Desiderata

Desiderata

Va’ serenamente in mezzo al rumore e alla fretta
e ricorda quanta pace ci può essere nel silenzio.

Finché è possibile, senza doverti arrendere, conserva
i buoni rapporti con tutti.
Di’ la tua verità con calma e chiarezza, e ascolta gli altri,
anche il noioso e l’ignorante:
anch’essi hanno una loro storia da raccontare.

Evita le persone prepotenti e aggressive:
esse sono un tormento per lo spirito.

Se ti paragoni agli altri, puoi diventare vanitoso e aspro,
perché sempre ci saranno persone superiori ed inferiori a te.
Rallegrati dei tuoi risultati come dei tuoi progetti.

Mantieniti interessato alla tua professione, benché umile:
e’ un vero tesoro rispetto alle vicende mutevoli del tempo.

Sii prudente nei tuoi affari, poiché il mondo é pieno di inganno.
Ma questo non ti impedisca di vedere quanto c’é di buono:
molte persone lottano per alti ideali, e dappertutto la vita e’ piena di eroismo.

Sii te stesso. Specialmente non fingere di amare.
E non essere cinico riguardo all’amore,
perché a dispetto di ogni aridità e disillusione esso e’ perenne come l’erba.

Accetta di buon grado l’insegnamento degli anni,
abbandonando riconoscente le cose della giovinezza.

Coltiva la forza d’animo per difenderti dall’improvvisa sfortuna.
Ma non angosciarti con fantasie.
Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.
Al di la’ di ogni salutare disciplina, sii delicato con te stesso.

Tu sei un figlio dell’universo, non meno degli alberi e delle stelle;
tu hai un preciso diritto ad essere qui.

E che ti sia chiaro o no, senza dubbio l’universo va schiudendosi come dovrebbe.
Perciò sta in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca,
e qualunque siano i tuoi travagli e le tue aspirazioni,
nella rumorosa confusione della vita conserva la tua pace con la tua anima.

Nonostante tutta la sua falsità, il duro lavoro e i sogni infranti,
questo e’ ancora un mondo meraviglioso. Sii prudente.
Fa’ di tutto per essere felice.

Da un manoscritto del 1692, trovato a Baltimora
nell’antica chiesa di San Paolo.

Sono belle parole che aiutano e in cui mi riconosco molto.
Alcune perche’ rappresentano bene come mi sento e come voglio vivere oggi, a meta’ dell’aprile del 2007, altre perche’ sono stati miei difetti, spero passati.

Grazie a Tix per averlo scovato e segnalato in una delle sue rubriche.

Essere cristiani aiuta…

Il post precedente e’ una mediazione.
Una mediazione fra una ferita a cui dovevo rispondere e il mio credere che il mondo non inizi e non finisca con me, con questa vita, questo cuore, queste emozioni. Che la rabbia, la gioia, l’amore, il dolore non siano fini a se stesse ma facciano parte di un disegno piu’ grande.

Cosa c’e’ dopo? C’e’ Dio? C’e’ un mondo nel quale la “natura” o un “karma” universale ci dara’ qualcosa in base a come abbiamo scelto di agire? Non ne ho idea. Ho pero’ ben presente il profondo insieme di regole altamente pedagogiche che tutto sommato riesce a proporre la Chiesa cattolica.

Regole che nonostante le mie incertezze e titubanze, nonostante i miei dubbi, nonostante non le condivida in pieno, ho comunque scelto di ascoltare, anche perche’ ho gia’ visto che ad agire diversamente non ci si guadagna nulla e sicuramente non ci si sente meglio.

Altri se subiscono dei torti urlano di rabbia, usano cio’ che e’ stato donato alla collettivita’ per lanciare frecce avvelenate. Perche’ possono. Perche’ soffrono quindi possono. A volte l’ho fatto anch’io, anche in tempi recenti. E dopo non mi sono mai sentito meglio, anzi. Quando svanisce la rabbia, quando cade dentro di noi quell’orgoglio che ci fa sentire in diritto di odiare chi ha il torto di esserci amico (che non significa solo scrivere “tvb” e “fai bene”) allora ci si accorge che e’ tutto inutile, che attacchi, cattiverie, grida di dolore non ci ridaranno la serenita’ che avevamo prima.

Puo’ accadere appena ti è venuto in mente
che se chiedi scusa non ci perdi niente
…puo’ accadere e tu lo sai…

Quattro anni fa e’ morta una mia amica. Da un giorno all’altro. Un giorno c’era, il giorno dopo non c’era piu’. Ci volevamo un gran bene. L’ascoltavo, l’avevo scossa (un pochino) da un grande dolore. Me ne e’ stata grata fino all’ultimo e anche oltre, credo. Mi chiedo come starei oggi se la sera prima che lei volasse in cielo noi ci fossimo fatti del male.

La gente non sa…
la gente non capisce che siamo foglie e basta un soffio di vento piu’ forte per portarci via. Poteva succedere a novembre a una nostra amica. Poteva, lo sapete vero? E poteva succedere a me a febbraio. Puo’ succedere a tutti in ogni momento!

E allora perche’ farsi male? Perche’ odiare? Perche’ ferire chi CI HA FERITI, chi sputa sul nostro affetto, chi grida per il terrore di non averlo piu’?
Tanti pensieri cattivi attraversano spesso il mio animo quando vengo ferito come oggi, a mio modo di vedere pure ingiustamente, da persone a cui ho detto in sostanza che secondo me han sbagliato qualcosa. A volte ho ceduto a questi pensieri, alla tentazione di far del male, di vendicarmi. A volte no.

Ora come ho scritto chiudero’ qualche porta, perche’ non si puo’ e non si deve essere “bechi” e accettare tutto cio’ che agli altri viene in mente di farci. L’ho detto ma non so sinceramente se saro’ capace di farlo, perche’ non vorrei far seccare il cuore… che e’ una delle cose migliori che il Cielo mi abbia dato (l’altra sono la mia famiglia e gli amici).

In questo, essere vicini alla Chiesa, ascoltare e leggere pensieri e parole (anche quelli che non condividi, quando espressi con pacatezza e rispetto, hanno un valore) aiuta. E io oggi sono felice di avere attorno a me persone che mi stanno insegnando a cadere meno. Che mi rinnovano la voglia di credere nell’uomo.

Problemi, scoperte e decisioni

Cosi’ arriva il giorno in cui qualcosa proprio non va e decidi di andare a fondo. Fin li hai tirato avanti, chiudendo un occhio, ingoiando qualche rogna e seccatura, sopportando qualche “spigolo” in uno degli ambienti con cui quotidianamente hai a che fare.

Poi un giorno di primavera-che-sembra-estate l’equilibrio si rompe e devi capire cosa c’e’ che non va. Ti metti li con calma, leggi, ipotizzi, rifletti per cercare una soluzione.

E scopri che il problema forse e’ piu’ radicale, che far finta di nulla non serve, che forse mentre tu ingoiavi qualche fuoco d’artificio, sotto al tuo naso succedeva qualcosa di piu’ serio… e che uno spigolo oggi e uno spigolo domani alla fine sono piu’ i lividi delle soddisfazioni.

Al che ti viene voglia di buttare via tutto e ricominciare da zero in un ambiente nuovo, ripulito, in cui avere a che fare con situazioni trasparenti, non con quel che sembra X e in realta’ e’ Y, magari per la luna piena in asse con saturno.

