Reinventare la ruota e la vita che si ripete

Nel 1987 in Italia pochi pionieri chattavano. lo facevano tramite i rudimentali servizi di comunicazione del Videotel, all’epoca fratellino brutto del Prestel inglese. Le chat erano collettive, cioe’ si parlava tutti insieme e si formavano vere e proprie comunita’ con le proprie regole, alcune imposte dall’alto, altre nate nell’ambito della comunita’ stessa.

Negli anni e per una serie di interessi il Videotel prese la strada d’oltre alpe e divenne il fratellino brutto del Minitel francese, prendendone i lati negativi e quasi nessuno di quelli positivi.
Uno degli aspetti della trasformazione, oltre all’impennarsi dei costi, fu la nascita delle “messaggerie” e la transizione dal dialogo collettivo a quello singolo, fra tizio e caio.

Parallelamente si diffondeva la telematica amatoriale fatta di dialoghi “in differita” tramite le conferenze della rete Fidonet e di tutti i suoi piccoli cloni. Anche in questo caso i dialoghi erano collettivi e l’ordine era mantenuto da una serie di regole imposte ed auto imposte all’interno della comunita’.

Gli utenti di tutti questi sistemi sono lentamente confluiti in Internet a partire dalla meta’ degli anni ’90, quando la Rete da realta’ scientifica e accademica e’ diventata business commerciale. Da una parte i reduci del Videotel, dall’altra chi veniva da Fidonet e scopriva la possibilita’ di un dialogo piu’ rapido, se non addirittura in tempo reale, al costo di un’urbana dell’epoca (molto inferiore al Videotel e pari ai costi di collegamento alle BBS, cioe’ le banche dati amatoriali)

Anche in Internet il dialogo storicamente avveniva in forma comunitaria. Certo esisteva ed e’ sempre esistita l’email, ma qui ci si riferisce alle altre forme di contatto piu’ diretto e informale.

All’inizio dunque gli utenti Internet sperimentavano chat con centinaia di migliaia di persone, prevalentemente tramite IRC; per un breve periodo sfruttata anche da alcuni netcafe’, esperimento multimediale di meta’ anni ’90 superato dalla nascita dei veri e propri Internet point che danno piu’ autonomia all’utente.

Anche attorno a queste reti (IRC non e’ il nome di una chat ma di un protocollo creato nel 1988. Oggi esistono decine di network diversi che lo sfruttano) nascevano comunita’ e gruppi di utenti, con regole, limiti e naturalmente anche problemi. Solo che dai problemi puo’ derivare la crescita: migliorie nelle regole, fusioni, diversificazioni, nuove comunita’ e via dicendo.

Purtroppo negli ultimi anni anche in Rete e’ un po’ cambiata la mentalita’. A usare le chat comunitarie (IRC e non solo) sono gli appassionati piu’ competenti, quelli che in un modo o nell’altro sanno che tipo di esperienza cercano in Internet. Si tratta tuttora di centinaia di migliaia di persone, ma meno delle “grandi masse”. Molti , vuoi per moda, vuoi per difficolta’ nell’accettare certe norme, preferiscono soluzioni piu’ individualistiche. Si assiste cosi’ all’esplosione dei servizi di messaggistica istantanea dove migliaia di persone creano il proprio gruppo e, salvo rari casi (giocoforza), dialogano singolarmente, senza limiti ne’ regole. Del resto non si tratta piu’ di una comunita’ ma di un rapporto a due. Ne hanno risentito anche le aree di discussione Usenet, sistemi di dialogo simili alle storiche conferenze Fidonet e ora frequentate maggiormente dagli utenti di vecchia data che dai nuovi.

Il problema e’ che queste persone disimparano le regole di una comunita’, reale o virtuale che sia, ritenendo che sia sempre normale e lecito agire come si fa sull’IM. Eppure se esco con gli amici faccio parte di un gruppo e devo rispettare le regole, non scritte, che rendono il gruppo una compagnia e non un insieme di estranei. Cio’ dovrebbe valere anche in Rete ma rifiutando le Comunita’ se ne perde la concezione e il fatto di chattare da casa propria rende piu’ difficile concepire che al di la’ del monitor vi siano persone con idee differenti ma meritorie del nostro rispetto.
Per i giovani l’illusoria speranza che la Scuola trasmetta certi valori (anche la classe e’ una comunita’) si infrange contro i video che circolano in Rete…

In realta’ ovunque ci sono regole non scritte da rispettare e crearsi il proprio piccolo universo dove agire come meglio si crede puo’ portare solo problemi a se stessi e agli altri. Credo che questi problemi saranno sempre piu’ visibili nel prossimo futuro. Per un buffo effetto “onda di ritorno” molte persone hanno iniziato a sentire il bisogno di “Comunita’” dopo tanto individualismo e invece di guardarsi indietro hanno cercato nuovi servizi ed esperienze.

