Volevo commentare questo articolo di Gente Veneta ma visto che il loro sito non me lo fa fare (sente odore di cattolico poco allineato mi sa :) lo faccio qui, andando un po’ oltre i 1000 caratteri consentiti dal sito.
Si parla del trasferimento dei sacerdoti da una parrocchia all’altra che sarebbe una “fonte di liberta’” secondo don Sandro Vigani. Ecco cosa ne penso io, nel rispetto comunque della sua opinione.
La Chiesa sceglie e si da’ una ragione: “e’ giusto cosi'” o “cio’ rappresenta al meglio la volonta’ di Dio”. Insomma, quella che sembra una perdita, una privazione e’ invece una possibilita’ sembrano voler dire molte prese di posizione dei credenti, laici e non, su diversi temi e questo non fa eccezione.
Dissento, con rispetto e dalla mia umile posizione di credente laico poco praticante.
L’amore gratuito? Si puo’ pretendere che una persona ami senza legarsi, che non abbia punti fermi nella vita se non Cristo?
Non credo si possa e infatti da quando i parroci non sono piu’ inamovibili, da quando cioe’ l’unica famiglia che gli era concessa (non da Dio ma dalla Chiesa Cattolica, e’ utile ricordarlo) non e’ piu’ una certezza nel tempo, le vocazioni sono crollate. Quanti vogliono questa vita? Pochi pare.
Ben piu’ preti, sempre cristiani ma non cattolici, ci sono dove il sacerdote puo’ avere una moglie o un marito, se e’ donna, e dei figli. Forse un padre o una madre di famiglia sanno amare meno Dio?
Il parroco inamovibile poteva certo creare problemi ma anche la soluzione attuale secondo me ne crea, lacerando la vita dei sacerdoti e delle parrocchie che vivono in costante stato di precarieta’ o alla merce’ delle necessita’ “organizzative” della Curia.
Libertà? Si’, di soffrire tutti, preti e fedeli.
sono d’accordo con te