Halloween si, Halloween no

Ieri la mia amica Maria Cristina, simpaticissima catechista di Carpenedo, ha inoltrato a tutti i suoi contatti un articolo tratto da “L’Avvenire” con le consuete critiche alla festa di Halloween che non rispetterebbe le tradizioni cristiane e anzi le soppianterebbe ecc.

Ricevendolo potevo trattenermi? No dico, voi che forse leggendomi un po’ mi conoscete, pensate che potessi trattenermi?
Certo che no! Ho risposto, inviando a lei e in copia a tutti i destinatari la riflessione che riporto:

Halloween ha origine nel nostro continente in epoca pre-cristiana. E’ stato il cattolicesimo a tentare di incorporare tale festa, come molte altre pagane, nel proprio calendario liturgico.

Oggi i media hanno importato l’Halloween nord americano facendone un evento consumistico. Brutto? Bello? E’ un’occasione per i bambini per stare insieme e fare festa. Nulla impedisce il giorno dopo di andare in cimitero. Del resto anche a Natale si unisce il Sacro col regalo materiale. Personalmente conosco pure un signore che la mattina di Natale porta i figli in cimitero a salutare i parenti.

Secondo me non ci si dovrebbe scandalizzare. Chi vuole lo festeggia, chi non vuole non lo festeggia.

Per chi vuole saperne di piu’ segnalo lo speciale Halloween del portale per bambini, ragazzi e genitori “La Girandola” che da’ spazio a siti storici, opinioni contrarie e opinioni a favore:
http://www.lagirandola.it/lg_primopiano.asp?idSpec=14

Ecco, e’ notizia di poco fa che a quanto pare il mio contributo e’ piaciuto (soprattutto a chi e’ stato accusato di diffondere volumetti sul tema) e sara’ fatto circolare.
Non so, secondo me l’ho fatta grossa e temo che la Maria Cristina non mi inviera’ piu’ certi articoli ;-)
(ciao se leggi, non prendertela ma sono uno spirito libero!)

A proposito del maestro unico e della riforma Gelmini

Finalmente si affronta il tema del maestro unico/prevalente rispetto alla soluzione adottata in Italia in questi anni.

Ora diro’ la mia in modo assolutamente schietto e diretto.
Capisco che ci siano tanti insegnanti e pochi bambini (soprattutto negli anni passati) e capisco anche che con la graduale scomparsa della figura del nonno (o la sua assenza nel caso degli immigrati) si sia reso necessario estendere l’orario delle lezioni e farlo coincidere con gli impegni delle famiglie, ma a sentire gli orari dei figli di amici o degli alunni del mio amico Tix mi pare assurdo che vengano imposte a bimbi dai sei anni in su’ ore e ore di impegno scolastico, a cui poi si aggiungono anche i compiti per casa.

Credo che negli anni si sia perso l’obiettivo della scuola ovvero dare una cultura interdisciplinare agli alunni, non creare posti di lavoro per tutte le persone che hanno fatto le magistrali o realizzare un luogo ove i bambini restino finche’ mamma e papa’ lavorano.

Oggi molti ragazzi criticano il ritorno a un tempo pieno opzionale e ad un maestro prevalente. Forse non sanno che i loro genitori alle elementari andavano a scuola dalle 8.30 alle 12.30 e alle medie dalle 8 alle 13, al limite con uno o due ritorni pomeridiani di un paio d’ore per materie aggiuntive.
Eppure le passate generazioni non sono piu’ ignoranti dell’attuale!
Forse i ragazzi di oggi non sanno che 25 anni fa i bambini dopo la scuola si incontravano, giocavano a calcio in cortile (che e’ diverso da praticare uno sport in squadra fra tornei regolamenti, orari fissi, ecc) imparavano ad andare da soli a casa degli amichetti del quartiere, si trovavano per fare 4 compiti e BASTA perche’ il resto del pomeriggio era dedicato al gioco (videogame compresi) e magari a momenti di puro ozio.
No, adesso sono tutti convinti che servano tre maestri per classe e che stare a scuola 6 o 7 ore al giorno significhi imparare di piu’.

