Si cambia, e’ indubbio. Si cambia per le esperienze vissute, per i torti subiti, per i dispiaceri ma anche per i traguardi raggiunti, per la crescita interiore e l’evoluzione che accompagna ogni fase della nostra esistenza.
Cambiare e’ normale e sarebbe ipocrita definirsi capaci di amicizia e poi non accettare i cambiamenti nelle persone a cui teniamo.
Accettare pero’ non puo’ e non deve essere necessariamente un sinonimo di condividere. Accettare e rispettare e’ giusto, convincersi che cio’ che pensano o fanno gli altri sia giusto e’ un altro paio di maniche.
E dunque non si deve condividere e giustificare la scelta di chi, anche vittima di sicura ingiustizia, rinnega tutto cio’ in cui ha creduto ed esibisce il proprio “IO” in una ricerca disperata di affetto, che pur comprensibile, perseguita in certi modi e’ sbagliata, umiliante e soprattutto molto pericolosa e foriera di dispiaceri, come spesso accade.
Questo non e’ un post di rimprovero verso qualcuno. E’ una riflessione generica che nasce dall’esperienza che sta vivendo una persona che conosco ma che si puo’ applicare a tanti.
Il messaggio e’ chiaro: le delusioni e i dispiaceri non possono portarci a rinnegare noi stessi o peggio a buttarci via nella ricerca di un’imitazione di cio’ che avevamo. Non e’ giusto, principalmente per noi stessi, oltre a poter diventare veramente pericoloso.