Migranti

Quando ero poco piu’ che un bambino confidai a mia madre, che si commosse, che se avessi vinto la lotteria avrei usato i soldi per far liberare un bimbo che all’epoca era in mano da mesi all’anonima sequestri (si’, negli anni 70 e 80 in Italia succedevano queste cose).

Era un pensiero che proveniva dal cuore, che non rinnego a distanza di decenni. Perche’ il cuore e la testa viaggiano separati. Quando vedo le foto delle persone nelle carceri libiche, sui gommoni, in mare o sulle navi che li soccorrono, li abbraccerei tutti. Avessi avuto un altro fisico, forse avrei fatto il volontario su quelle navi. Quando chi vive la politica a slogan scrive “accoglieteli a casa vostra” io penso “magari!”. Potessi (che a malapena so occuparmi di me), certo che li accoglierei. Certo che accoglierei Maria, Giuseppe e il piccolo Gesu’, perche’ questo sono i profughi e io lo dico da ben prima del Papa.

Ma questo e’ il cuore. E il cuore ha ragione. Aveva ragione il mio cuore di ragazzino che avrebbe pagato il riscatto per quel bimbo prigioniero in Calabria e ha ragione il mio cuore di oggi che non solo accoglierebbe ma abbraccerebbe tutti.

Poi pero’ c’e’ il cervello. E il cervello si deve porre domande, perche’ se ci si ferma al cuore e si segue solo l’emotivita’ si risolve un problema oggi e ci si trova con dieci problemi domani. Me ne accorgo anche nella vita di tutti i giorni.
La tragica stagione dei sequestri in Italia e’ gradualmente diminuita, fino a terminare, quando sono state introdotte leggi che rendevano molto difficile alle famiglie dei rapiti il pagamento del riscatto. Immaginate lo strazio. Immaginate le polemiche. Ci fossero stati i social, chissa’ quanti “restiamo umani” avremmo visto indirizzare ai governanti…
Di fronte a un bambino strappato alla famiglia l’unica priorita’ dovrebbe essere liberarlo. Ma poi? Cosa succede poi? Se si dimostra che il business funziona, chi sara’ la prossima vittima?

Con i migranti si ripropone una situazione simile. Trafficanti senza cuore chiedono loro cifre da capogiro, promettono una traversata facile presentando “il canale di Sicilia” come un fiumiciattolo, quando e’ un mare spesso molto agitato. E li imbarcano su mezzi che a malapena galleggiano, certi che ci sara’ chi li soccorrera’.
E tu li vedi li’, rischiare la vita o annegare. Essere raccolti da navi che poi restano in balia della politica per settimane. E ti si spezza il cuore. E vorresti andarli a prendere e a quel paese la politica, le leggi e i politici. Ma e’ la soluzione? Ed era la soluzione pagare i riscatti per i sequestrati?

Oggi, 27 gennaio, si celebra la Giornata della memoria e c’e’ chi si spinge a fare paralleli fra la crisi dei migranti e il nazismo. Secondo me questo e’ un modo per svilire entrambe le tragedie! Ma quando hai 280 caratteri e tanta voglia di visibilita’ non puo’ che finire cosi’…

In effetti certi ragionamenti richiedono meno slogan e fretta ma piu’ spazio e tempo. Per esempio per riflettere su come siamo arrivati qui. Provo a verbalizzare il mio pensiero.

Siamo tutti un mucchio di egoisti. Non solo noi italiani, non solo noi europei, non solo noi occidentali. Tutti coloro che in questo pianeta hanno un tetto, hanno il bagno in casa, l’acqua corrente e il riscaldamento. Viviamo bene, meglio di miliardi di altri e spesso non ce ne rendiamo conto. Ho negli occhi una creatura raggomitolata in una foto di un carcere libico. Se un angelo per magia la portasse qui non si stupirebbe delle luci che controllo con la voce, bensi’ di poter aprire l’acqua e bere quando vuole e del caldo dei termosifoni. Noi abbiamo questo e miliardi di persone no. E siamo degli egoisti perche’ non lo capiamo e non dedichiamo almeno un po’ di energie a rendere migliore la vita per gli altri. Tanti lo fanno, ma con la fortuna che abbiamo avuto a nascere qui dovremmo farlo tutti.

