Piccole cose

Oggi e’ il 21 febbraio, l’anniversario di un giorno che mi ha cambiato la vita, un giorno di festa. Ma credo che da oggi in poi ricordero’ il 21 febbraio anche per una lettera che ho ricevuto. Una signora che usa il mio “contagiorni” per ricordare il passare dei giorni da una tragedia che e’ occorsa nella sua vita (resto volutamente vago per rispetto).

Mi ha colpito molto, scrivo sull’onda dell’emozione.

Mi ha colpito perche’ mi riafferma la consapevolezza che tutto cio’ che facciamo, che doniamo, puo’ servire, puo’ rappresentare qualcosa per qualcuno che magari nemmeno conosciamo o conosceremo mai. Qualcosa di noi restera’, che siamo stati grandi grandi o piccoli piccoli, che abbiamo creato astronavi o i livelli di un gioco, se doniamo con amore, qualcosa resta. Scrivi su un blog, su Twitter, su un sito, ma non sai chi ti legge oggi, domani o fra un secolo.

L’ho fatto per Francesca, l’ho fatto per insegnare la sicurezza, l’ho fatto pure per motivi sbagliati o che credevo giusti, a volte. L’ho fatto per raccontare la speranza di un “dopo” o ringraziare per un dono.

Non sono qui a vantarmi, sono qui a commuovermi perche’ capisco che sono riuscito a dare qualcosa a qualcuno. Lo so, me lo dicono, ma certe cose arrivano inattese, magari in periodi piu’ difficili, e toccano il cuore.

Storia vera, in Israele

Amica giramondo settantenne ci racconta questa storia. Riportata in scritto non rendera’ ma ci provo. A voce ho riso come un pazzo.

E’ stata in tutto il mondo, da Amsterdam alla Siria, dall’Iran quattro anni fa a New York, a tantissimi altri posti. E l’anno scorso e’ tornata in Israele a rivedere Gerusalemme. Era in crociera con un’amica. Gita organizzata, veloce ma bella. Per tornare alla nave era previsto un volo interno.

All’aeroporto erano tutti pronti a partire quando dall’altoparlante si sente: “la signora xxx e’ desiderata al posto di polizia”. Lei va, immagina gia’ perche’.
Le si presentano due agenti giovani. Parlano in inglese senza chiedere se lo conosce (fortunatamente si’, e’ laureata a Cambridge).

– “Perche’ e’ stata in Iran?”
Cosi’, secchi, diretti. Lei li guarda:
– “per lo stesso motivo per cui sono venuta qui: conoscere, vedere posti…”

– “Non e’ che in Iran le hanno dato un pacchetto?”
Risponde:
– “Guardi il timbro, e’ di quattro anni fa: se mi avessero dato un pacchetto a quest’ora…”

Loro:
– “Sa, noi abbiamo paura…”

Lei, con tono difficile da riportare ma esilarante:
– “Beh ne avrei anch’io, devo andare io su quell’aereo!”

Al che chiamano altri, che ripetono le domande finche’ un agente, colto da illuminazione, fa cenno all’altro “lasciala perdere” e lei puo’ tornare in tutta fretta all’aereo nello stupore dei compagni di viaggio.

Per far capire il tipo e immaginare meglio il dialogo, sappiate che e’ la protagonista della storiella sull’autobus 280 di Roma raccontata anche da Repubblica ;)

Basta poco per chiamare, ma serve coraggio per provare

Mi piacerebbe chiamare una persona di tanti anni fa.
Abita ancora nello stesso posto, mi dice Google.
Un clic e mi ritrovo davanti a quella casa dove sono stato, con foto a 360 gradi.
Il numero e’ li e non c’e’ nemmeno la scusa del telefono e dei costi, che fra cellulari e offerte speciali posso chiamare dove voglio.

