In questi giorni ho postato poco perche’ non sono stato bene, ne’ fisicamente (una bella influenza dopo tanti, tanti anni), ne’, poi, emotivamente.
L’influenza e’ arrivata con tutti gli optional: crisi di brividi notturna che non auguro a nessuno con impennata di febbre da 36.2 a 38.2 in 2 minuti, tosse, naso chiuso, ancora tosse… Ora va meglio, grazie soprattutto ai cari vecchi vapori che sciolgono il raffreddamento e da soli fanno piu’ di tante medicine.
Poi c’e’ il lato emotivo. Io sono impegnato a dar coraggio agli amici, a far siti sulla speranza, ad aiutare, ma a volte (poche in 32 anni, in fondo) dimentico tutto e fatico un po’ a convivere con i limiti che questi 3/10 di vista mi danno, primo fra tutti non poter nemmeno sognare di avere un’auto mia e quindi conquistare un minimo di indipendenza in una nazione ove i servizi pubblici fanno pena (bisognava pur costringere gli italiani a comprarsi l’auto, no?). Ma e’ un momento, poi passa, poi mi ricordo cosa ho, gli amici, una sensibilita’ che forse non avrei se non avessi conosciuto la sofferenza… Solo che a ‘ste cose non penso quando sto male. Ci penso dopo, quando permetto al cervello di trovare una via d’uscita. E quando cio’ accade mi chiedo perche’ non ho ragionato prima di abbattermi. Va beh, ora sapete anche questo di me…
Chissa’ perche’ lo scrivo, c’e’ chi direbbe che sono fattacci miei. Vero, ma scriverli sapendo che altri li leggeranno obbliga a razionalizzare gli stati d’animo e cio’ permette di fare ordine nella propria mente. Credo… oppure sono matto… ;-)