Réunion Pooh 2023

Per me è sì.

Per me la réunion Pooh è un bene.

È un bene perché dal 2016 a oggi c’è stato il finimondo e adesso serve qualche certezza.

È un bene perché i Pooh sono sinonimo di lavoro serio e di qualità.

È un bene perché da soli non sono la stessa cosa che insieme.

È un bene per i fan più giovani, che non hanno mai provato l’emozione di correre davanti alla TV perché ci sono loro… o magari correre in uno stadio verso il palco, chissà…

I monumenti sono per i morti. I vivi possono cambiare idea e reinventarsi!

È vero, non ci sono più Stefano e Valerio ma non si può legare un sogno a due persone, pur meravigliose, e forse questo è stato il vero limite del complesso.

Red, Dodi e Roby, in ogni caso, hanno già cantato nuove canzoni. E poi chissà quanti testi scartati negli anni ci sono, da riscoprire con gli occhi e la sensibilità di oggi.

Certo, tutto è partito dallo strappo di Dodi che non si è comportato proprio bene di recente, però ora può nascere qualcosa di bello…

Mi dispiace solo pensare che fan e addetti ai lavori si divideranno su questa scelta (e sta già succedendo) invece di farsi prendere dall’emozione di vedere ancora suonare insieme i nostri idoli.

Sono stato testimone dell’emozione di giovani fan all’idea che i Pooh tornino a cantare insieme e tanto mi basta per essere felice di questa loro scelta.

Non andrà bene? Ci deluderanno? Aspettiamo di vedere quello che faranno, valuteremo poi.

Se il mondo finisse domani…

Ma se domani finisse tutto, come avrei vissuto? Cosa avrei dato agli altri?

Beh credo abbastanza. Soprattutto coerenza, che è una cosa che a tante persone manca.

Coerenza nelle scelte. Coerenza nel rispettare ciò che mi viene detto anche quando lo trovo ingiusto. Coerenza nell’esserci, o almeno provarci, per le persone a cui dico che ci sarò.

Senza cadere nella superbia, se il mondo finisse domani posso dire di aver speso abbastanza bene la mia vita.

Detto questo, ho ancora un po’ di sogni incompiuti quindi rinviate la fine del mondo, grazie!

Quanto tempo e quanti sogni…

Quanto tempo è passato e quanto mi sento emotivamente distante da un certo passato, un certo me, certi momenti e certe persone di “pomeriggi lontani di un attimo fa”, che poi se guardo bene non è un attimo ma sono decenni.

Sono contento di avere vissuto tutto perché ha contribuito a rendermi chi sono e al percorso ed i sogni che coltivo oggi.

Grazie al mio passato, grazie a voi persone di ieri, a chi mi ha stimato e a chi mi ha sopportato.

Il presente non è una passeggiata ma neanche il passato lo era, anche se i ricordi mantengono solo le parti belle degli attimi. La vita non è mai facile ma ogni momento, ogni esperienza, ci fa crescere e magari ci porta un passo più vicino ai nostri sogni.

E i miei sogni oggi sono in parte realizzati, in parte da far crescere, in parte da aspettare e poi ce ne sono di nuovi da costruire.

Il corvo e la farfalla

In un momento difficile mi è stata dedicata questa fiaba, che mi ha commosso e condivido, anche per tornare a rileggerla quando ne avrò ancora bisogno.

«C’era una volta un corvo ed una farfalla. Lui le disse “Sei cosí leggiadra ed elegante, io sono goffo e non abbastanza..” la farfalla gli sorrise “io mi posso trasformare esternamente, da bruco a farfalla e posso volare poco in alto. tu puoi es esplorare il cielo, e le tue piume nere brillano al sole. non aver paura di me che vivo un giorno solo, so godermelo. pensa a quanti ne hai passati ma quanti ne hai da vivere ancora sulle tue ali pesanti? avanti, c’è solo da scoprire” il corvo le sorrise e la farfalla volò via.»

