Scrivere un blog per se stessi, per rileggersi poi.
Razionalizzare i propri pensieri prima di condividerli col mondo.
Nove anni fa ho iniziato cosi’ e lo scopo e’ sempre stato questo.
Posso piacere, non piacere, dar fastidio, suscitare simpatia, evocare ricordi. Va bene tutto.
In questo blog ho sempre messo cio’ che mi sentivo di mettere.
Un paio di volte nella sua lunga esistenza mi sono sentito condizionato.
Se scrivevo una cosa qualcuno ci restava male, se non la scrivevo idem.
E mi e’ passata la voglia di scriverlo.
Twitter e’ un’altra storia. E’ un gioco e infatti ci vado a giocare, ci esprimo un’emozione, un commento e la cosa piu’ difficile e’ farlo stare in 140 caratteri e non mettersi nei guai.
Ma questo blog mi rappresenta e mi racconta. Nei miei momenti, nei miei dispiaceri. Nella mia speranza di contare per le persone abbastanza da non andarsene, in tutte le accezioni del termine.
Non e’ un diario delle mie giornate e siccome ogni giorno, ogni mese, ogni anno si vive con stati d’animo diversi non e’ detto che se un anno si vive un’esperienza e la si racconta, l’anno dopo quando se ne vive una ancor piu’ meravigliosa desiderata e attesa si corra qui a dirla. O almeno io non lo so fare. Spiace se anche per questo deludo.
Per un po’ continuero’ a giocare su Twitter, non ho spirito per riflessioni lunghe qui e questo non e’ il mio diario, e’ un blocco degli appunti dell’anima e la mia e’ un po’ troppo tormentata e ferita per avere voglia di raccontare ora, sia cose belle sia cose brutte.
Poi magari fra 5 minuti cambiero’ idea, ma anche no.