Di quale realta’ parliamo?

Tony Renis da decenni guadagna qualche lira ogni volta che qualcuno interpreta la sua “Quando quando quando”, per non parlare di tutti gli altri brani che ha scritto. Si direbbe quindi che non abbia ne’ avra’ problemi economici.

Bene, vederlo ieri in tv, circondato da altri volti noti, invocare con faccia serissima e l’estensione del decreto Urbani alla musica per fermare la pirateria mi fa capire come ormai ci siano persone lontane dal mondo nostro, di chi che vive, lavora e guadagna in base a cio’ che FA e FARA’, non a cio’ che HA FATTO.

Renis vuole che chi scarica una canzone sia indagato e condannato a pene severississime. Verdone vuole che siano messi dei “paletti”. Tutti parlano di grave crisi (del cinema, della musica…) accusando la pirateria via Internet (e ieri i videoregistratori, l’altro ieri il noleggio, il giorno prima i radioregistratori…). Il tutto mentre i film incassano miliardi e gli artisti pure…

Chissa’ se invece iniziassero ad accettare di guadagnare meno come andrebbero le cose. Era stato proposto: “riduciamo il cachet dei cantanti per ridurre il prezzo dei dischi”. Niente da fare.
I cachet non si toccano, come anche il concetto del “diritto d’autore”, assurdita’ che avrebbe un senso solo nel breve periodo per tutelare lo sfruttamento commertciale di un’opera, ma che ormai e’ stato snaturato e trasformato in un metodo per generare guadagni a vita e oltre.

Un esempio? Pensate a quanti celebri artisti sono morti (De Andre’, Battisti, Bertoli… per citare i primi che mi vengono in mente). Eppure le loro canzoni restano tutelate da copyright e per ogni pubblica esecuzione (dischi venduti, passaggi radio, cover, feste, ecc…) la SIAE riscuote i diritti d’autore. Ma che senso ha, scusate?! Gli autori sono morti! Perche’ altri devono guadagnare su cio’ che hanno fatto?!

Se ora fossimo a un dibattito illustri signori mi spiegherebbero punto per punto perche’ ho torto e perche’ invece e’ giusto che funzioni cosi’.

Daccordo, se funziona cosi’ (e visto che voi avete il cortello dalla parte del manico, come dimostra la prima stesura del decreto Urbani) teniamoci questo mondo. Pero’ almeno abbiate il buon senso di non invocare leggi che annullano i diritti costituzionali e costringono i dipartimenti della polizia normalmente preposti alle indagini su temi ben piu’ seri a occuparsi invece di ragazzini che scaricano una, due, cinque o dieci canzoni o nostalgici che invece di girare per fiere dell’usato si scaricano qualche disco fuori catalogo.

E per favore, non inviate letterine alle scuole di ogni ordine e grado come fa la RIAA in USA, perche’ illustrare i “danni della pirateri” ad un mondo in cui c’e’ chi guadagna per cose fatte tot anni fa da qualcuno che magari e’ anche morto o che uno per quarant’anni incassi per XX note messe in fila mi appare assai poco educativo.
Che valori diamo ai ragazzi? Quello che se azzecchi una canzone sei sistemato a vita e fai piu’ soldi di un operaio che lavora 10 ore al giorno in fabbrica per mantenere la famiglia?

L’arte e’ sacrosanta ed e’ giusto proteggerla, ma senza perdere di vista il senso della realta’.

Mentre concludo questo post mi viene in mente l’enorme villa sul Sile del pur da me stimatissimo Red Canzian dei Pooh. Poi penso a tutta la gente normale che ascolta le sue canzoni, magari in piedi su un autobus al ritorno da otto ore di lavoro o in cucina da una cassetta di vent’anni fa ormai consumata. Gente che dovrebbe ricomprarsi tutti i CD oggi e i DVD domani? Gente che dovrebbe pagarsi le suonerie? Gente che se vuole i testi da cantare deve comprare il libretto? Gente che deve acquistare gli spartiti, i midi, i karaoke…

Comunque pare che il ministro Urbani abbia fatto marcia indietro e ora non voglia sanzionare chi scarica ad uso personale. Vediamo se c’e’ il trucco. Se non c’e’, credo che a breve le major insorgeranno…