A me fa molto piacere sapere che anche fra gli insegnanti c’e’ chi non ritiene necessariamente sbagliata la strada usata fino all’altro ieri, pur restando critico verso le forme e i modi della riforma Gelmini.

Gente che fa del bene e gente che fa del male

Nella Chiesa Cattolica come in tutte le realta’ c’e’ chi fa del bene e chi con certe prese di posizione agisce veramente male.

Oggi l’Osservatore Romano, periodico della Citta’ del Vaticano, se ne esce con questa vergognosa affermazione:

Oss. Romano: Morte cerebrale non e’ la fine della vita
Rivedere il concetto di morte

(da Repubblica.it)

Stimo molti sacerdoti e metto a disposizione di varie realta’ religiose le mie capacita’ per consentir loro di trasmettere le idee della Chiesa, anche quelle che non condivido, ma non ho problemi a definire vergognosa e inaccettabile questa uscita dell’Osservatore.

Spero che la Chiesa prenda le distanze e soprattutto che nessuno, ne’ laici ne’ religiosi, dia il minimo peso a queste inaccettabili parole che possono avere conseguenze devastanti per i pazienti in attesa di trapianto.

Ho un’amica viva grazie a un trapianto. Dovessi mai incontrare qualcuno che condivide queste affermazioni gli direi A VOCE ALTA quel che penso.

EDIT

La Chiesa diciamo che “prende le distanze”:
Speriamo sia una posizione condivisa e definitiva e non qualcosa su cui torneranno in seguito.

La dottrina della Chiesa riguardo all’espianto degli organi non cambia. “Le riflessioni pubblicate oggi dall’Osservatore Romano in un articolo sul tema sono ascrivibili all’autrice del testo e non impegnano la Santa Sede”. Lo ha precisato all’Agi il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, sottolineando che l’articolo in questione “non e’ un atto magisteriale ne’ un documento di un organismo pontificio”. “Non dico nulla sul contenuto dell’articolo, che non e’ un’ editoriale, se non che e’ firmato da una persona e che dunque porta l’autorevolezza della testata e di quella persona”, ha aggiunto il direttore della Sala Stampa.

(sempre da Repubblica.it)

Sull’esecuzione del cervo

Continua la difesa delle autorita’ di Bolzano mentre associazioni di tutela degli animali e semplici cittadini esprimono lo sdegno di fronte a una scelta crudele e ingiustificata.

Assurdo per altro che una citta’ che puo’ ricevere visite di animali selvatici si dica non attrezzata con fucili spara-anestetici. Il servizio veterinario della ASL comunque si era reso disponibile a intervenire ma si e’ deciso diversamente e il cervo e’ stato ammazzato con tre colpi. Tre colpi tre. A una creatura circondata e ferita che non poteva piu’ far correre pericoli alla cittadinanza. Bravi.

Abbattimento insensato

Ho trovato atroce la decisione di abbattere il cervo finito, suo malgrado, nelle strade di Bolzano. Dicevano di averlo bloccato in un parcheggio sotterraneo e hanno giustificato la sua esecuzione affermando che “poteva fare una strage”. Ma se l’avevate bloccato?!

A quanto leggo la LAV e’ molto critica e riporta dettagli che trovo sconcertanti.

Ad esempio dice il comunicato:

[…]bloccato in un angolo, recintato con una rete dai vigili del fuoco, presidiato da numerosi agenti di polizia, l’animale poteva tranquillamente essere recuperato in modo non traumatico, non rappresentando più un pericolo. Il Servizio Veterinario dell’Azienda Sanitaria era già stato allertato ed aveva predisposto l’intervento del veterinario con cerbottana e dardo anestetico, ma inutilmente.

Riposa in pace innocente creatura, vittima della prepotenza degli esseri umani.

La storia di Mordechai Vanunu

Mordechai Vanunu e’ un ex tecnico nucleare israeliano. Nel 1986 in un’intervista a Londra svelo’ al mondo che Israele aveva un progetto per realizzare armamenti nucleari. Dalle informazioni e immagini fornite, gli esperti stabilirono che Israele doveva avere fra 100 e 200 testate nucleari.