Telegram premium

Ho deciso di supportare Telegram. Almeno per adesso, poi se le bollette di energia e gas voleranno, potrò sempre tagliare le spese non indispensabili. Per adesso rinuncio a qualche capriccio ipercalorico quando faccio la spesa su Everli. Preferisco sempre equilibrare le spese, non aggiungerne.

Perché ho deciso di supportarlo? Non per le funzionalità aggiuntive in sé, anzi personalmente non condivido il dare sticker extra a chi paga perché rende le persone non uguali e può fare male, soprattutto ai più giovani.

Però io Telegram lo uso e lo apprezzo. Ho moltissimi contatti, ci sviluppo bot per gioco o per la parrocchia, ecc…
Quindi sono ben felice di dare un contributo che permetta di mantenerlo gratuito, nel vero senso della parola, per tutti.

Anticipo la risposta a una domanda che potrei ricevere.

Perché do 5.99€ al mese a Telegram e non 6€ una tantum a tal app che garantisce la massima privacy?
Perché non so quanti dei miei contatti la usano. Se è come Signal, non ne vale la pena, per me. Avevo solo tre contatti. Tutte persone con cui parlavamo già su Whatsapp o Telegram…

Compleanno di giugno

Il titolo è quello di una canzone dei Pooh, leggermente modificato.

E a proposito dei Pooh, è stato bello leggere nel libro del mio amico Andrea Pedrinelli che anche i Pooh hanno affrontato liti e scontri anche accesi. Perché anche loro in certi momenti erano fragili, come tutti.

Sul palco fra le luci non si vede ma quaggiù siamo tutti fragili, tutti sbagliamo. Tutti ci facciamo prendere da tante cose.

E i Pooh hanno scritto parole anche per questi frangenti, così premi play, chiudi gli occhi e tornano alla mente tanti momenti di vita vissuta, vicina o lontana.

E quando sei in periodo di compleanno fai qualche bilancio. E sono sempre momenti tosti per le persone molto critiche ed instransigenti verso sé stesse.

E ti domandi se saprai buttare il cuore più in là. Dandolo sempre di più a chi ha bisogno, dal tuo parroco emerito ultranovantenne alle piccole pesti del Gomitolo e oltre.

Ti domandi pure se saprai tenerne un po’ per te e curarlo, che questi anni di paura da covid lo hanno inaridito.

E speri di essere capace di capire di più e prima cosa sentono e cosa vogliono le persone accanto a te, per non farvi più del male.

E speri. Perché di questi tempi anche la speranza è un dono.

Non è oggi ma domani ma è una notte di pensieri. E di cuore che vuole scrivere queste parole.

E infine, per le persone che non ho saputo capire o meritare e per quelle che credono che io possa odiarle…

…se avrai ali per guardare, se avrai occhi per volare, non dimenticarti di me…

Le Palme che non sento, purtroppo…

Oggi troppi auguri delle Palme che mi mettono a disagio, perché quest’anno io sento davvero poco tutto… La Quaresima, tutto…

Mi ero riavvicinato un po’ alla Chiesa, ai suoi riti, ma la loro gestione del Covid fa sì che non mi fidi ad andarci.

E inevitabilmente così mi allontano. E siccome la vita è piena di stress materiali, ho perso un bel po’ di spiritualità in questi anni.
Me la andrò a cercare da solo come ho fatto per tutta la vita, ma sarà necessariamente lontano dalle Messe.

Scelta miope della mia parrocchia, che pure quarant’anni fa trasmetteva le Messe in diretta radio. Ma don Armando voleva portare la Parola di Dio anche ai lontani, non pretendeva che tutti andassero fisicamente a Messa.

Non mi fido. Non mi fido di andare a un concerto in cui è richiesto il greenpass, figurarsi se mi fido ad andare a Messa dove non è richiesto niente e adesso non ci sono nemmeno più limiti di capienza. Dove si sta vicini, si prega, si canta e si toccano le stesse superfici.