Poi pero’ pensi che l’ambiente in cui sei ti e’ familiare e ha tante cose buone, tanti punti fermi della tua giornata che non vorresti perdere. E cosi’ fai uno sforzo. Uno sforzo per non mandare tutto a quel paese, sistemare cio’ che puoi, sopportare cio’ che non si sistema MA imparare anche a riconoscere cio’ che e’ diverso da quel che appare.

Full circle, direbbero gli americani.
Ma no,non e’ un Full Circle, e’ che mi sono stancato degli spigoli. Staro’ molto piu’ attento a non farmi fregare da applicazioni non chiare, a pretendere la massima trasparenza e a dire qualche “no”, “deny”, “rifiuta” sul firewall.

Applicazioni? Software? Firewall?!?
Certo, sto parlando di Windows e dei problemi che mi ha dato oggi a causa di programmi che non agiscono sempre nel modo giusto e del mio vizio di aprire troppe porte (per poter essere sempre a disposizione degli altri) e lasciare che entri anche cio’ che puo’ farmi male.
Parlavo di informatica, che cosa avevate capito?

Peacekeeping

Stamattina mentre osservavo le onde della laguna dal vaporetto mi son messo a pensare e a riguardare indietro. Forse grazie agli occhi tornati come 18 anni fa sto ritrovando molte emozioni del passato e sto riallacciando i fili del mio essere, di cio’ che ero 18 anni fa, di cio’ che sono stato dall’89 a oggi e di cio’ che voglio essere ora.

Il mio medico di famiglia sostiene che devo avere un carattere forte altrimenti avrei ceduto, avrei avuto nevrosi e chissa’ che altro per quel disturbo cosi’ improvviso e cosi’ sconvolgente, per quel mondo che tutto d’un tratto mi appariva sdoppiato.

Ora, non so se davvero i miei occhi hanno influito sul mio agire in questi anni e fatico a crederlo. Mi pare abbian influito piu’ alcuni fattori esterni come la salute dei miei cari e degli amici. Cio’ che so pero’ e’ che da febbraio qualcosa e’ cambiato e io inseguo un nuovo equilibrio, che cerco in molti modi. Modi materiali, facendo cose che prima non potevo e modi emotivi, evitando a forza situazioni in cui, conoscendo il mio carattere, so che finirei per litigare.

Ne ho parlato anche al parroco in alcune occasioni, ho parlato delle liti da chat e da forum che io stesso riconosco come inutili e senza senso. E in cui regolarnente cado. O cadevo.

Dialogare attraverso una tastiera e’ sempre difficile: le frasi scritte in fretta e lette altrettanto velocemente non lascia intendere emozioni e pensieri di chi le scrive e cosi’ quando si accumulano ruggini, o si e’ semplicemente un po’ tesi, volano parole che a voce non si direbbero mai. Da una parte e dall’altra.

Ecco, io non son cambiato nel senso che vivo nella pace terrena e nulla mi tocca. Certe situazioni mi fan infuriare. Mi fa rabbia che la gente recrimini, che la gente debba uscirsene con frasette e acidita’ fuori luogo, che anche la frase piu’ affettuosa sia scambiata per qualcosa d’altro in base all’umore del momento, che la gente si tenga dentro le cose e le “vomiti” quando meglio crede. E potrei andare avanti ma il punto non e’ cio’ che mi fa rabbia, il punto e’ che ora ho scoperto una via nuova. Succede un casotto? Delle due: o me ne frego (che so della frasetta acidella del momento) o mi alzo, saluto, esco e chiudo la porta delicatamente dietro dime, metaforicamente parlando visto che non siamo su Second Life :)

Acuni se la prendono, altri accusano comunque ma almeno ho modo di sbollire (essere attaccati fa sempre innervosire, che si stia sbagliando o che si abbia ragione). Poi torno nella “stanza” (o nel forum o…) e parlo d’altro o eventualmente chiarisco le mie ragioni in modo pacato e chiudo li. Discutere e litigare fa mele, nella realta’ come in Internet.

E’ meglio usare le energie per costruire.
Il rapporto mutato con una persona con cui in passato ho avuto aspri confronti mi sta dando ragione. Se fa o dice cose che non condivido prima di sparare lascio cadere la cosa. E stiamo meglio tutti. Il resto? Verra’. E se qualcuno non capisce o non accetta questo mio fare, pazienza. Per una volta voglio essere io a dire che penso a me e a incanalare tutte le mie nuove energie per costruire.

Peacekeeping, appunto.
Pace imposta.

Il mio film preferito

Sabato di primavera, vigilia di Pasqua, sole, cielo blu e gli occhi che vedono come non vedevano dall’89.

Immondizie da buttare, panettiere, tabaccaio per le pile, pasticceria, a casa.

Poi decidi di prendere un biglietto, uscire, salire su un autobus, fare mwezza Mestre per i cantieri del tram, arrivi alle Barche, sali su, scopri che Feltrinrlli ora occupa tutto il sesto piano.

Cerchi il DVD dei Pooh, quello del concerto, perche’ per quanto critico puoi essere verso le loro scelte discografiche, ti piacciono e hai voglia di vederlo in alta qualita’.

E’ tutto cambiato, la disposizione dei dischi e dei video disorienta, anche se con la vista di oggi va meglio, tanto meglio. Cerchi, giri. Novita’. Giochi per PC. Console. Che bellino il VII.Home video. Quante serie. Dr.House che tentazione. Uhm aspetta, vedi mai che per caso abbiano quel film che stai cercando.

A…
A…

Ma no, e’ vecchio e qui hanno soprattutto classici e novita’.
Scorri i vari ripiani con accatastati DVD, noti i titoli in rosso…

D’improvviso si mostra ai tuoi occhi che quasi non ci credi.
Una copia sola, nascosta, incastrata fra tanti altri film.

AL DI LA’ DEI SOGNI
Il film piu’ bello, piu’ poetico, piu’ ottimista, piu’ rasserenante. La versione cinematografica di “Domani”. Il mio film in assoluto piu’ amato. Un film che merita d’essere visto in qualita’ DVD, che val la pena avere, conservare e rivedere.

Ed e’ pure in offerta. 9 e 90 al posto di 25.
Era li’, nascosto, una sola piccola copia. Li’ per me.

Cercavo un concerto che fino a ieri non volevo comprare e che comunque era esaurito. Ho trovato una delle pellicole che piu’ mi emozionano e mi rasserenano. Un film molto vicino a tante delle mie (e non solo) convinzioni sul mondo oltre la vita terrena. E pure una storia dolce, condita da effetti speciali appropriati ed emozionanti.

Se volete sapere di piu’ sul film, leggete una recensione o googlate.

In equilibrio precario…

Situazione:
un terzo della mia stanza e’ occupato dal portatile del parroco, connesso alla rete elettrica da un lato, al cavo Ethernet che va verso il router dall’altro, collegato al MightyMouse Apple che Manuel mi ha donato tempo fa e a un hd portatile. Un colpo di alt+tab e finisco nella finestra di UltraVNC con cui ci sto lavorando dal mio desktop.

Si’, avete letto bene: portatile del parroco. Per farlo riparare e poi ripristinarlo perche’ ormai era in pezzi.
Me l’ha affidato con tanto di delega. Si fida di me. Abbiamo confidenza, stima e fiducia reciproca ormai da tempo.

