Capitano nella vita momenti particolarmente difficili e capita che qualcuno ci aiuti senza saperlo. Ve ne racconto uno.
Domenica 14 Aprile 1985, orario indefinito ma era notte.
Avevo riposto il fido computer (un C64) nella sua scatola e messo la scatola nell’armadio, sapendo che per un bel po’ non avrei potuto usarlo.
Il giorno dopo mi aspettava un ricovero, per l’ennesima operazione improvvisa e pressoche’ inattesa: distacco della retina. Non sapevo che mi aspettava l’intervento piu’ complicato che avessi mai affrontato, ma sapevo benissimo che il giorno dopo avrei preferito essere a scuola (!) e poi a casa a giocare e programmare sul C64 ascoltando le mie radio preferite e facendo cio’ che faceva un tredicenne dell’epoca.
Insomma, non ero propriamente allegro, cosi’ misi le cuffie e accesi quella che gia’ allora era la mia fedele compagna: la radio.
Per la precisione un piccolo compatto con doppia piastra di registrazione e radio AM/FM/HW/MW (un giorno vi parlero’ della mia passione per il radioascolto…) e iniziai a vagare per le emittenti.
Su un’emittente che non so (oe’, non c’era l’RDS e nel buio mica potevo vedere dov’era la sintonia!) sentii una canzone suonata alla chitarra, come in una compagnia di amici.
Diceva fra le altre cose (la metterei tutta ma non si puo’,
quindi mi appello al diritto di citazione):
Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel Tempio,
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio,
così una vecchia mai stata moglie,
senza mai figli, senza più voglie
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto
e rivolgendosi alle cornute,
le apostrofò con parole argute
“il furto d’amore sarà punito – disse –
dall’Ordine Costituito”.
E quelle andarono dal commissario
e dissero senza parafrasare:
“quella schifosa ha già troppi clienti,
più di un consorzio alimentare”.
Ora, dovete entrare nella mente di un ragazzo di quell’eta’ dell’85, non nel 2004. Discorsi cosi’ non erano proprio all’ordine del giorno e quindi la tranquillita’ e il tono con cui l’autore cantava queste strofe mi colpi’ e mi fece troppo divertire, al di la’ di tutti gli altri significati della canzone. Dimenticai cosa mi aspettava. Anzi no, non lo dimenticai, mi rasserenai e il buon umore di quella canzone mi aiuto’ a dormire e poi ad affrontare piu’ serenamente il nuovo giorno.
E cosi’, a distanza di 19 anni, in un giorno di primavera, sentendo “Bocca di rosa” m’e’ tornato in mente tutto e ho voluto ricordarlo qui, ringraziando De Andre’ per il regalo.