Però sorprendentemente mi manca e sono convinto che se avessi potuto continuare a seguirla in qualche modo, avrebbe un po’ nutrito la mia anima.

È vero, a distanza non si può fare la Comunione ma il metodo che ha ottenuto la Chiesa (abbassare la mascherina, ricevere la Comunione, rimettere la mascherina) viola tutte le norme igieniche sull’uso delle mascherine. Quindi non so se in presenza la farei comunque…

Ed è vero, ci sono infinite messe trasmesse in diretta, ma non sono quelle del mio mondo, della mia zona, con le persone che conosco.

Pazienza, la spiritualità ha sempre trovato il modo di raggiungermi e io ho la ho sempre cercata. Magari con un po’ più di fatica ma continuerò la ricerca.

Tornerò a Messa quando il Covid sarà poco più di un’influenza, curabile con farmaci da banco, e non richiederà il totale isolamento che per me sarebbe un problema.

Edit

Noto che scrivere è sempre terapeutico. Mi sento più sereno e in pace col mondo dopo averlo fatto.

Stazione di Mestre

Sapere che la stazione di Mestre cambierà radicalmente da una parte mi rende felice, perché il nuovo progetto è magnifico ed effettivamente collegherà Mestre e Marghera e riqualificherà diverse aree.

Dall’altra però mi rende triste perché è come se un altro pezzo del mio passato, quello condiviso con chi non c’è più, se ne andasse. Il mondo va avanti e i ricordi restano indietro. Tutto cambia, tutto cresce, Mestre è già infinitamente diversa da quando ero bambino, ma anche da quando la percorrevamo io e mia madre fino a una decina di anni fa. E adesso cambia ancora e anche i punti fermi, come la stazione, mutano.

Tutto cambia e tutto è destinato a cambiare. E a pensarci viene un brivido di smarrimento. Poi ritrovi la serenità e pensi al bello. Perché si tutto cambia, talvolta in meglio, però  non ti allontani da chi hai perso ma ti avvicini, perché forse poi magari ci si ritroverà in un altro mondo. E ogni nostro giorno in più, ogni mese, ogni anno, ci avvicina a quel mondo. Chi non è credente (in qualsiasi Fede) non può capirlo, può pensare che questa sia una riflessione triste. Chi crede nella vita dopo la morte, invece, sa che siamo dentro a un percorso che ha un inizio e una fine, ma la fine non è l’annullamento, è solo cambiare stanza.

E allora diventa accettabile anche che il mondo cambi, che i luoghi del passato, quelli vissuti con chi oggi non c’è più, mutino aspetto e forma, perché tanto il ricordo non è la sola cosa a cui aggrapparsi, perché in futuro, fra (spero) tanti anni ci si ritroverà comunque, altrove.

Recensione di Symphony

Appena finito l’ascolto di Symphony, il player audio mi ha proposto “Invisibili” dall’album “Inseguendo la mia musica”. Inizialmente mi sono sentito in colpa perché la ho trovata più orecchiabile della versione inserita in Symphony. Ma non c’è nulla di cui sentirsi in colpa, perché semplicemente… lo è.

Symphony è un lavoro splendido ma fa meno uso della batteria e di altri stratagemmi che “aiutano” l’ascoltatore e contribuiscono a dare alla musica moderna la connotazione di “leggera”. Symphony richiede e merita un ascolto attento, non è musica da tenere in sottofondo mentre si fa altro.

Se ascoltato con il rispetto e l’attenzione che merita, Symphony regala emozioni speciali e fa volare l’anima. La seconda parte di Parsifal è qualcosa di incredibile. Finora è la parte dell’album che mi ha preso di più, assieme all’overture iniziale.

Ecco, se devo trovare un “difetto” è che avrei voluto più strumentali per apprezzare l’orchestra. Una versione dell’album solo strumentale sarebbe bellissima. Intendiamoci, adoro Roby e la sua voce mi regala emozioni da decenni, ma qui c’è un’orchestra fenomenale e a volte avrei preferito una sinfonia… puramente strumentale.