Eppure lui grossomodo sa come la penso. Sa che non sono propriamente un praticante (anche se da quando seguo lui mi son riavvicinato un po’…) e sa, soprattutto, le mie posizioni su temi come la legge 40, le unioni di fatto, il caso Welby…
Sa e penso le accetti se non mi ha ancora cacciato a pedate da chiesa, patronato e canonica :)

Questo quindi e’ un elogio a lui e all’accettazione che dimostra verso chi non accetta in pieno i dettami ufficiali della Chiesa.

Questo pero’ e’ anche uno spunto per riflettere e mi riallaccio al soggetto. Come in molte cose della mia vita io mi trovo in costante equilibrio fra posizioni antitetiche.

La mia critica ai modi e a diverse tesi della Chiesa Cattolica e’ ferma e convinta, ma d’altra parte credo in Dio e credo che i riti proposti dalla Chiesa possano portare un gran beneficio, cosi’ come l’insieme degli insegnamenti spinga a una vita maggiormente spirituale e tenda a risolvere o almeno evitare certe situazioni.

Faccio un esempio: sono contrario alla tesi “niente sesso prima del matrimonio” e francamente non credo che veramente Dio mandi all’inferno chi lo fa, magari per piacere e non solo a fine di procreazione. D’altra parte pero’ vedo tanti giovani che per voglia di trasgredire o per ignoranza finiscono nei guai. Perche’ a 16 anni una gravidanza E’ un guaio, se non c’e’ una famiglia dietro e se la persona non ha la maturita’ giusta per gestirla. E ancora vedo e sento tante persone che mettono al primo posto nella propria vita il piacere per avere una “notte di fuoco” e nulla piu’.

Ecco, in questo senso le regole della religione cattolica possono essere lette in un’altra ottica: non limitandosi a vietare una cosa ma proponendo un’altra strada, come un fine piu’ grande (creare una vita, non soltanto spassarsela una notte) prevengono un insieme di comportamenti che alla fine toglie piu’ di quello che da’. Secondo me.

Certo non e’ coi divieti che si migliora la societa’. Certo non condizionando la vita politica e cercando di imporre le proprie idee a tutti come “verita’ unica e assoluta”, pero’ io credo sinceramente che l’insegnamento della Chiesa possa dare molto. Se non altro indirizza a una vita piu’ mirata allo spirito e al dare, che al cercare piaceri (materiali, fisici) a ogni costo.

Chiesa e’ anche carita’, e’ anche fare del bene. E’ per questo che in uno dei momenti piu’ difficili della mia vita, poche settimane dopo la morte di Chiara, un “istinto” mi ha sospinto verso la mia vecchia parrocchia. All’epoca sentivo che aiutando don Armando, facendo conoscere la sua opera, stavo aiutando indirettamente anche i poveri che assisteva. In quell’ambiente ho trovato solidarieta’ umana, amicizia e sostegno da tantissime persone.

Poi nel 2005 e’ arrivato don Danilo. Sul momento mi ha un po’ spaventato: innamorato (in senso positivo) com’e’ della religione ci fece perfino pregare all’inizio del primo incontro. All’epoca non capivo del tutto ma scelsi di restare, anche se l’azione caritativa lasciava un po’ il posto alla preghiera. Oggi sento che anche quello e’ un aspetto della Chiesa e puo’ dare molto. Talvolta capita anche a me di rivolgermi a Dio e volerlo sentire vicino (e scoprirlo vicino, come prima dell’intervento) nei momenti piu’ difficili. E di questo devo dare sicuramente il merito a don Danilo e a tante sue parole.

Io non sono sicuro di niente. Non so se “lassu'” c’e’ Dio con Maria, gli Angeli, gli Arcangeli ed i Santi. Non so se valgono le tesi del magnifico libro Terra di smeraldo, anche se nella mia ottica “umana” appaiono piu’ sensate per certi versi. Quel che so e’ che entrambe le vie portano alla ricerca di una vita diversa, di una maggiore spiritualita’ e che la lettura sia di quel libro sia degli scritti del don o degli altri testi su Lettera Aperta (e quelli sull’Incontro di don Armando, che sono un po’ piu’ facili, sinceramente parlando) mi danno una grande serenita’ interiore e una rinnovata voglia di cambiare i miei comportamenti e vivere meglio con gli altri. Arriverei a dire che queste letture sono al contempo una bussola per certi comportamenti e una risposta (che arriva spesso al momento giusto) per altre situazioni…

Mi ritengo fortunato a collaborare con la parrocchia e ad essermi assunto delle responsabilita’. Andare li, leggere i vari testi, sentire le omelie, mi tiene vicino a quell’ambiente e mi spinge a tenere mente e cuore aperti e “in ascolto”.

Chissa’ quanto lontano sarei ora da Dio se non avessi orbitato attorno alla parrocchia? Con tutti i conflitti che il Vaticano apre a ogni pie’ sospinto contro tutto cio’ che non condividono, con tutta la rabbia che generano in me certe parole (e ne trovate ampia traccia nel blog), chissa’ da quanto avrei mandato tutto a quel paese? E quanto ci avrei rimesso io, interiormente.

Intendiamoci: non e’ che i sacerdoti da noi abbiano idee diverse, anzi il buon mons. Fabio spara forte su certi temi, pero’… pero’ conoscendo le persone e’ diverso. Le ASCOLTO. Magari non condivido ma ascolto, certo di recepire il loro punto di vista. E siccome mi sono assunto la responsabilita’ di lanciare nel web le loro parole do’ maggior valore al concetto, spesso espresso a parole ma non del tutto sentito, del “tutti devono avere spazi per esprimere la propria opinione”.

E dunque io sono qui, in costante precario equilibrio fra la ricerca di un “qualcosa che va oltre”, che so esistere, fra il bene che mi regala da anni pregare (in casa o in chiesa, nei momenti felici e in quelli piu’ difficili); fra la critica ferma verso tesi che vedo dettate piu’ dal voler imporre le proprie convinzioni a tutti che dal vero far del bene e la riflessione sull’utilita’ di certi insegnamenti. Sono qui a tenere a freno la rabbia per certe uscite dei vescovi per concentrarmi e dare il meglio di a chi conta su di me.

Sono un cattolico? Non lo so. Mi sento tale ma se e’ cattolico solo chi dice no ai DICO, al divorzio e al sesso fuori dal matrimonio forse non lo sono.

Sono sicuramente un credente pero’. Credo in una qualche forma di Dio, forse pure quello della religione cattolica. Comunque e’ uno solo. Interpretato diversamente dai vari popoli di questo mondo. Credo che la vita non inizi con la nascita e non termini con la morte terrena. Credo ci sia dell’altro e credo si debba cercare di vivere meglio, per gli altri e per noi stessi. Credo anche che preti, vescovi, cardinali e il Papa dovrebbero cercare un modo di comunicare che non spinga via la gente da loro, perche’ la Chiesa puo’ dare molto.

E credo pure di avere scritto troppo, che c’e’ un PC da finire di sistemare e che vorrei che Bill Gates venisse fulminato (non forte, solo un pizzicotto) perche’ esportare il calendario del don da Outlook a Sunbird e’ un incuboooooooooooo… AIUTO!

Piove (condizione dell’anima)

Sto ascoltando Piove di Dolcenera
Prima ascoltavo la pioggia cadere sul mio tetto.

Prima ancora la pioggia sul mio cuore, perche’ ci sono alcune persone che hanno una chiave (e non sempre gliel’ho data io) con cui riescono ancora a entrare nel mio animo e ferirmi. Attenzione: non parlo di torti o ragioni, dico solo che c’e’ chi lo f. A volte alcuni se ne accorgono, a volte alcuni no.

