Luce nell’oscurita’

La prima grande emozione legata al mio viaggio a Comano Terme dell’anno scorso e’ stata il trovarmi “improvvisamente”, all’uscita da una galleria ferroviaria immerso fra montagne verde. Era il primo settembre, c’e’ stato il sole da Mestre a Trento. Un vero meraviglioso spettacolo e nonostante il viaggio sia stato assurdamente lungo e con tanto di cambio (in fondo la mia meta era a 122km da qui), i panorami e la serenita’ che trasmettevano hanno ripagato la fatica. Pensare che bastavano un biglietto e un paio d’ore di viaggio per riprovare certe emozioni e’ stato bello e mi ha fatto rimpiangere di non averlo fatto prima.

L’emozione piu’ grande e inattesa pero’ era un’altra e l’avrei vissuta nello spostamento da Trento a Ponte Arche: trovarmi di nuovo, come da piccolino, in quell’affascinante e secondo me ardita creazione umana che e’ una… galleria finestrata!

Entri in un tunnel buio, si susseguono i fari arancioni che nelle gite con la scuola da bambini ci vedevano immedesimarci nei vari Actarus e Tetsuya che uscivano da tunnel similmente illuminati per congiungersi ai loro robot e iniziare la battaglia contro il mostro di turno.

In questo caso pero’ l’emozione a sorpresa e’ un’altra e altrettanto forte. Svoltata una curva ti si presenta la luce di lato. Ampie finestre danno su una valle, su panorami di verde natura. Per me e’ sempre stata una grande emozione e un momento bello ma che finiva troppo in fretta.
Cosi’ l’anno scorso. Riviverlo a decenni da quelle gite e quei viaggi in montagna e’ stato cosi’ bello che ho iniziato a cercare di documentarmi e vedere immagini di gallerie simili, ora che ho l’immensa mole di informazioni offerte dal web a portata di dita.

Poi qualche mese fa Google ha inserito nel suo Street View una quantita’ incredibile di foto a 360gradi di quasi ogni localita’ italiana. Dopo aver girato per la mia citta’ e ritrovato case di amici e parenti anche lontani, mi e’ venuta l’idea di andare a vedere se per caso c’era proprio quella galleria, di cui per altro non ricordavo la localita’ precisa. Ho cosi’ tracciato il percorso Trento-Ponte Arche e… eccola qui… con tanto di neonato link breve g.co riservato ai servizi di Google, bello!

Godetevela, ci sono un po’ di foto prima e dopo la posizione che ho linkato. Forse la mera foto non fa lo stesso effetto dell’emozione che mi suscita il ricordo, ma resta secondo me una cosa bellissima da vedere o scoprire, per chi non ne ha mai vista una. Quindi, grazie Google per questa… cartolina virtuale ;)

Frammenti di un ricordo: Joe Temerario

Primi anni ’80. Anni di viaggi.
10 ore su una Fiat 126 da Mestre al Cilento con mia madre.
Andata e ritorno. E al ritorno si devia per l’Emilia e si vanno a trovare i parenti di San Marino. Stanchi morti, zombie, arriviamo, ceniamo e dormiamo.

Mattina di sole sul terrazzo davanti la cartiera. Radioregistratore (all’epoca il mio oggetto del cuore), tavolo di legno, colazione nel fresco della collina emiliana. La radio passa “Joe Temerario”, la mia canzone preferita dell’epoca. Un parente si avvicina, saluta, sente la canzone e preferisce lasciarmela ascoltare.

Pace, serenita’, bei ricordi che oggi tornano.
Mille anni dopo ascolto Radio Bella&Monella in streaming. Joe temerario e’ nella mia media library ma sentirla arrivare per caso, richiesta da chissachi’, rievoca momenti di 25 anni fa che mi piace mettere per iscritto.

EDIT un po’ di tempo dopo: “La colegiala”?! Ma ditelo che volete farmi ricordare quegli anni! :)

CoMPuTer CaPriCCio

Gironzolavo su YouTube in cerca di video vecchi e ho ritrovato il brano di Alberto Camerini che segno’ gli anni ’80: Computer capriccio.