Però sia chiaro che sono valutazioni soggettive. Oggettivamente l’album è fantastico e ascoltando le parti vocali si fatica a pensare che a cantare sia un signore di 77 anni!

Belli i testi. Dopo una vita passata a cantare parole di Negrini e D’Orazio non deve essere stato facile per Roby affidarsi a un’altra penna, ma Maria Francesca Polli ha fatto un lavoro sensazionale. L’anno scorso “Cosa lascio di me” non mi sembrava tanto nel genere di brani di Roby. Quest’anno le nuove canzoni sono più vicine a ciò che ha sempre cantato.
Emoziona soprattutto “Che meraviglia”, che riprende una locuzione spesso usata da Stefano ed è a lui dedicata.

Una tirata di orecchie al mio Roby la devo però fare.
Le strofe di “Se perdo te” ricordano un pochino una versione lenta di “Se balla da sola”. Il ritornello però cambia totalmente, quindi prendiamola per una disattenzione innocente da chi ha scritto migliaia di melodie. Un po’ più grave, ma sicuramente un errore in buona fede, che alcune sotto-melodie del brano rievochino “Per la bandiera” degli Stadio.

E poi c’è “Grande madre” che i fan più appassionati già conoscevano già ma che adesso diventa un brano ufficiale. Musica di Roby e testo di Stefano, datata 2005. L’Ave Maria della voce italiana che più amo. Bellissima e toccante.
Fa pensare il fatto che chi ha avuto una vita sentimentale così lontana dai dettami della Chiesa sappia parlare della Madonna in modo così sensibile.
Che dire poi della prestazione vocale di Roby se non “wow”?

Symphony si chiude con lo strumentale “Respiri” che regala altre emozioni e fa venire voglia di “riavvolgere il nastro” e riascoltare tutto.

Grazie Roby, grazie davvero per questo capolavoro.

Voto 9/10

Recensione di Tik Tok

Salve, sono un boomer che sta provando Tik Tok :)

No, scherzo. Non ho l’età anagrafica per appartenere alla categoria ma soprattutto cerco di tenere la mente elastica e aperta a nuove esperienze, inoltre per le attività che svolgo ho molto a che fare con i giovanissimi e la possibilità di vedere il mondo dal loro punto di vista.

Comunque, spinto da tanti video divertenti, ho deciso di provare questo benedetto Tik Tok.
Mi sono detto che una risata è meglio che sopportare le ondate nefande di fakenews di Twitter.

Detto fatto, come scrivevo da bambino.
Un clic e l’app è nel mio cellulare. 62mb, bella pesante.

Mi chiede per prima cosa la data di nascita, e qui capisco che la protezione dei minori è limitata a quelli che non sanno effettuare la sottrazione $annocorrente – 13

Sfondo bianco accecante e caratteri minuscoli. Un altro filtro di accesso pare sia la vista. Procedo con lente di ingrandimento.

Inserire email o telefono. Si vede che avere una email ormai non è più di moda.

Email. Mi manda il codice. Lo inserisco e compare un indecifrabile avviso “Stai usando il nostro servizio troppo frequentemente”.
Mi faccio mandare un altro codice e lo scrivo più l-e-n-t-a-m-e-n-t-e. Funziona.
Qualcuno ha occupato il nome utente che uso ovunque. Cominciamo bene.

Mi decido su cosa inserire e procedo. Bene, account creato.

L’app continua a illuminare lo schermo come un faro nella notte. Non è possibile utilizzare un tema scuro o ridimensionare i caratteri. Sarebbe già una buona ragione per disinstallarla ma procedo. Io cerco qualche risata e magari i video si vedranno meglio.
Imposto un paio di cose di privacy, inserisco il mio avatar abituale e aggiungo qualche contatto.

Prima nota positiva. Un paio di piccole pesti che conosco bene non compaiono fra i contatti importati e non possono essere cercate o aggiunte. Devono seguirmi loro e solo dopo le posso seguire io. Ben fatto Tik Tok, la trovo una misura saggia.

Altrettanto mi piace la possibilità di rendere privata la lista delle persone seguite. Tuttavia l’opzione è monca perché è comunque possibile vedere i follower di un account.

Sull’accessibilità Tik Tok sorprende. Pur avendo un’app oscena, almeno su Android, permette di escludere animazioni e video con contenuti che possono dare fastidio alle persone con epilessia fotosensibile. Bene.

Belle le voci delle impostazioni per fare pulizia. “Libera spazio”. Più chiaro di così…
Si vede che l’app è pensata per un pubblico giovane con cellulari mid-range sempre pieni.

Il tutorial iniziale mi accoglie con un video che dovrebbe far ridere ma si chiude con una bestemmia. In generale c’è tantissima volgarità e le bestemmie sembrano essere considerate accettabili. Non ho ancora trovato un modo per escluderle e sono un altro fattore che rende il mio giudizio piuttosto negativo. Mi domando se l’esperienza dei più giovani sia migliore. Con quel che vedo inoltrare dalle pesti di cui sopra ne dubito, ma mi accontenterei almeno di stare senza bestemmie.

La visualizzazione dei video è più fruibile delle impostazioni e sembra usare un tema scuro. Peccato che quando si passa alla pagina degli account degli altri o delle impostazioni torni il faro nella notte. Non sarà facile interagire. Non per me almeno.

In pochi minuti trovo qualche account familiare e me ne vengono suggeriti altri simili. Ammetto che ho scoperto e seguito vari account molto piacevoli e che li ho subito cercati anche su Instagram, in modo da non perderli se dovessi infine decidere di disinstallare Tik Tok.

Sorpresa. I video si possono condividere direttamente e anche salvare nel proprio dispositivo senza bisogno di trucchi o app esterne come con Instagram.
Idea semplice ma geniale di Tik Tok per farsi fare pubblicità gratuita dagli utenti, visto che alla fine di ogni video viene aggiunto il nome utente di chi lo ha creato ed il logo dell’app.

I video che si trovano vanno dal professionale all’improvvisato. Abbondano i piccoli trucchi di marketing del tipo “ti svelo quello che non vogliono che tu sappia”.

Soprattutto mi rendo conto che questo modello di comunicazione produce contenuti per chi ha una soglia di attenzione molto bassa e che è facile abituarsi a conoscenza e svago in pillole.
Poi mi viene in mente che da 9 anni uso Twitter che prevede contenuti ancora più brevi e mi dico di non ragionare da boomer :)

All’interno dell’app io non vedo alcuna pubblicità ma forse è merito di Pi-Hole (nel caso, si può ottenere lo stesso con i DNS di AdGuard).

Fin qui Tik Tok mi ha dato diverse cose che non volevo ma anche contenuti divertenti e piacevoli. L’app Android è oscena (mi dicono che su iOS almeno il tema scuro c’è) però ha funzioni sorprendenti.

Mi riservo un giudizio complessivo, anche dal punto di vista sociale e pedagogico, ma per il momento lo tengo installato.

PS: se volete, seguitemi! Trovate il collegamento nel menu.

Una canzone per me e mia madre

Qualche giorno fa era l’11 settembre, il ventesimo anniversario di quell’11 settembre.
Ho confidato alla mia carissima amica Claudia (no, non la persona di Roma già citata in questo blog in passato, un’altra Claudia altrettanto cara) che lo stavo vivendo con tristezza, per il silenzio che c’era in casa mia rispetto a quel pomeriggio di vent’anni fa.

Lei è stata tenera come è sempre. Le sono bastate poche parole per regalarmi serenità. Poi sono passati i giorni…
Ieri sera mi ha raccontato che quel messaggio le aveva ispirato una canzone e si è tuffata a scriverla.

Con mille timori (“sono partita dal messaggio che hai scritto tu però ci ho messo più del mio credo anche perché non so come tu ti sentissi in quel momento? quindi se è indelicata o altro scusa?“) me l’ha presentata come si presenta un pulcino appena nato.

Oggi c’è molto più silenzio
e anche il televisore è spento
ma la tua voce nel mio cuore
non si è spenta mai.

Forse ti penso un po’ di più
e il cielo è sempre meno blu
ma tu portavi il sole
anche durante la pioggia

Adesso scende sul mio viso
che ha inciso il tuo amore
ricordo quando lo cullavi
ma adesso è troppo tardi.

Rit.: Vorrei sapere se nel cielo si respiri un po’ meglio
e se tu sia l’angelo più bello
come avevo detto, e anche disegnato
eri in mezzo al mare con l’animo annegato.

Vorrei sapere se soffrire abbia avuto un senso
e se le notti in ospedale abbiano preso luce
se la morte è come un fiume
e tu ora stai nuotando
o mi stai pensando.

Vorrei che fossi ancora qui.
vorrei che fossi ancora qui.
vorrei che fossi ancora qui.
vorrei che fossi ancora qui.

Alcuni fossi non li superi mai
alcuni fossi non li superi mai
alcuni fossi ti restano dentro e ti mangiano vivo
io ti penso sempre, come da bambino.

Oggi è l’11 settembre
20 anni fa, avevamo lo sguardo assente
sul divano in preda al panico
pensavamo ai corpi in bilico.

E ci chiedevamo
come sarebbe stato
chiudere gli occhi e non riaprirli più
un po’ come dormire, ma senza sognare
adesso lo sai e questo mi fa male
e un pezzo di legno ti fa da tetto
resti immobile e hai sempre freddo
forse non senti niente,
forse non sei più niente.

Rit.

Io ti aspetterò
ti aspetterò
ci rincontreremo ancora
in qualche altro universo
dove sarò lo stesso.

io ti aspetterò
ti aspetterò.
il televisore è spento
ma il tuo ricordo no.

C’è un po’ di me, un po’ di mia madre e un po’ di Claudia in questo testo, che secondo me non ha scritto da sola ma con un aiuto dal Cielo. Gliel’ho detto e ho aggiunto che mi ha commosso profondamente il suo gesto e la sua dolcezza. Al punto che voglio conservare questa canzone nel mio blog. Un posto che frequento poco di recente ma che desidero sia testimone di questo meraviglioso dono da un’amica che tanto cerca di dare agli altri.

Grazie Claudia, per questo e per molto altro.

Avventure di un quarto di secolo fa…

25 anni e un giorno fa oggi completavo la prima versione pubblica di un programma per la piattaforma Amiga che mi avrebbe cambiato la vita.

Si chiamava HTTX ed era un convertitore da HTML a testo utilizzabile da linea di comando. Aveva un sacco di opzioni creative come la conversione in ANSI.

Ebbi la fortuna di entrare in contatto con lo sviluppatore di AWeb, allora e a lungo il miglior browser per Amiga. Il mio convertitore venne incluso nella distribuzione ufficiale del programma. Non ci guadagnai niente economicamente (solo una copia originale del CD di AWeb spedita dal Canada) ma come esperienza fu fenomenale, anche perché da lì fu facile diventare betatester delle nuove versioni. Ricordo la curiosità e l’emozione quando, ogni lunedì, la mail impiegava più tempo a scaricarsi perché c’era la nuova beta allegata. Spesso conteneva correzioni di bug trovati da me e nuove funzioni che avevo proposto io!

Poi AWeb venne incluso nelle nuove versioni del sistema operativo di Amiga 3.5 e 3.9 e con esso il mio programma. Anzi, quelli che ormai erano gli amici di AmiTrix (il distributore canadese) mi fecero anche entrare nel team di betatester delle nuove versioni del sistema operativo!
Anche lì, nessun guadagno ma il primo NDA della mia vita ricevuto per posta, compilato e spedito via fax dal tabaccaio vicino casa, orgoglioso che un “ragazzo” che aveva conosciuto bambino facesse “cose importanti e segrete con i tedeschi“. Giacché la Haage & Partner, cui era stato affidato lo sviluppo, era tedesca.

