Sono le 19 e 15. Sto andando a comprare delle scatolette per il mio gattone. Passo attraverso la mia strada preferita. Bella alberata, tranquilla. Poche auto. La luce del sole che tramonta, gli echi dei bimbi che tornano dalla parrocchia.
Esco da quel paradiso e sbuco in una strada piu’ trafficata.
Semaforo. Attraverso. Arrivo al negozio, prendo quel che mi serve (triglia, tonnetto e alghe, tonnetto e prosciutto, tonnetto e basta), esco.
Nel sole giallo del tramonto di un maggio gia’ estivo si staglia il campanile della mia parrocchia. La casa di Dio. La “casa” di don Danilo. E’ bello sapere di avere amici li. E’ bello allungare un po’ la strada per passare davanti al patronato col cortile che da’ sul vecchio Lux, sulla Canonica e sull’entrata della Sagrestia.
Non devo andarci ma conosco bene ogni stanza di quegli ambienti, so cosa c’e’ e dove. Ci andro’ domattina. Ora ci passo solo e sento forte il senso di “appartenenza” a una Comunita’, a una realta’ fondata sull’affetto e il rispetto e valori di spiritualita’ altrove apparentemente rari. Fosse cosi’ tutta la Chiesa. Una grande Comunita’ parrocchiale, senza lotte e prese di posizione “contro”. Vivremmo tutti serenamente e sarebbe piu’ facile avvicinarsi a una vita migliore per molti.
Con la testa persa in questi pensieri cammino e raggiungo l’angolo della strada. Vado oltre. Di nuovo fra gli alberi, con un sole che non vedevo cosi’ bello da 18 anni. Niente e’ bello come la primavera di quest’anno. Com’e’ tutto diverso, quante volte una luce, un colore, mi riporta a momenti di quand’ero piccolo. Penso alla vita frenetica che ho tanto cercato. Vai qui, fai questo. Anche al PC, sempre mille cose da fare. Oggi no. Chiamo casa: “torno molto, molto lentamente”.
Oggi voglio vivere lentamente. Assaporare ogni passo, la luce attraverso i rami, i ricordi malinconici delle emozioni e dei pensieri per un amico di ieri e per chi oggi non c’e’, certo non per cattiveria ma per i percorsi della vita mai facili.
Sto bene. Scatto una foto. Mando un MMS.
Questa sera voglio proprio vivere lentamente, rompere gli schermi. Godere del mondo attorno a me e dei pensieri, allegri e tristi, legati a questa strada e a tante persone.
Segno dell’eta’ o cura salutare allo stress che da un po’ troppo tempo mi avvelena la vita? Non so, ma credo che lo faro’ piu’ spesso.