Ma siamo anche stati raggirati da un insieme di leggi sbagliate volute dai potenti per interessi sbagliati. Prendiamo l’Italia. A suon di depenalizzazioni, oggi se commetti molti tipi di reato e vieni arrestato, ti rimettono quasi subito in liberta’, magari con un “foglio di via” che per tanti e’ carta straccia.
Cosi’, siccome in ogni popolazione ci sono le mele marce, nelle nostre citta’ la criminalita’ (che e’ spesso indigena, cioe’ italiana) ha assoldato tanti stranieri. Alcuni spacciano, altri mendicano, altri ancora rubano, ecc… e grazie a leggi sbagliate, vengono fermati e il giorno dopo oppure gia’ poche ore dopo sono di nuovo in giro. Cosi’ cresce l’insicurezza, cosi’ la gente ha paura di andare in giro, cosi’ aumentano l’insofferenza e l’intolleranza e non importa se i numeri dicono che…. La gente vede quel che succede per strada, si spaventa e i politici per la propria ricerca di potere e consenso amplificano questi timori. Invece di dire “cambiamo le leggi e se spacci vai in prigione” dicono “e’ colpa degli stranieri!”. Non ci fossero stranieri lo farebbero gli italiani, ma e’ un dettaglio.

Dovremmo ripensare il mondo. Dovremmo smettere di sfruttare l’Africa. Dovremmo pagare il giusto le materie prime con cui costruiamo i dispositivi elettronici. Dovremmo smettere di interferire e riempire di soldi e armi questo o quel dittatore. Recentemente un politico si e’ rammaricato, come altri prima di lui, che anni fa sia stato fatto cadere un dittatore crudele e sanguinario. Perche’? Perche’ se ne lamenta? Perche’ cio’ ha reso instabile il paese da cui avvengono molte partenze di migranti. C’e’ da restare allibiti ma sono discorsi che si sentono troppo spesso. Come troppo spesso vengono prese decisioni allucinanti. Paesi che chiudono le frontiere e se capita sconfinano a caccia di persone, governi di ogni colore che fanno accordi per fermare i migranti e buttarli nel deserto o in centri di detenzione dove tortura e stupri sono la quotidianita’, muri, discriminazioni, menefreghismo.

Sbagliamo tutti, non si salva nessuno. Viviamo in un mondo egoista e iniquo che andrebbe rifondato da capo. Pero’ non basta una singola azione dettata dall’emotivita’. Tutto va ripensato, altrimenti salvare una persona oggi equivarra’ a un’altra vittima domani.

E quindi in conclusione, Gabriele, sei per accoglierli o stai con Salvini, brutto schifoso grillino alleato con i leghisti?
Questo mi stara’ domandando chi ha seguito il link di questo post su Twitter e tratta il tema a suon di hashtag, da “salvini non mollare” a “restiamo umani”, condendolo di insulti e polemiche.

E lo ripeto. Il mio cuore vorrebbe andarli a prendere tutti, e di strada mandare a quel paese Salvini (che si impegna per farsi detestare). Il mio cuore vorrebbe pure andare indietro nel tempo a pagare il riscatto e risparmiare mesi di prigionia a quel bimbo segregato in Aspromonte.
Ma il mio cervello ha dei dubbi.

Arrivato a questo punto della riflessione non posso che concludere che continuano a prenderci in giro. Anzi tutti noi, pro sbarchi e pro linea dura, ci stiamo prendendo in giro. Perche’ nessuna delle due strade e’ risolutiva. La soluzione e’ cambiare il mondo. Ma come disse non so che consigliere quando venne sollevata la questione delle armi vendute dall’Italia a paesi che le usano per stragi, “ci sono contratti”, “perderemmo soldi”, “perderemmo posti di lavoro”.

E allora, bambina incatenata che mi sei rimasta negli occhi, umidi mentre scrivo, perdonaci. Perche’ siamo nati dalla parte fortunata del mondo e mentre tu piangi e tremi per la paura di altra violenza, noi giochiamo sui social a chiederci se e’ meglio fermare il business dei trafficanti o accogliere chi scappa dalla guerra (fatta con le armi che vendiamo noi) o dalla fame (colpa anch’essa nostra in buona parte) e paga migliaia di euro per essere mandato ad affogare su una bagnarola.

Dobbiamo cambiare questo mondo. Dobbiamo cambiare le leggi nei paesi. Tutti i paesi dovrebbero accogliere ma anche e soprattutto dare un futuro a chi vive in ogni regione del mondo. Dobbiamo accogliere qui offrendo prospettive ma anche punendo severamente chi delinque. Dobbiamo evitare ogni forma di business sul dolore, da qualsiasi parte venga. Dobbiamo renderci credibili. E oggi nessuno piu’ lo e’.

Se non facciamo questo, nessuna scelta risolvera’ il problema.

Detto questo, in me prevale il cuore. Sempre.

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