E’ stato attirato con l’inganno a Roma dove i servizi segreti israeliani lo hanno rapito e portato in Israele. Una volta nella sua terra e’ stato condannato a 18 anni di prigione, di cui 11 passati in completo isolamento. Rilasciato nel 2004 e’ stato arrestato molte volte per violazione dei “democratici” e “civili” termini della sua liberta’, qui riportati (fonte Wikipedia):

  • non può avere contatti con cittadini di altri paesi che non siano Israele
  • non può avvicinarsi ad ambasciate e consolati
  • non può possedere un telefono cellulare
  • non può accedere ad Internet
  • non può lasciare lo stato di Israele

A oggi, con ritardi e rinvii continui, proseguono i suoi processi e appelli contro ulteriori pene legate a violazioni di questi termini. Molte associazioni (fra cui spicca Amnesty International) e istituzioni sovranazionali hanno gia’ protestato per questo trattamento. La Norvegia ha mosso recentemente dei passi per offrirgli asilo politico. Tutto pero’ resta in mano ad Israele.

E’ piu’ che giusto e normale per tutti avercela con i terroristi che si fanno esplodere e ammazzano i civili quindi capisco perche’ in molti preferiscano Israele altri Stati dell’area mediorientale, tuttavia e’ forse accettabile che uno Stato tratti cosi’ un suo cittadino?
Se anche si vuole chiudere gli occhi su quello che Israele fa ai civili palestinesi “per difendersi dai terroristi”, bisognerebbe guardare alla vicenda di Mordechai Vanunu e chiedere chiaramente alle autorita’ israeliane se questa e’ la loro idea di democrazia e rispetto dei diritti umani e civili.

Per chi volesse saperne di piu’:

E noi cosa possiamo fare? Parlarne!

Forse si vuole usare Mordechai Vanunu come esempio di cosa succede a chi non e’ fedele ai piani di Israele qualsiasi essi siano? Il suo trattamento serve a evitare che altri, seguendo la propria coscienza e non gli ordini superiori, facciano come lui in Israele prendano le distanze dalla politica attuale? Bene, noi parliamone, tanto ma talmente tanto che non si possa piu’ pensare a Israele senza pensare a Mordechai Vanunu, condannato per aver detto al mondo che Israele aveva un armamento atomico.

La bandiera della pace? No, la croce!

Fa caldo e leggo troppe notizie che hanno a che fare con la Chiesa -non con Dio, con la Chiesa- che mi fanno ribollire il sangue.

Una, in particolare: la bandiera della pace, secondo l’agenzia di stampa della Congregazione vaticana di Propaganda Fide, avrebbe a che fare con gli omosessuali, con altre religioni, ecc e non andrebbe quindi usata nelle chiese. Come simbolo di pace meglio la Croce.

Premesso che non amo la bandiera della pace per i fini politici con cui e’ stata proposta (no alle guerre “amerikane”, ecc ecc), trovo la tesi assurda e mi ha rinfrancato e rinfrescato l’anima la risposta molto franca di un sacerdote, si’ di un sacerdote, a queste considerazioni.

Comunione ai divorziati

Una piccola precisazione sul dibattito sviluppatosi in questi giorni.

La Comunione non e’ vietata a tutti i divorziati ma solo a quelli che hanno SCELTO di divorziare e ai risposati.

In parole povere: se una persona subisce il divorzio ma continua a vivere come se fosse sposata (quindi non intraprende nuove relazioni, non si risposa, non convive) puo’ ancora avere accesso alla Comunione. Chi invece ha voluto divorziare non potra’ avere accesso al Sacramento.

Non lo dico io, l’ha detto il Patriarca di Venezia Angelo Scola durante la visita pastorale a Carpenedo. Trovate l’audio in questa pagina (quinto file, “Domande delle famiglie e risposte del Patriarca”, a partire dal minuto 39).

Non condivido la scelta della Chiesa cattolica di escludere i divorziati risposati dall’Eucaristia (anche se in questo file audio il Patriarca di Venezia da’ la spiegazione teologica del perche’) ma trovo bello e giusto che chi ha subito il divorzio POSSA fare la Comunione (a meno che non sussistano altri peccati, ovvio).