Ecco, Billy (il mio player mp3) e’ passato alla traccia successiva: Com’e’ straordinaria la vita, “che un giorno ti senti come in un sogno e poi ti ritrovi all’inferno”.

E’ vero.
Ingoiamo tutto e andiamo avanti, ci sono tante cose belle da fare e da vivere. Ho anche un photoblog da allestire… eppure ora piove…

Compleanni

22/3, Giuseppe
23/3, Lorenza

Due persone diverse e distanti ma importanti per me… a cui faccio gli auguri con un imperdonabile ritardo dovuto al vortice di pensieri di questi giorni (no, non i giga e i mega ma cio’ che ho cercato di fare per gli altri, a vole riuscendo a volte no…)

Perdono! ;)
vvb, auguroni… vecchietti! ;p

Primavera in febbraio

21 febbraio 2007:
il primo giorno di primavera

La primavera per me e’ iniziata quel giorno. Chi legge il mio blog regolarmente sa di cosa parlo. Agli altri bastera’ cliccare sulla categoria “Occhi” o sulla pagina dedicata alla dottoressa Franch.

E’ passato un mese da quella settimana di emozioni e da quelle 24 ore che hanno cambiato la mia vita. Ora la vista e’ stabilizzata, la mente serena e sento di voler raccontare quel giorno, anche per fissarlo nella memoria e poterlo ricordare in futuro. Sara’ un racconto soggettivo legato a emozioni che non pretendo di far capire. Spero sia apprezzato. Per me e’ importante scriverlo.

La nebbia, all’alba

Ore sei e un quarto. Suona Firmo. Anche oggi e’ venuto a prendere me e mia madre. Ci accompagnera’ fino a Venezia risparmiandoci l’autobus che a causa della “semina del tram” impiega molto piu’ tempo a raggiungere piazzale Roma. E poi viaggiare nella confortevole auto di un amico e’ piu’ rilassante che farlo in piedi in un autobus carico di gente che va al lavoro. E’ la terza mattina che mi fa questo dono grande. Lunedi’ alle 10 e mezza mi ha accompagnato per l’incontro con la dottoressa, la scelta finale: farla o non farla, questa operazione. Superare le paure mie e quelle indotte da un’accoglienza non del tutto semplice. Martedi’ e’ venuto alle 8: alle 9 dovevo essere in ospedale per la visita dell’anestesista. Oggi arriva addirittura all’alba. E non e’ una persona di trent’anni. Ha una moglie, figli, nipoti e una vita piena. Gli sono grato, gli siamo tanto grati.

Il viaggio dura il giusto. L’aria e’ umida: di notte ha piovuto, le strade sono bagnate. Nebbia, lampioni e buio. Mestre dorme ancora. Io mi guardo attorno, divoro ogni immagine. Non so come mi sento. Sono carico, deciso, rassicurato dalla mia oculista. Emozionato dal confronto con i ricoveri del passato: ingresso il lunedi’. Esami per due o tre giorni, poi l’intervento, poi la convalescenza in ospedale, poi quella a casa. Oggi sara’ tutto diverso: mi sono svegliato nel mio letto. Ora sono nell’auto di un amico, esco, cammino. Fra poche ore saro’ in sala operatoria. Domani a casa.

Stare con Firmo mi fa pensare all’impegno in parrocchia e mi aiuta a portare la mente altrove. Mia madre lo capisce, lo vuole, e ci fa parlare. Della macchina per stampare, di Photoshop, degli strumenti della CS3, di progetti presenti e futuri…
Arriviamo a Piazzale Roma. Li c’e’ piu’ vita: luci al neon, autobus, pullman, gente che arriva. Mia madre esce dall’auto. Io resto un attimo con Firmo e mi raccomando con lui: se qualcosa dovesse andare storto sa che puo’ rivolgersi a Davide per portare avanti il sito. E’ una cosa scaramantica. In passato avevo piu’ paura, ora sono carico, ma desidero comunque sistemare tutte le cose. Nei giorni precedenti l’intervento ho “sistemato” molte altre questioni. Mi ascolta, convinto che non ce ne sara’ certo bisogno ma comprensivo verso la mia necessita’. Ci congediamo con un abbraccio.

Ore sei e 45, vaporetto e nebbia

Una parte di me ha sperato in questi giorni di incontrare Manuel che fa servizio sui vaporetti. Non e’ successo. Sapro’ poi che sta su tutt’altra linea. Un’altra parte di me e’ lieta di non vederlo: l’anima e’ in subbuglio e preferisco il silenzio, stare con me stesso guardarmi attorno, scrivere sms agli amici. Messaggi che fanno piu’ bene a me che a loro. Un’altra delle differenze rispetto alla mia infanzia di ricoveri: all’epoca i legami venivano recisi, adesso il vincolo, il “link” con gli amici resta fortissimo. Ho questo piccolo cellulare con me. Lo terro’ finche’ me lo faranno usare. Mi regala serenita’ poter contattare le persone a cui tengo.

All’ospedale

Siamo arrivati. L’ospedale di Venezia come sempre ci accoglie davanti al pontile. A guardare indietro si intravede la “rassicurante” sagoma dell’isola di San Michele, il cimitero cittadino. Che belle scelte logistiche hanno fatto i nostri avi! :)
Ormai sono carico, ma a mettere i piedi sulla passerella di legno un pensiero saetta nella mente: “torna indietro, prendi il vaporetto e corri a casa”. No. Voglio farla. Andiamo. Non dico una parola, e’ solo un pensiero.
Via spediti attraverso il labirinto di corridoi ormai familiari (e’ il terzo giorno di fila che veniamo qui). Si arriva in reparto. C’e’ tempo per rilassarsi: devo aspettare la visita. Arriva la dottoressa, mi vede, e’ gentile come sempre. Non c’e’ una volta che non si fermi a salutare e oggi e’ ancora piu’ calorosa. Visita col primario che stabilisce che devo fare un’ecografia all’occhio. Io chiedo se ci saranno ritardi per l’intervento. Beata ingenuita’ legata ai tempi passati. L’ecografia si fa sul posto in pochi istanti: una crema sull’occhio, una garza e un “aggeggio” che preme un po’. In un attimo il fondo del mio occhio e’ sul monitor del PC (quell’ospedale e’ PIENO di PC!) pronto per essere studiato e analizzato. E ora si entra in reparto…

C’e’ il bagno in camera!!!

Una delle cose che piu’ ricordo dei miei passati ricoveri sono le grandi stanze da sei letti e i bagni comuni, a volte anche un po’ lontani. Li temevo anche per questo, pur breve, ricovero. Tutt’altro.
Vengo accompagnato in una stanza a due letti che tutto sembra fuorche’ una camera d’ospedale. Anzi e’ identica alle stanze degli hotel. Bagno (con water, bidet, lavabo, carta igienica in abbondanza e luce, molta luce), i suddetti due letti, sedia comoda per familiare, armadi sufficientemente grandi. Non vi dico la mia gioia nel vedere quel bagno, nel pensare che potro’ andarci senza problemi, patemi d’animo o code. “I nuovi standard…” mi dice un’infermiera, sorpresa a sua volta del mio stupore. Le spiego che tanti anni fa era tutto diverso….
Chiedo se con garbo si puo’ usare il cellulare per chiamare casa o scrivere qualche messaggino agli amici. Con garbo si puo’, risponde gentile. Non c’e’ quasi campo, comunque.

Non c’e’ tempo per rimirare la stanza: e’ ora di prepararsi per l’intervento. E’ tutto veloce, piu’ di quanto sperassi. Bene, evito perfino l’attesa che mi chiamino!
I nuovi standard si fanno sentire anche qui: ci si spoglia NUDI, si indossano mutandine fornite dall’ospedale. Non coprono quasi niente e si sciolgono solo a toccarle… per fortuna sopra va un camicione identico a quello dei telefilm. Fatico per allacciarlo dietro e coprire bene cio’ che le mutande non coprono. Tutto inutile: dovro’ toglierlo a breve, mi dicono. Salgo sul letto per partire. Mi buttano addosso una coperta bella pesante. E’ una fortuna, sia per la mia intimita’ ;p sia perche’ se no la situazione sarebbe decisamente fredda. Velocemente percorriamo corridoi. “era molto che non vedevo il mondo in questa prospettiva…” dico scherzosamente all’infermiera e intanto penso a Natascia che invece e’ voluta andare con le sue gambe fino alla sala operatoria. Forse aveva meno strada da fare e poteva scegliere, penso poi. Io no e comunque e’ meglio cosi’ visto l’abbigliamento che indosso…

Ci siamo, si entra nel gruppo operatorio.

Come una bistecca dal macellaio

Nuova procedura che ignoravo: portano il mio lettino vicino a un “coso” di ferro e mi fanno capire che devo passare per di la, sollevandomi ma “stando attento alla testa se no ti fai male”. Sbonk! Inevitabile… ;)

Ecco, avete presente le bistecche in macelleria su quei ripiani d’acciaio? Mi sono sentito cosi’, ma forse il paragone piu’ adatto e’ con un pacco che viene portato all’ufficio postale e deve passare attraverso la porta di accesso e arrivare nelle mani degli operatori dietro ai vetri blindati (almeno da noi e’ cosi’). Tutto questo nel nome della massima igiene.
Sono dentro. Sala pre-operatoria. Accanto a me c’e’ quello che sara’ il mio vicino di letto in camera. Deve fare un trapianto di cornea.
Noto subito l’immancabile PC. Ho gia’ detto quanti ce ne sono in questo ospedale? Si’? OK, andiamo avanti :)
Fra la stanza dove sono e la sala vera e’ propria c’e’ una porta (anch’essa in ferro stile ripiani macelleria). E’ una porta scorrevole con una fotocellula molto sensibile. Si apre e si chiude continuamente e un po’ rumorosamente. Intravedo la OR (sala operatoria)…

L’attesa

Arriva la dottoressa, mi saluta, mi rassicura, dice che opereranno prima il mio vicino in quanto vuole essere certa che faccia effetto l’antibiotico che devo prendere prima di ogni intervento (anche solo dentistico) per evitare problemi che non vi sto a spiegare qui. Pensando che non l’avrei piu’ vista fino all’intervento le dico: “io ho solo quest’occhio, dunque le affido i miei sogni, il mio futuro, la mia vita”. Lei guarda il mio vicino e sorridendo gli dice : “lei ha entrambi gli occhi quindi non mi deve affidare niente ;)”. E’ speciale, l’ho gia’ detto tante volte.
Arriva il primario. Iniziano a lavarsi le mani (procedura lunga e delicata) e parlano. Parlano dei piani per l’ospedale e di tante altre cose. Non ho molto da fare quindi li ascolto.

Ciao, Gianluca!

Suona il telefono della pre-operatoria. Un’infermiera si avvicina: “primario, c’e’ il dottor Monterosso per lei”. Il medico prende il telefono e saluta molto affettuosamente Gianluca Monterosso. Parlano del suo futuro ora che si e’ laureato e si ripromettono di vedersi. Mi ha fatto veramente tanto piacere assistere a questa chiamata e adesso vi spiego perche’.

Gianluca Monterosso e’ il figlio del dottor Roberto Monterosso, un medico molto famoso che era esperto in microchirurgia e che il 19 aprile 1985 mi pratico’ un lungo e delicato intervento di “cerchiaggio retinico” per salvarmi la retina dell’occhio sinistro. Pochi mesi dopo, il 26 dicembre, mori’ in un incidente d’auto causato da un pirata della strada,. Nell’incidente restarono feriti i due figli. Il piccolo, di 5 anni, leggermente, e il piu’ grande, Gianluca che aveva 11 anni, fini’ in coma. Ecco… a me questa vicenda colpi’, sia per la morte di un oculista che per me era stato importante (partecipai anche ai suoi funerali a Carpenedo e furono molto toccanti) sia per il pensiero di quel bimbo, ferito cosi’ gravemente e che al suo risveglio avrebbe scoperto di aver perso il padre. Non ho saputo quasi piu’ niente di lui fino a oggi e ora scoprire che nonostante le sofferenze ce l’ha fatta ed e’ anche diventato medico oculista, come il padre, mi ha dato una grande gioia. Buona vita Gianluca!

Ancora attesa

Iniziano l’intervento del mio vicino. La stanza operatoria si fa buia. Non posso vedere dov’e’ la luce ma sento voci. Parano tranquillamente e lavorano. Non e’ diverso dalla TV, ma niente musica, qui parlano. Penso serva a tenere la mente concentrata e a non lasciare che i pensieri solitari la distraggano.

Intanto arriva da me l’anestesista, gioca alla caccia al tesoro con le mie vene e mi mette un piccolo catatere sul lato superiore del polso. Non fa troppo male e posso muovere la mano. Iniziamo con una flebo. Sono ancora lucido e penso…
Penso e guardo il neon sopra di me. Lo vedo sdoppiato ma so che manca poco…
Per un attimo realizzo: “sto per essere operato” ma la paura passa subito. I timori, i dubbi, i pensieri legati all’idea di affidare la mia vita ad altri non mi toccano e nemmeno il ricordo del lungo articolo sulle anestesie riesce a turbarmi.
Mi sento tranquillo. Sara’ la flebo che inizia a fare effetto? Adesso a distanza di un mese capisco che in quel momento non avevo con me solo i pensieri degli amici e di mia madre ma anche Dio. Lo sento, era lui la fonte della mia serenita’ profonda.

Questo ragazzo tossisce troppo

Tosse. Vengo da una bronchite. L’anestesista che mi ha visitato ieri ha detto che non c’e’ problema. Quella che mi seguira’ durante l’intervento non e’ della stessa idea: “questo ragazzo tossisce troppo”. La ringrazio del “ragazzo”.
Dice che forse sarebbe stato meglio rimandare l’intervento di una settimana vista che l’intubazione non potra’ che peggiorare le cose.
Ma ormai sono li…

Arrivano altre persone che dovranno essere operate dopo di me o che sono gia’ state operate, non capisco (dal letto non avevo una buona visuale). Parlano, hanno freddo. Le capisco ma tutto sommato non posso lamentarmi. Stando fermo sto bene.

Let’s go

E’ il momento. L’intervento del mio vicino e’ finito (mezzora per un trapianto, fantastico!), tocca a me. Il mio letto viene gentilmente spinto dentro la sala operatoria. Avete presente quelle dei telefilm con tutti i monitor? Ecco. “Avete piu’ monitor di me!” dico. Sorridono. Agilmente (…) raggiungo il lettino. Che bello, non e’ duro come lo ricordavo e c’e’ un poggia-braccia a sinistra e uno a destra. Non sto scomodo. Penso che mi faranno contare e invece…

Risveglio

Sento delle voci forti. Rimbombano. Echi di voci lontane. “Ma come? Ho letto che non si sogna durante l’anestesia”. Pensieri che si fanno parole confuse “…ho sognato durante l’anestesia…”. Apro gli occhi. Vista annebbiata da sequenza cinematografica del risveglio. “sei stato operato” qualcuno mi dice.

Ora, forse deludero’ tutti, forse dovrei raccontarvi di gioia e visione perfetta, ma qua succede una di quelle cose che solo in una sala operatoria possono capitare e che sono legate a come il nostro cervello reagisce a certe situazioni, all’abbassamento totale delle difese e delle barriere.

Le mie prime parole, signori e signore, sono state in risposta a uno stimolo molto preciso e quindi ho detto, un po’ allarmato, “ho la cacca!”. Corri corri generale alla ricerca di un telo. In realta’ e’ stata solo una sensazione. Per tutta la giornata avrei poi fatto solo grandi pipi’ (anestesia e flebo da smaltire) riempiendo per quattro o cinque volte un pappagallo, prima che alla sera mi permettessero di alzarmi. Beh, sappiate che in un giorno ho perso 5 kg! :)

Ehm, ehm… torniamo a cose piu’ importanti? ;)
Mi riportano nella pre-operatoria. Guardo subito il neon. Non e’ piu’ sdoppiato. E’ andata. Sensazione inimmaginabile ed emozionante. Serenita’, sicurezza, sollievo dopo tanti anni di sofferenza e settimane di timori circa questo intervento.

Cerchi di non tossire!

Tosse.
Tanta tosse.
Attacco forte di tosse.

L’anestesista mi intima di non tossire perche’ rischio di alzare la pressione dell’occhio. Poi capisce che mi e’ un po’ difficile ottemperare alla sua richiesta, prende “non-so-cosa-ma-vorrei-averlo” e me lo spruzza dritto in gola. Lo sento arrivare fino alle parti piu’ irritate. Sollievo… anche perche’ da allora e per 24 ore non avrei piu’ fatto un SOLO colpo di tosse (e che era? Gas paralizzante?! ;). Segue mascherina d’ossigeno che Nati dice porta la secchezza delle labbra (vero) ma che, ecco, mi ha dato una sensazione assai piacevole ragazzi :)

Passa il tempo, non so esattamente quanto perche’ non sono del tutto lucido. Inizio a esserlo progressivamente. Mi danno un po’ fastidio i due signori al di la’ del separe’ che chiacchierano come fossero in coda alle poste ma capisco che ognuno affronta a proprio modo il pre e il post operatorio e mi concentro sulle loro parole per portare via la mente e far passare il tempo. A un certo punto decidono di riportarmi in stanza. Si ripassa attraverso il passaggio di cui ho accennato prima. Altra sbattuta di zucca e questa volta l’elastico delle mie mutande ospedaliere, ormai quasi dissolte, si muove in un modo da portarmi un dolore fortissimo (amplificato dalla fase post anestetica). Un’infermiera si scusa e aggiunge che ho gambe molto sexy. Non ricordo il suo viso ma la ringrazio tuttora :)))

Il resto e’ un volo. La mia percezione del tempo e’ un po’ distorta, in quattro e quatro-otto sono al piano. Osservo i neon sul soffitto. Non c’e’ piu’ lo sdoppiamento. Dio, che bello!
Sento la voce di mia madre: “e’ sveglio?”. Le rispondo io e le dico che non ho piu’ lo sdoppiamento. Piu’ tardi mi raccontera’ che a quella notizia e’ rimasta un attimo fuori dalla stanza e ha pianto di commozione. Anch’io sono andato vicino piu’ volte al pianto.

Grazie, grazie, grazie per sempre!

Eccomi in stanza. Qui passero’ un pomeriggio a fare pipi’ nel pappagallo, a dormicchiare e a scrivere di nascosto messaggini agli amici. Non subito. Ora devo riposare. Mia madre resta un po’ con me e quando e’ sicura che va tutto bene va a prendere un caffe’ e poi fuori all’aperto a chiamare don Danilo e Natascia per diffondere la bella notizia.

Arriva la dottoressa a vedere me e il mio vicino. Sono passate ore dall’intervento, siamo nel primo pomeriggio inoltrato. Ha lavorato ore e ore eppure prima di andare vuole vederci. Spiega a lui cosa ha fatto per assicurare la riuscita dell’intervento e poi viene da me. Le dico che ha fatto un miracolo, che ha tolto tutto lo sdoppiamento, che la cosa e’ andata meglio di quanto anche lei immaginasse! Si emoziona ed e’ felice. Un medico cosi’ partecipe della gioia dei propri pazienti e’ raro da trovare.

Un brivido di sera

E’ sera. A meta’ pomeriggio mia madre e’ andata a casa. L’ho rassicurata io. Sto bene, non serve che stia tutta la notte e poi possiamo sentirci via cellulare (che miracolo… w chi li ha inventati!). Mi dicono che posso alzarmi per andare in bagno se ne ho bisogno. Apro gli occhi. Paura. Attorno alle luci vedo enormi aloni. Per un attimo temo che d’ora in poi la mia vista notturna sara’ cosi’. “ho guadagnato di giorno ma perso di notte”. Chiamo un’infermiera e spiego la situazione. Mi accompagnano (a braccetto, con delicatezza, il passo e’ incerto e la vista non aiuta) dalla dottoressa di turno. Chiedo se sa cosa ho subito al mattino. Certo, risponde. Sono decisamente ben organizzati. Mi visita. L’occhio sta bene e la pressione e’ perfetta. Mi prescrive un collirio cortisonico e la bendatura notturna. Chiedo se questo problema puo’ pregiudicare la mia dimissione il giorno dopo ma dice di no.

Un’infermiera si premura di spiegarmi come fare la pipi’ nel pappagallo senza vederci (non e’ difficile, devi solo infilare il pis…. li, nel pappagallo, lo senti col tatto). Non e’ giovane e neanche vecchia, era la tipica infermiera di una certa eta’ che ne vede tante e rassicura i pazienti con un po’ di ironia. Per mia fortuna notte tempo la benda si e’ staccata quel tanto da permettermi di andare al bagno guardando con la coda dell’occhio :)

Fame!

La notte passa tranquilla. Qualche parola col mio vicino, persona simpatica e avanti con gli anni, arrivato al terzo trapianto di cornea. Ridiamo sul trasporto “da bistecca”: anche se e’ stato operato pochi anni fa a Vicenza non aveva mai subito quella cosa. Parliamo delle nostre povere schiene: il tavolo operatorio non era duro ma i letti su cui ci troviamo lo sono e siamo a pezzi! Difficile dormire, anche a causa dei morsi della fame. La sera prima non ci hanno dato niente (“lo vomitereste”).

Arriva il mattino. L’alba. Vedo un po’ meglio della sera precedente e la cosa mi rassicura. Il tempo ora e’ lento: la fame e i dolori di schiena si fanno sentire. Scrivo a qualche amico, do’ una dritta al vicino su come avere piu’ campo. Arrivano gli infermieri e mi fanno togliere la benda (quasi completamente staccatasi, comunque). Fra poco la visita ma prima… caffelatte e croissant! I piu’ buoni di sempre! Sara’ stata la fame? Sara’ che non mangiavo da 36 ore? ;)

Visita. Pressione a posto. La dottoressa di turno mi prescrive la cura e mi dice di andare direttamente nello studio della dottoressa Franch per il controllo la settimana successiva. Il tempo di togliere il catere dal polso (e’ stato lasciato da ieri per sicurezza in caso di altre flebo) e potro’ uscire. L’infermiere che deve togliermelo, appreso che mi intendo di PC, mi chiede consiglio su che antivirus usare. Parliamo di quello (mi spiace Symantec, avete un cliente in meno, l’ho fatto passare ad AVG), di siti, di mestre.semplice, della parrocchia… e viene fuori che lui e’ un parrocchiano della chiesa dove stava prima l’attuale vicario di Carpenedo. don Marco. Mi chiede di salutarglielo.

Dimesso

Nel frattempo e’ arrivata mia madre. Ringrazia proprio quell’infermiere, che durante il mio intervento si era premurato di farle avere notizie dalla sala operatoria (l’intervento e’ stato breve ma l’attesa lunga) e andiamo.

Il mondo e’ diverso, e’ bello.
E’ piu’ buio perche’ il cervello deve abituarsi alla luce che etra in modo diverso e a causa dei colliri che scombussolano la vista. Mi ci abituero’ e tutto tornera’ giusto e normale. Mi guardo attorno. E’ tutto meraviglioso.
A Piazzale Roma ci aspetta Mario Carraro (Firmo non e’ potuto venire a causa delle targhe alterne) che ci accompagna fino a casa.

Sentendolo parlare mi nasce l’idea per una nuova cosa da fare in parrocchia.
Si ricomincia a vivere.

E’ il mattino di un nuovo giorno. Vedo poco come sempre ma e’ il “mio” poco, senza piu’ lo sdoppiamento dovuto a quell’iridectomia “troppo ampia” di settembre 1989.

22 febbraio 2007:
il secondo giorno di primavera

Grazie per sempre, dottoressa Franch e grazie a tutte le persone che mi sono state vicine e hanno condiviso le mie emozioni in quei giorni, in quelli precedenti e poi in quelli successivi.

Cercando tranquillita’

“sei allegro”, “non sembri neanche tu”, ha detto Manuel: oggi ci siamo rivisti per la prima volta dopo il mio intervento.

E’ vero: sto bene, sto bene, sto bene ma soprattutto ho deciso da un mese a questa parte di cambiare tante cose, di sistemarne, di cercare serenita’. L’ho fatto a volte sollevando un po’ di polvere accumulatasi da anni (e in alcuni casi agendo nel modo sbagliato ma trovando l’umilta’ di ammetterlo) e lo faccio tuttora, anche nel modo opposto: evitando proprio che la polvere si accumuli e non curandomi di cose che mi porterebbero solo discorsi…

Un tempo mi preoccupavo di piu’ nel vedere che chi mi stava attorno faceva cose imprudenti, informaticamente parlando. Un tempo alla supposta pretesa di dimostrare che questo o quello e’ bello e non crea assolutamente problemi avrei risposto con link su link di prove a dimostrazione delle mie affermazioni. Ora no, ora basta. Che la gente si incasini pure la vita se vuole, non e’ mica un problema mio :)
Il giorno che il PC non riparte piu’ lo riformattano e amen. Il giorno che i loro dati avran fatto il giro del mondo, se la prenderanno con Bill Gates (che non sempre ha colpe).

Ho una rubrica su un portale dove e’ la gente a cercarmi e chiedere consigli (che di solito segue). Ho una sfilza di cose da fare in una parrocchia dove mi ringraziano se segnalo un problema o do’ una dritta (stamattina ho installato Attachment extractor che ci facilita la vita – ah tutta la nostra posta e’ su Thunderbird – e ne son stati lieti).

Perche’ devo sgolarmi con chi non ascolta?
Perche’ devo preoccuparmi di dimostrare affermazioni che, per abitudine, faccio sulla base di fatti e info raccolte da piu’ fonti?

Attualmente mi preoccupo solo di avvisare gli amici di PoohForFans con cui chatto di non usare certi servizi che promettono la luna e intanto chiedono la password. A parte questo sto iniziando a fregarmene…. perche’ se dici per anni delle cose e la gente non ti ascolta, che motivo c’e’ di preoccuparsene? Meglio usare le energie per chi ascolta, per chi vuole ascoltare… :)

Chissa’, magari cambiero’ idea, ma per adesso mi sta bene cosi’… voglio vivere piu’ sereno e forse anche questa scelta mi aiutera’… per ora lo sta facendo!

Fotocamera digitale

La fotografia e’ stata una mia passione dell’infanzia.
L’informatica e’ una mia passione della vita.

Le due cose si possono fondere e ora che non vedo piu’ doppio la cosa e’ ancora piu’ fattibile. Cosi’ ho cominciato a documentarmi, leggere introduzioni alla fotografia, recensioni di macchine…

Escluse le reflex (non storcano il naso gli esperti: costano un occhio, sono troppo ingombranti e offrono cose che a un amatore che si ri-avvicina alla fotografia non servono realmente) mi sono orientato alle compatte di fascia alta e ho iniziato a leggere i listini. Per ogni prodotto che mi suonava attraente ho cercato una recensione su Google.

Ora l’amore e’ scoppiato per la Canon Powershot A710 IS! 7.1mp, meno della Canon Powershot A630 che ne ha 8, ha lo schermo LCD orientabile (ma a me servirebbe davvero?) pero’ ha lo zoom 4x e richiede 4 batterie. Questa ne richiede solo 2, ha lo zoom 6x (beeeello!) e la funziona di stabilizzazione immagine (questa e’ utile!) oltre a tante altre belle caratteristiche. Entrambe permettono di operare sia in maniera automatica sia impostando i vari parametri per ottenere determinati risultati e questo mi piace perche’ consente di “partire” in modo semplice e poi imparare e migliorarsi senza dover cambiare modello.

Che dite, c’e’ di meglio? Se si’, segnalatemelo nei commenti!

Intanto lascio un po’ di cuore su quella A710 IS…
Quasi quasi quasi…

Non siamo mai come i nostri sogni…

Il soggetto e’ una strofa di “Per te domani” e conclude con “spesso siamo molto di piu'”. E a volte molto di meno, aggiungo io.

Lo scrivo qui per me stesso, per ammetterlo a me e al mondo e per rileggerlo. Se mi feriscono, mi insultano ma piu’ ancora mi fan male a fondo, nei sentimenti e nelle amicizie, a volte reagisco male, a volte dico cose che fanno male, a volte faccio cose che fanno male e che poi non fanno certo stare meglio me per averle dette, anzi.

Ci sono delle persone che mi hanno ferito con i loro comportamenti. Persone che non cerchero’, stavolta (ho un liimite di dignita’). Pero’ per tutta risposta le ho ferite anch’io e ora quasi penso che per loro sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai incontrati. E’ andata cosi’. Ora vivremo. Mi spiace aver fatto del male perche’ alla fine il male fatto ferisce come quello ricevuto.

Cerchero’ di ricordarmelo.
In fondo anche questa e’ un’evoluzione nella ricerca di un nuovo equilibrio…

Ancora su pesi e contrappesi

Ieri dicevo che ero contento di quel che era successo in questi giorni in un certo posto. Il mondo puo’ non esserlo ma se e’ servito a qualcosa e’ stato giusto farlo.