Ho avuto alcune fortune: nascere nel 1971 e godermi da bambino, in “prima tv” l’arrivo e il successo di centinaia di anime giapponesi, senza orari ne’ censure.
Poi nei primi anni ’80 videogame, arcade, home computer, telefilm come Supercar e Automan… e canzoni come appunto Computer Capriccio.
C’era un’atmosfera che non vi dico. Non avevamo Internet ne’ i cellulari: non esistevano! Era tutto nuovo e la realta’ si fondeva con la fantasia cosi’ usare Hyper Olimpic al bar della spiaggia ti faceva sentire come Micvheal di Supercar… e fare piccoli programmi in basic non vi dico!

Ecco, a risentire queste note mi chiedo cosa penserebbe il Gabriele del 1983 vedendo tutto questo: una linea da 512k/s da mezzo mondo, col C64 senza trucchi caricava giochi da 8k in 10 minuti dal registratore a cassette; email per scrivere e ricevere messaggi dal mondo in tempo reale, siti a cui accedere con un clic, programmi che scrivo a Mestre e girano su un computer a Los Angeles…

Oggi e’ tutto scontato e l’evoluzione corre verso il GPS nei telefoni di fascia media (lo dicevo prima ad un’amica), gli schermi OLED, drive da terabyte e chissa’ che altro… ma e’ stato bello veder nascere e vivere il boom tecnologico, respirare quell’aria frizzante ed elettrica… forse non tanto diversa da quando alla fine degli anni ’70 nei cortili risuonavano i nomi delle armi di Goldrake, pronunciati con pathos da migliaia di bambini…

Tutto il giorno in bicicletta…

Rosalina, Rosalina
tutto il giorno in bicicletta
fino a sera, sera…

Cantava cosi’ Fabio Concato nel suo anno d’oro, il 1982, l’anno di “Fiore di Maggio”, dedicata alla figlia. Fiore di Maggio mi piaceva ma Rosalina mi era entrata in testa visto che le radio la passavano continuamente e io fra Radio Venezia e Superadio ero un divoratore di FM!

E allora via con quella canzoncina in testa per le strade della mia zona che erano abbastanza tranquille da poter scorrazzare con la cara bvicicletta verde semi-sportiva che avevo da un po’ di anni e a cui ho fatto fare chilometri ;)
In giro nei dintorni di una ex zona di periferia/campagna, senza meta, solo per il gusto di girare e “scoprire” posti nuovi. Ricordo l’emozione di trovare una scorciatoia dove al primo colpo d’occhio sembrava ci fosse solo un vicolo cieco. La bellissima stradina davanti a casa di Riccardo, il caro compagno delle medie che mi fece innamorare della programmazione (del VIC 20).

A piedi non ci sarei mai andato in giro, gia’ mi annoiavano le passeggiate, ma in bici era tutta un’altra cosa. In bici scoprivo… e poi ero in strada!

Venivo da un’infanzia felice nonostante gli interventi dei primi anni (fino al ’78) e non immaginavo il futuro. Pedalavo in primavera e in estate, felice di poter andare per strada dopo anni di marciapiedi da piccolo. Non immaginavo di li’ all’85 l’intervento grosso a cui segui’ il divieto ad andare in bici, adesso teoricamente decaduto ma non ho mai chiesto perche’ poi nell’89 arrivo’ lo sdoppiamento e non me la sentivo. Ora potrei anche chiedere… ma non proverei le stesse emozioni… o si’?

Riflettevo su queste cose oggi pomeriggio mentre cercavo una benedetta panetteria aperta… se non che ha cominciato a piovere.
Plop. Una goccia… sara’ una cacca di piccione? Plop. Un’altra. Plop. Plop. Plop. Plopppppppp… no, “decisamente piove!”, ho pensato.
Poi ho riso, ho messo gli occhiali in tasca (meglio vedere pochissimo -tanto ero in una strada sicura- che vedere gocce) e mi sono messo a cantare, appunto, Rosalina mentre affrettavo il passo per raggiungere la panetteria (che ho scoperto essere chiusa fino al 20, grrr) e poi rientrare.

E’ stato bello, un po’ come quei giorni spensierati d’infanzia.
Una lezione pratica sull’importanza di come si vive, piu’ dell’eta’ che si ha.