Ma cosa potremmo darci e dirci, dopo esserci persi di vista per 17 anni?
E soprattutto, quale lama nel cuore potrebbe affondare se mi dicesse che non lo sente piu’ neppure lei o magari di peggio, con tutte quelle sigarette e quel modo di guidare…
Almeno avesse una mail, sarebbe piu’ facile e meno diretto,
ma sembra che lei sul web non esista…

Da una parte vorrei provare, dall’altra non voglio rischiare.
Forse e’ meglio se resti nel baule dei ricordi, cara amica di ieri…

Stazionario

Stazionario: ne’ meglio ne’ peggio, ovvero come deve essere il campo visivo di una persona affetta da glaucoma. Andata anche quest’anno col test del campo visivo a Venezia e devo dire che arrivarci, sempre col caro amico Firmo, e’ stato forse piu’ facile.

Ci si lamenta tanto del Comune di Venezia ma il cambio tram-linea 4L a piazzale Cialdini e’ comodissimo e l’approdo del vaporetto 5.2 a Venezia, subito oltre la stazione del People Mover, e’ di una praticita’ unica. Dai che nonostante l’osceno e scomodissimo iMob, il sistema di trasporti di Mestre e VE non e’ male.

E adesso prendiamo appuntamento con la dottoressa Franch per la visita annuale di controllo. L’anno scorso e’ stato proprio bello, clinicamente e umanamente. Da allora molte cose sono successe, chissa’ cosa le diro’ se mi chiedera’ come sto. Boh? Se lo sapessi lo direi pure qui come sto. E’ tutto molto complicato.
Pero’ intanto gli occhi stanno bene e ieri “e’ stata una bella gita a Venezia”, come dice Firmo.

Una dritta per chi usa InDesign

– Aprire InDesign
– Andare al menu Modifica e scegliere Preferenze
– Nel menu che appare scegliere “Gestione appunti”
– Alla voce “Quando si incollano testo e tabelle da altre applicazioni” scegliere “Tutte le informazioni (Indicatori indice, Campioni, Stili, ecc)
In questo modo inserendo testi da Word e altri software si mantengono grassetto, corsivo, ecc.

E’ vero che il modo migliore di inserire testo e’ tramite l’apposita funzione, ma se capita un copia e incolla veloce questa dritta puo’ tornare utile.

E’ passato anche gennaio

E’ passato anche gennaio.
E’ stato un mese caratterizzato da una sola cosa bella: un esame di controllo in famiglia andato bene. E’ la cosa piu’ bella e piu’ importante e si’ basterebbe questo a definirlo bello e a superare tutto il resto.

Poi c’e’ stata la mia scelta di lasciare una cosa iniziata con un amico, perche’ il terzo fra noi che credevo amico in tanti anni e’ rimasto uguale, ma io no, e invece di farmi avvelenare oggi preferisco lasciare.

Poi c’e’ stata una persona che, di nuovo, mi ha fatto male. E forse io a lei.

Poi c’e’ stato il mio regalarmi un anno di lynda.com e il bellissimo Construct2, per esplorare mondi diversi. Poi c’e’ stato il solito virus-senza-febbre-che-ti-mette-KO…

In sottofondo pero’ c’era sempre un buco, una sensazione che non ricordavo da parecchio tempo e che regalava flash angoscianti che non capivo ma che ho dovuto e voluto razionalizzare.
E purtroppo so benissimo cos’e’. Non che razionalizzare sani, ma la verita’ e’ che per certe cose un’epoca e’ finita. Magari e’ solo un momento, magari arrivera’ un’altra epoca, magari sbaglio pure ma e’ quello che sento e vedo. Va bene cosi’, in fondo e’ giusto, in fondo e’ tutto normale e forse pure io faccio stare le persone cosi’ a volte, pero’ non essere piu’ cercati e considerati come prima in un rapporto d’amicizia fra i piu’ preziosi fa il suo effetto.
C’e’ chi ai cambiamenti reagisce diventando appiccicoso e chi se ne sta in disparte, cercando di riempire la propria vita di pensieri, parole (non sempre giuste), impegni. Ma quel buco resta e sai che ci vorra’ del tempo per riadattarti alla nuova realta’, sempre tenendo nel cuore le cose preziose che hai avuto e aspettando a cuore aperto il domani.

Non e’ un post contro nessuno, sto parlando a me stesso per rileggermi quando ne avro’ bisogno.