Non parlo dei blog perche’ per molti si tratta comunque di una forma di utilizzo individualista della Rete: io esprimo il mio pensiero e al limite tu puoi commentarlo. E’ ben diverso dalla partecipazione alle vecchie conferenze Fidonet, ai gruppi Usenet o anche ai forum, dove ogni contributo in linea teorica ha lo stesso valore. Nei blog c’e’ un “io” e un “voi”, non un “noi”.

Mi riferisco invece ai giochi online (World of Warcraft su tutti), ai Social Network (Orkut, Facebook, MySpace, ecc) e a mondi virtuali come Second Life e i suoi cloni.

Mi chiedo tuttavia come persone ormai abituate (o peggio che non hanno mai visto altro) all’uso prettamente individualistico della Rete (“io decido con chi parlare”, “io decido come parlare”) riusciranno a rapportarsi a comunita’ che in quanto tali hanno regole, sia imposte sia sentite inconsciamente dai membri. A ben vedere anche nei social network c’e’ la lista degli amici e basta un clic per escludere chi non e’ affine alle nostre idee e gusti, pero’ visto che lo scopo e’ “socializzare” scegliere quell’opzione e’ assurdo…

Ritengo che molti dei problemi di cui soffrono tanti utenti (virus, attacchi informatici, liti nei forum che finiscono in tribunale, scherzi con code spiacevoli, ecc) siano da imputare alla mancanza di una cultura della Comunita’.

Certo le regole di Fidonet erano severe e le regole di molte realta’ Internet (gruppi Usenet, liste moderate, forum) fanno storcere il naso e spingono a protestare anche in modi accesi (l’ho fatto molte volte anch’io, non sono solo capace di “dettar regole” nei servizi che gestisco ;) ) ma ritengo che la totale assenza di regole e sia la seconda cosa peggiore al mondo, suyl web e fuori.

E la prima?
Non avere una comunita’ di riferimento, un luogo in cui non conto “io” come singolo, contiamo “noi”. Un singolo po’ fare, dare e ricevere certe cose. Una comunita’ ha molto piu’ da offrire a chi ne fa parte e, talvolta, anche agli altri.

Per questo io sono rimasto fedele a certi principi, comportamenti e mezzi di dialogo. Non rinnego le novita’ (sistemi di messaggistica istantanea) ma cerco di non farmi trasportare dalla corrente.
Non e’ sempre facile e si sbanda con un nonnulla, ma se si riesce a mantenere la rotta e l’equilibrio, oltre a potersi congratulare con se stessi per essere persone coerenti, si puo’ trarre l’infinito benessere che una comunita’ pio’ dare, sia essa un club, una parrocchia, un’associazione di volontariato o un gruppo di amici che si ritrova online per comunicare e sostenersi nel momento del bisogno.

Pessimismo e fastidio… ORBITale

Orbit Downloader e’ un signor download manager: gratuito, veloce, piccolo, ben integrato nei vari browser, con supporto per il download di streaming e di filmati e file audio integrati nelle pagine (YouTube, MySpace, ecc…).

Era ed e’ una delle applicazioni che consiglio a tutti, solo che questa notte ho scoperto un particolare sgradevole: la lista degli URL scaricati viene inviata al sito. Per motivi statistici e funzionali, dicono.

OK, legittimo, avrei voluto saperlo dagli autori. Mi basta poter disattivare l’opzione e non ci penseremo piu’.
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Non si puo’? OK, finche’ non aggiungeranno l’opzione (e vista la reazione degli utenti non dovrebbero tardare molto…) ho aggiunto questa bella linea al file c:\windows\system32\drivers\etc\hosts

127.0.0.1 obdl.rep.orbitdownloader.com

Associa all’IP locale del PC l’indirizzo usato dal programma per comunicare, rendendo di fatto impossibile la trasmissione dei dati.

Detesto questo vizio dei programmi di “chiamare casa”, anche per ragioni lecite e garantendo la massima privacy. Io devo sapere cosa fai e autorizzarti, altrimenti decade (o per lo meno si incrina) il rapporto di fiducia verso l’autore.