A maggio sentendo la registrazione sono stato felice di sapere che una mia amica che ha subito un divorzio puo’ ancora fare la Comunione. Bisognerebbe divulgare meglio queste notizie ed e’ quel che cerco di fare con questo post.

Nel farlo non posso che rilevare come altre chiese abbiano scelto diversamente e il mondo non sia per questo caduto. Chissa’ cosa ne dice nostro Signore e se tanti “no” vengono davvero da lui o sono frutto di ragionamenti e scelte dell’uomo. Credo che se tornasse quaggiu’ forse alcune sue risposte non ci piacerebbero, ma forse non piacerebbero nemmeno alle gerarchie religiose.

Quanto lontani siamo da te, Signore?

Invisibili

Trovo su OKNotizie. Apro. Leggo le prime righe. Conosco, passo oltre.
No, col cavolo. Voglio sapere.

La storia degli invisibili operai, quelli che muoiono ogni giorno e di cui il TG ci da notizia. Link per stomaci forti. Se non ve la sentite o siete abbastanza giovani da non guidare il motorino passate oltre, avrete tempo per sapere e lottare (spero) per un mondo meno cieco.

Gli invisibili

60 anni di massacri

Ho visto un articolo con IMMAGINI di cio’ la politica “di autodifesa” israeliana fa vivere ai bambini palestinesi. Non lo linko perche’ e’ un pugno nello stomaco e alcuni potrebbero starci male, comunque lo trovate su OKNOtizie di oggi.

Dopo averlo visto ho sentito il bisogno di PREGARE e poi di postare e gridare che io non trovo che ci sia alcunche’ da festeggiare per i 60 anni di Israele. Uno Stato che esiste al prezzo del massacro sistematico di tanta gente, che si attribuisce la liberta’ di violare convenzioni e risoluzioni ONU, che non dice mai “basta, parliamo, cerchiamo altre soluzioni, cambiamo politica”.

Ora ripeto un concetto chiaro: nessuno si azzardi a darmi dell’antisemita perche’ critico la politica militare israeliana!
Non ho nulla contro gli ebrei! NULLA! Pero’ ho tutto contro chi massacra la gente, siano ebrei, cristiani, islamici, ecc ecc ecc. Solo che lo Stato di Israele chiama gli altri terroristi e si definisce democratico, giustificato, ecc. E NON LO E’. NON E’ GIUSTIFICATO. Nessuno ha diritto di massacrare sistematicamente i civili per poter esistere. A questo prezzo non vale la pena! Lo si diceva della Cecenia all’epoca del rapimento/massacro nella scuola russa: “ma ha senso vivere in un paese reso libero a questo prezzo?” scrisse una utente sul sito della CNN (mi pare). E per quanto mi riguarda vale per Israele. Il massacro dei civili palestinesi vale lo Stato di Israele? Non c’e’ davvero un’altra strada?

E se non ci si puo’ sedere a un tavolo e discutere senza PIU’ armi (ne’ da una parte ne’ dall’altra, non basta imporlo ai palestinesi) perche’ non si cerca un’altra via? Perche’ la SOCIETA’ CIVILE israeliana non si mobilita per dire NO a questa politica di morte e per cercare alternative possibili o utopiche? Perche’ la loro Chiesa non interviene? Dio puo’ essere felice di tanto dolore?

Perche’?

Signore veglia sulle anime dei bambini e degli uomini vittime in Israele ed in Palestina di tanta sordita’ e prepotenza.

Internet oggi: parole… scolpite nella pietra

Mettiamo da parte tutti i discorsi sul web2.0. Non serve reinventare la realta’: le reti sociali online sono versioni semplificate delle reti sociali offline che non si chiamano neppure cosi’ ma esistono da quando esiste l’uomo (in realta’ anche gli animali che vivono in branchi creano reti sociali). Una piazza piena di ragazzi non e’ diversa da MySpace anzi forse ha anche piu’ sostanza. Una rubrica telefonica nella sede di un’associazione non e’ diversa da una paginetta su qualche social network e forse e’ anche piu’ pratica e priva dei banner pubblicitari…

Dicevo, mettiamo da parte questo approccio da “stiamo facendo una rivoluzione sociale, contribuisci!” e guardiamo Internet per quel che e’: un media collettivo a cui tutti possono partecipare nella forma e nel modo a loro piu’ congeniale in base anche alle capacita’ tecniche accumulate. Le vere differenze con il mondo reale sono l’assenza di confini geografici e la rilevanza che ogni evento puo’ assumere.

