lo siamo stati tutti. Uso la mascherina (che fatica, soprattutto con gli occhiali!), mantengo le distanze, igienizzo le mani ed evito contatti con amici anziani. Tutte cose che continuerei a fare anche se avessi Immuni.
Date qualche garanzia e la usero’.
Con questo post non voglio condizionare nessuno a usarla o non usarla. In altri ambiti resto neutrale proprio per evitarlo. Nel mio blogghino, pero’, dico quel che penso, altrimenti a cosa servirebbe averlo?
Altri hanno espresso critiche e osservazioni che riporto: