Gjylsime. Otto anni alle spalle e un nome che non so pronunciare.
Chissa’ i tuoi compagni lo sapevano pronunciare o ti prendevano in giro come spesso i bimbi fanno, non sempre senza cattiveria.
Venivi da una terra che ha sofferto, il Kosovo.
Ieri eri in giro con la tua cuginetta di 11 anni e il tuo fratellino.
Attraversavi sulle strisce di una trafficata strada di Treviso.
E’ stato un attimo, non si sa bene come sia andata, ma e’ stato un attimo e di li’ a poco mentre tanti adulti attorno al tuo corpicino cercavano di farlo vivere e lenire il dolore, tu sei volata lassu’.
Sul Gazzettino mi tocca leggere commenti di chi si chiede la nazionalita’ di chi ti ha investita; dibattiti sulle colpe dei pedoni e degli automobilisti; se attraversavi col rosso o col verde e come mai eri sola per strada. Addirittura c’e’ chi scrive che di bimbi ne muoiono tanti e si sorprende che altri commentatori si siano commossi per la vicenda.
Purtroppo i grandi sono cosi’, Gjylsime. I grandi e forse gli abitanti di questo paese che preso dai suoi problemi inizia a chiudere il cuore. Oggi sono morti 22 bambini in Svizzera in un incidente stradale. Giocherete insieme? E giocherai con i bambini uccisi in Siria l’altro giorno? Sono tragedie. Spero che lassu’ abbiano un senso. Spero che saprete insegnarci qualcosa.
Riposa in pace, anzi no, che noia! Divertiti lassu’ e butta giu’ un po’ di polvere di ali d’angelo per chi resta e per questa povera umanita’ che sta chiudendo il proprio cuore al prossimo e rischia di accettare come normalita’ la morte di un bambino.
Un abbraccio forte, ciao Gjylsime.
E naturalmente un abbraccio e una preghiera per la tua cuginetta e il tuo fratellino che ti hanno vista andare in cielo… veglia su di loro, ne avranno tanto bisogno ora.