Un tappeto di luci colorate

Venezia,
tardo pomeriggio,
dicembre 1983

Sono seduto sulla solita poltrona marrone chiaro vicino all’ultima finestra del soggiorno. Ci sono stato mille domeniche mattine a leggere Topolino mentre mamma, nonna e zia preparavano il mangiare di la’ nella cucina con il grande tavolo in marmo sempre pieno di piatti e cibi (a me e’ sempre sembrata una gran caos quella grande cucina…).

Questa volta e’ sera, siamo venuti a trovare zia per farle gli auguri di Natale. Le ascolto parlare ma mi immergo nei pensieri come ho sempre fatto in questo ultimo periodo. Un po’ mi annoio a dire il vero ma stare in questa grande casa mi piace e ci sono sempre posti in cui andare. C’e’ il tavolo dell’entrata, anzi del salone d’entrata. E’ lungo e ha il vetro sopra. Poi tutti i servizi da te e le tazze belle e dorate che mi piacciono fin da piccolo. Poi dalla finestra del salone si intravede il cortile e il rio. Siamo a Venezia, li c’e’ l’acqua. Mi ricordo una volta: stava venendo brutto tempo e zia disse “viene dal cimitero”. Voleva indicare la direzione ma mi fece un certo che…

Non c’e’ piu’ molta luce, si sta facendo sera. Mi alzo per passeggiare e mi affaccio alla finestra. Che meraviglia! Strada Nova da qui al secondo piano e’ un tappeto di luci colorate. Tutti i negozianti hanno messo le luci e vista da qui l’immagine e’ forse ancora piu’ bella che dalla strada. Lo dico a mamma, che ammira con me, e a zia che sorride, dice qualcosa poi a fatica si alza, guarda e ammira.

Ricordi, ricOrdi, ricordI…

In fondo penso che tutte le esperienze che viviamo ci lascino dei ricordi. Quelle belle, indipendentemente dalla strada che prendono poi, ce ne lasciano alcuni che magari riemergono tutto d’un tratto quando il player MP3 tira fuori dal suo ‘shuffle’ Bella, versione dal vivo, da Notre Dame de Paris.

E allora ricordi tre amici in auto, le canzoni, gli scherzi, gli sfotto’, le battute, Manuel che canta a squarciagola Bella con l’espressione purka, Davide temerario che dice cio’ che non si dovrebbe dire vicino a una volante alle 3 di notte in autogrill, Gabriele (sarei io ;) ) che imita una certa vicina di casa (*) e Davide che gli va dietro con un epiteto in veneziano che dovreste sentirlo detto col nostro accento per capire che non e’ mera volgarita’ :)

E allora cerchi nella cartella dei backup del cellulare (che nel frattempo la flash e’ implosa e per fortuna, cosi’ s’e’ mangiata i proclami d’affetto eterno dell’epoca – quelli invece son ricordi che oggi farebbero male davvero), ritrovi il file, lo ascolti, lo dai a Offy e ridete come pazzi per ore :)

E…

Io: Davide che dice "oh muso da ***** sta bona" sarebbe bello come suoneria
Offy: e se ti chiamo io
Offy: davide dice
Offy: oh muso da ***** sta bona
Offy: auhauhauhauhuhauha
Offy: wow figo :P

Ecco, son cose da poco lo so ma fanno ridere a crepapelle, perche’ ritrovi frammenti che avevi sepolto in una scatola e chiuso a chiave. Non riprendi tutto, certo non la ragione per cui avevi chiuso la scatola, ma tiri fuori i ricordi belli e ci ridi su, ci scherzi su… e arrivi alla conclusione con cui ho aperto questo post: tutte le esperienze, anche quelle che finiscon male, sono frammenti che messi insieme compongono la nostra vita, i nostri ricordi, cio’ che noi siamo. E bisogna essere grati per averle vissute. Tutte quelle giuste e affrontate con buoni intenti.

Biaogna solo prendere le parti buone di ogni cosa. Quelle dolorose fanno male per un po’ (a volte un bel po’) ma poi scivolano via. Il ricordo della gioia e’ piu’ forte, riempie di piu’ il cuore. Soprattutto se puoi condividerla ancora con i veri amici.

(*) in un moto di perfidia volevo aggiungere una parentesi e dire che ognuno ha i vicini che si merita ma non sarebbe giusto (essere corretti di fronte a chi non lo e’, prima di tutto) e poi la perfidia potrebbe diventare un boomerang, visto il vicino imprecatore che mi ritrovo! ;p