Mi trovai così a dialogare e collaborare con alcuni dei geni che avevano creato l’OS del computer che avevo amato sin dall’adolescenza!
…e pensare che tutto era partito da un programma in AmigaE scritto per necessità personale.

Quando nel 2005 ho abbandonato definitivamente Amiga ho rilasciato HTTX e tante altre piccole cose con licenza GPL, quindi se lo volete è tutto vostro. Oggi esistono compilatori E per tutte le piattaforme.

Tuttavia la storia di HTTX non si limita a una splendida avventura informatica ma ha un lato umano che per me vale anche di più.

Rilasciai HTTX come freeware, cioè gratis, ma con l’invito a chi lo avesse trovato utile a fare una donazione a un’associazione che si occupava di aiutare i bambini in difficoltà. Ricordo come fosse ieri l’email di un signore che mi ringraziava per il programma e mi comunicava che aveva fatto una donazione a un’organizzazione che dava coperte e cibo ai bambini di strada di San Pietroburgo. Sì, perché ancora a fine anni ’90 (e forse tuttora) in quella città c’erano bambini che vivevano per strada e nelle fognature…

Pensare che il tempo speso a immaginare e programmare HTTX avrebbe portato sollievo a qualcuno di quegli angioletti mi diede e mi dà tuttora una grande emozione.

30 dicembre 2016, io c’ero

Il 30 dicembre 2016 io c’ero. Non di persona. Di persona ero stato con due amici a novembre, a Padova. Io c’ero, in una delle migliaia di sale cinematografiche che trasmettevano la diretta del concerto, ricevendo il segnale via satellite da Bologna. Una novità per l’Italia, un altro primato dei Pooh dopo essere stati i primi in Italia a usare il sintetizzatore Moog (quello che si sente all’inizio di “Noi due nel mondo e nell’anima”), i primi in Italia a usare i laser ed i fumi nei concerti, i primi in Italia a suonare nei teatri e poi negli stadi, ecc…

Io c’ero ed eravamo in tanti, di tutte le età, dai piccoli agli adulti, ai più anziani. E cantavano tutte le canzoni, anche stonando, anche sbagliando le parole… Un mio vicino di poltroncina era con la fidanzata, che gli dava un pugno sul braccio se sbagliava una parola! Eravamo tutti fratelli, tutti amici, in quell’atmosfera serena dei concerti dei Pooh che ho conosciuto per tutti gli anni in cui ci sono andato, soprattutto nei pomeriggi d’estate, sotto il sole, davanti al palco, mentre i tecnici finivano di montare gli strumenti.

Io c’ero, quel 30 dicembre. E c’era con me un’amica, non fan ma che avevo invitato per passare una serata diversa. Ogni 2×3 le mandava messaggi una sua collega di Bari ultra fan, anche lei in un cinema della sua città, che commentava le canzoni e non faceva che dirle “Ti sei emozionata? Ma quanto è bella questa? Ma che meraviglia quel primo piano con gli occhi azzurri di Roby!” i fan dei Pooh sono così. Hanno il dono di avere scoperto un tesoro, anzi quattro, anzi cinque tesori, e vogliono condividerli con tutti.

Io c’ero e quando le note di “Traguardi” hanno iniziato a sfumare e il cinema ha riacceso le luci, non mi vergogno di dire che avevo gli occhi umidi.

Io c’ero ma quella volta non avevamo la fortuna di pensare “Ancora fra un anno”, titolo della canzone storicamente usata per la fine di ogni spettacolo. Quella volta finiva una storia. Ma non la loro musica, che oggi emoziona anche chi non li aveva conosciuti prima.