Facciamo qualche esempio.
Se una persona compra un prodotto dall’azienda X, si trova male e lo racconta agli amici un certo numero di persone sapra’ che quella persona ha avuto un’esperienza negativa e a seconda di vari fattori (importanza dell’acquisto, fiducia nella sua opinione, reazione della societa’ allo scontento) ci sara’ un numero variabile di potenziali clienti che evitera’ quell’azienda. La cosa comunque restera’ confinata nella sfera di relazioni sociali di chi vive l’evento, generalmente limitata entro precisi confini geografici.

Se pero’ la persona riporta la sua esperienza sul web ci saranno due importanti differenze e forse una terza. All’inizio saranno coinvolte le persone che conosce direttamente ma poi, talvolta contemporaneamente, arrivera’ Google, indicizzera’ il sito e da quel momento una vicenda privata acquistera’ rilevanza nazionale, mondiale. Questa e’ la prima differenza. La seconda e’ che l’evento non sara’ volatile. Magari gli amici del cliente ne parleranno nei loro siti per un po’ e successivamente dimenticheranno la cosa ma del tutto restera’ traccia su Google e sugli altri sistemi di indicizzazione del web.

Un’esperienza riportata online quindi diventa un episodio permanente nella vita della societa’ coinvolta. Chi cerchera’ notizie su quell’azienda leggera’ non solo i messaggi pubblicitari positivi (come avviene per esempio sfogliando le pagine gialle, i giornali, i siti ufficiali o media come il vecchio Videotel o il Minitel francese) ma anche i commenti del cliente e presumibilmente di altri su blog, forum e siti come ciao.it o Yahoo Answers.

E qui puo’ verificarsi il corto-circuito: il responsabile della ditta lo viene a sapere (direttamente o dopo una ricerca del marchio sul web) e si rende conto che online non ci sono solo pareri positivi ma anche critiche, magari piu’ diffuse e visibili del suo stesso sito. Se non conosce i meccanismi che sto illustrando reagisce con la querela, come sta succedendo in questo periodo al cliente di un’azienda di mobili, diventata famosissima in negativo non per le parole del cliente deluso ma per la querela sporta con richiesta di risarcimento stratosferico.

La conseguenza della querela oggi e’ diversa da ieri. Non e’ un atto privato fra un’entita’ (persona/azienda) e un’altra. E’ un atto di cui vengono immediatamente a conoscenza tante altre persone, o perche’ il querelato lo dice o perche’ il suo sito viene sostituito da un avviso di sequestro preventivo da parte dell’Autorita’ Giudiziaria. Siccome quest’atto generalmente va a colpire una persona, percepita come piu’ vicina e fragile rispetto a una societa’ (a quanti interessa se un giornale viene querelato per un articolo?), ecco che scatta la solidarieta’ anche da persone non legate da rapporti diretti con l’individuo.
Nell’ambito dei blog o dei siti web nascono catene di passaparola che in breve arrivano ai siti di notizie e ai blog piu’ letti e da li si propagano verso gli angoli piu’ remoti della Rete. Tutto questo viene registrato da Google e dai vari aggregatori che quindi danno sempre piu’ rilevanza alla notizia aumentandone ulteriormente la diffusione.
A questo proposito va detto che se e’ vero che i siti di giornali e TV hanno moltissimi accessi, tanta gente oggi da’ particolare credito a blog famosi o a testate indipendenti. Ecco perche’ le notizie di cui si parla online spesso sono molto diverse da quelle trattate dai media tradizionali.