Questa sera sono meno soddisfatto. Non degli altri: le persone hanno continuato per la loro strada, chi piu’ chi meno, alcune sorprendendomi, altri non sorprendendomi piu’ di tanto. Forse mi lascio condizionare troppo dai sorrisi e non noto i cambiamenti di fondo.

Ha certamente ragione l’amica che ho citato due post fa: a volte reagisco alle situazioni in modi che io per primo non vorrei. Detto questo, qualche volta ancora riesco a mettere da parte l’orgoglio per un motivo piu’ importante come il bene di qualcuno e cosi’, amara ironia della sorte, quando avviene cio’ che magari fino al giorno prima speravo avvenisse, non ne sono proprio lieto, anzi.

Forse devo imparare una volta per tutte che ai comportamenti negativi non si risponde con la stessa moneta, perche’ non da’ assolutamente soddisfazione o almeno non la da’ a me.

Comunque, comunque…
Ho sistemato un sito che dovevo aggiornare da tanto tempo. Un pensiero in meno. Speriamo che aiuti tutti (me per primo, a questo punto) a ritrovare il senso di una comunita’ che stava andando perduto.

Ad ogni modo con questo gesto e dopo gli eventi di questa sera io considero chiusa una fase e aperta una nuova. Perche’ alla fine dovremo restare uniti Tutti.

La bilancia

La vita a volte e’ come la bilancia di un fruttivendolo: si aggiunge un po’, si toglie un po’…

Ti da qualcosa, qualcosa di grande, qualcosa di meraviglioso. E allora sei sballottato dai pensieri e dalle emozioni. Non rivuoi la vita com’era prima, vuoi una vita piu’ serena, vuoi eliminare le fonti di stress e cosi’ prendi il coraggio a due mani e dici agli amici, quelli che frequenti da anni, cosa non va nel vostro modo di incontrarvi. Non cosa non va a te, cosa non va in base alle regole che vi eravate dati tutti assieme e che un tempo rispettavate.

Apriti cielo: il “babao” delle regole di convivenza comunitaria fa emergere l’anarchico/a che c’e’ ognuno. Aggiungiamo qualche polemica gratuita, qualche persona che non c’entrava nulla ma che sentendosi tirata in ballo (da polemiche gratuite) e pur ribadendo di non c’entrare niente, non risparmia la sua dose di confetti, e il gioco e’ fatto.

Dicevo: la bilancia della vita toglie e da. A un’amica che chiedeva com’era andata la mia giornata ho risposto cosi’: questa mattina son tornato in parrocchia. Da due giorni ho terminato i colliri. La vista va. Mi sento meglio, piu’ sicuro nel muovermi e sono davvero felice. Questa sera una persona mi ha riversato addosso tale e tanto odio che meta’ basta. Forse e’ piu’ di quanto altri abbian mai fatto.

Comunque a guardare l’insieme resto felice: per una sera tutti ci siamo controllati e il clima e’ stato piu’ sereno e godibile. E allora? Il bilancio? E’ positivo. Fa un po’ male ma e’ positivo. Nel grande schema delle cose lanciare una pietra nello stagno e’ servito. Il resto si vedra’. Di certo trovare un po’ di serenita’ in un ambiente a me caro da un decennio mi fa stare bene e fara’ stare meglio tutti quelli che ne fanno parte. Non cercavo solo la mia serenita’ ma quella della nostra piccola comunita’.

Il resto? Ripeto, si vedra’ e si costruira’ cercando, possibilmente, di rimediare OGNUNO ai propri errori e difetti…

Io intanto me ne vado a letto portando con me queste due frasi, che estrapolo anche a beneficio di chi non la pensa cosi’:

l’unica cosa che trovo smisurata a volte in te sono le reazioni (vero)
per il resto sei la persona piu equilibrata del mondo

Grazie, cara amica :)

Grazie per sempre, dottoressa Antonella Franch

E’ la prima volta, da quando sono tornato a vivere, che faccio cosi’ tardi. Prima Sanremo poi la voglia di creare una cosa che mi ripromettevo di fare da un paio di giorni…

Ed eccolo qui, il mio ringraziamento destinato a durare nel tempo per la mia oculista, la dottoressa Antonella Franch.

Chi segue il mio blog sa gia’ perche’ provo tanta gratitudine, agli altri consiglio un click e di leggere…

Commenti su Sanremo

Scenografia: bella! L’anno scorso c’era uno luogo buio e nero, neon stile musical, riflessi e poco piu’. Ora e’ tornata la scala e la struttura generale e’ proprio bella.

Presentatori: tutto nella norma. La Hunziker mi e’ piaciuta, soprattutto per la dedica iniziale alla figlia Aurora.

L’intermezzo comico di Cornacchione e’ meglio dimenticarlo cosi’ come il rap coi bimbi.

Veniamo alle canzoni. Da fan Pooh dovrei dire “Facchinetti ora e sempre” e in effetti lo dico, anzi sul forum PoohForFans ho cercato di esprimere un commento assennato (e’ il quarto), pero’… beh ci sono canzoni che apprezzo altrettanto e forse di piu’, nell’ordine quella di Cristicchi (Ti regalero’ una rosa), quella di Milva (The show must go on, e’ poesia mista a grandissima interpretazione) e la buffa, seppur un po’ banale e scontata, Paranza di Silvestri.

Domani sentiremo Albano e gli altri.

Naturalmente Sanremo si ascolta con La Gialappas su radiodue e naturalmente la RAI e’ cosi’ gentile da offrirci i video della registrazione da ascoltare e riascoltare.

Update:

Sto gia’ imparando a cantarla (fra me e me vista l’ora…). Questo pezzo mi piace da matti, per il testo e per come lo canta:

Gli artisti falliti hanno un sogno proibito
un teatro con fuori scritto “tutto esaurito”
e una nota sospesa con un’intonazione
che si alzi la sala e che esploda il loggione
o quant’altro ci sia per andarsene via
con tre o quattro persone di scorta
tra due ali di gente se non proprio per sempre
però almeno provarlo una volta

OK, OK… meglio dormire ;)

Va benone!

La prima visita di controllo e’ andata benissimo: l’occhio sta bene e la pressione e’ perfetta (14!)!

Colliri ridotti a due volte al giorno per una settimana, poi basta, restano solo i consueti contro il glaucoma come sempre. Prossimo controllo fra un mese. Direi che e’ tutto piu’ che OK!

Le reazioni della pupilla sono normali ed e’ solo questione di abituarcisi (ma credo e spero che come ha imparato a lavorare quando avevo 8 mesi reimparera’ ora, del resto ogni giorno va un po’ meglio) e la macchiolina probabilmente c’era anche prima ma non la vedevo a causa dello sdoppiamento.

I risultati dell’intervento sono superiori anche alle aspettative della dottoressa, che fra l’altro e’ stata tanto felice del piccolo omaggio che le ho fatto :)

Di medici ne ho conosciuti tanti nella vita.
Di medici che oltre alla professionalita’ mettono il cuore nel loro mestiere ce n’e’ pochi. Io ne ho trovata una e mi ha cambiato la vita da cosi’ a cosi’. E ora cerchero’ di usare al meglio quel che ho, per me per far del bene agli altri.

A chi mi legge, magari per caso, voglio dire una cosa: affacciati alla finestra e guardati attorno. Vedi bene? Hai un grande dono. Non sprecarlo!