Il querelante che vuole mettere a tacere le critiche (talvolta magari a ragione, ma di solito la solidarieta’ scatta in presenza di fatti percepiti come ingiusti) spesso ottiene l’effetto opposto nel breve termine -perche’ tutti parlano della vicenda- e un effetto negativo nel lungo termine perche’ sui siti web restano a lungo tracce di un’azione da molti percepita come ingiusta o sproporzionata.

Lo stesso principio si applica alla politica: un politico fa una dichiarazione troppo forte. Magari e’ un politico di un partito minore ma con posizioni spesso molto nette. La cosa si fermerebbe a un lancio d’agenzia o un dibattito in tv se non fosse che una delle persone coinvolte nell’intervento del politico risponde – via web.
Forse tale risposta non arrivera’ all’onorevole ma certo girera’ per la Rete e andra’ ad aggiungersi a tanti altri commenti non belli sulle sue affermazioni. E chi fara’ ricerche trovera’ anche questo. Quando mai in passato si potevano trovare liberamente opinioni sulle affermazioni anche non recenti dei politici? Certo, oggi esiste il meraviglioso Open polis, ma quello e’ un sito, qui si parla di una moltitudine di siti.

Ancora, un tecnico informatico che presumibilmente opera per conto di un ente di Stato crea una pagina web in modo non proprio ortodosso e con un software la cui intestazione lascia spazio a piu’ di una perplessita’. Una persona lo scopre e nel giro di mezza giornata il web e’ pieno di commenti al riguardo. Non e’ importante in quanti ne parlano, si tratta sempre di poche centinaia di persone, nulla rispetto allo share dell’ultimo TG notturno, ma quelle persone lasceranno un segno e influenzeranno l’opinione di chi dopo di loro si interessera’ all’argomento.

Internet oggi e’ questo: un luogo dove la gente parla e dove cio’ che dice resta scolpito nella pietra. Bisogna re-imparare a relazionarsi nell’era del web. Non si puo’ cercare di zittire le persone, bisogna pensare prima di agire, perche’ tutto resta, tutto puo’ essere interpretato diversamente da ieri e puo’ contribuire a danneggiare un’immagine costruita con tanta cura.

Prima l’immagine la costruivano i PR e le agenzie pubblicitarie.
Oggi ognuno di noi, dal privato al politico, dal dirigente al presidente d’industria e’ responsabile di come si presenta e agisce.

Curiosamente, nella odierna societa’ della Comunicazione (e quindi dell’Informazione) siamo tutti uguali e tutti responsabili. Quindi dobbiamo (non “devono”):

1) Pensare prima di scrivere ed esporre le nostre opinioni senza insultare (puo’ succedere ma bisogna tentare di evitarlo).

2) Sapere che cio’ che facciamo o diciamo potra’ essere interpretato diversamente da come noi immaginiamo.

3) Essere disponibili al dialogo, non pensare di mettere a tacere le cose con vecchi metodi.

Opinione su Cogne

Secondo me una madre accusata di aver ucciso il proprio figlio dovrebbe essere ricoverata in un ospedale psichiatrico e assistita, curata, aiutata. Condannarla a 13 anni di carcere non mi pare utile per il suo futuro e i suoi altri figli.

Innocente o colpevole? Sinceramente non lo so, credo solo che la condanna avrebbe dovuto essere differente. Spero solo che in carcere trovi buoni psicologi con cui affrontare la morte di un figlio e il distacco dagli altri due.

Un triste giorno per l’Italia

L’Italia che blocca la seduta ONU perche’ la Libia ha paragonato i campi profughi a Gaza con i lager nazisti mi fa vergognare di essere italiano.

Andate a stare da quelle parti per un po’, senza scorta ne’ soldi, vivete come i civili palestinesi e POI potrete esprimere un giudizio.

Certo l’affermazione della Libia e’ pesante, provocatoria, ma la situazione nei territori palestinesi e’ oltre quanto si puo’ immaginare e non e’ la Libia a dover essere censurata! Da che pulpito, poi! Dall’Italia che ha una classe politica abituata a spararle grosse?!

Comunque sono d’accordo: I campi profughi di Gaza non sono lager.
Sono gironi infernali.

Nucleare a Marghera? Il mio omonimo Favrin sbaglia!

Leggo sulla Nuova Venezia:

MARGHERA.«Dalla padella alla brace: dalla chimica al nucleare? No, grazie», rispondono le associazioni ambientaliste, inviperite dopo la proposta fatta dal presidente di Unindustria, Favrin, durante la conferenza di presentazione della nuova centrale ad idrogeno di Fusina, e la disponibilità dell’amministratore delegato di Enel, di fare ricerca e progettare una centrale nucleare a Porto Marghera.

Sono decenni che Porto Marghera rappresenta un immane rischio per la salute. Le fughe di sostanze chimiche pericolose non si contano, sugli operai morti si son gia’ fatti processi e Dio sa cosa rischiamo noi cittadini dei paesi vicini se li salta tutto.

Il buon senso avrebbe portato alla cessazione di ogni attivita’ pericolosa (se non importiamo noi cittadini magari importa Venezia…) e alla riconversione dell’area, cosi’ fra l’altro da garantire un impiego agli operai. Si e’ scelto di insistere con la chimica e ora si va anche oltre?

No grazie.
Caro omonimo, la centrale nucleare o il “distretto per lo sviluppo del nucleare” fallo altrove. E soprattutto fuori dall’Italia.

Olimpiadi in Cina e sponsor

Qualcuno ha avuto la mia stessa idea: Olimpiadi e sponsor: Pechino 2008 sta diventando un incubo.

Pare che i responsabili marketing dei principali sponsor delle olimpiadi non siano molto entusiasti di affiancare il loro nome a quelle che potrebbero essere ricordate come “le olimpiadi del genocidio”. Certo, le violenze del governo cinese in Tibet non sono iniziate oggi ma e’ adesso che la Cina e’ sotto i riflettori del mondo… un mondo che pero’ sembra piu’ interessato a non irritare il partner economico cinese che a reagire come si dovrebbe a certi atteggiamenti.

La gente chiede il boicottaggio delle olimpiadi, i politici e il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) a quanto pare no. Cio’ che a loro pero’ sfugge e’ che tutta la baracca la regge la gente comune. Sfugge a tutti tranne ai suddetti responsabili marketing a cui mando a dire dal mio piccolo di formica (ma tante formiche insieme sollevano le montagne!) che durante il periodo olimpico io non comprero’ NESSUN prodotto di aziende che sponsorizzano i giochi in Cina e consigliero’ amici e conoscenti di fare altrettanto.

Per il futuro spero in una nuova norma del CIO che vieti anche solo di candidare alle olimpiadi paesi dove democrazia e diritti umani non sono valori condivisi, applicati e scontati. Speranza vana, gia’ lo so, ma chissa’…

Bombardamenti sui civili

IL VICEMINISTRO D’ISRAELE: UNA SHOAH SUI PALESTINESI

Naturalmente poi si e’ corretto.

Vorrei che i civili israeliani avessero la forza di cacciare dal parlamento gli estremisti e che i giochi di potere che permettono a Israele di ignorare le risoluzioni ONU cessassero.

Un sogno per il futuro: niente potere di VETO all’ONU oppure USA che per qualche ragione prendono le distanze da Israele. Poi, messi di fronte alla necessita’ di rispettare le leggi internazionali oppure alla prospettiva di un’invasione (riempirei Israele di Caschi blu seduta stante, se fossi il segretario ONU) dovrebbero rientrare nella legalita’ e smettere di bombardare i civili. Oggi hanno fatto 40 morti fra cui donne e bambini. Civili. Non certo terroristi.

Shoah sui palestinesi, appunto.
Che sia nell’accezione di olocausto o di catastrofe come e’ stato detto poi.

Fratellini di Gravina: una preghiera per voi

Fra le tante notizie che hanno riempito Google News questa sera mi ha colpito un post di don Paolo Padrini che desidero riportare e a cui mi associo pienamente.

Eccolo:
Fratellini di Gravina: una preghiera per voi.

Non voglio aggiungere altro, perche’ di fronte a due piccole vite finite cosi’ tragicamente non ci sono parole sensate da dire, si puo’ solo pregare.

(via Passi nel deserto)