Quello che segue e’ un racconto di fantasia, piu’ o meno. ;)
Basta, non sopporto piu’ tutto questo – le disse l’uomo, spalancando con un colpo secco la porta del granaio.
Vuoi uscire da qui? Non ti piace piu’ niente di quel che abbiamo costruito e condiviso? L’amicizia che ci ha portati a costruire tutto questo si deve dunque piegare alle tue intemperanze, alla tua cieca ricerca di te che ti porta a devastare tutto quello in cui credevi?
E sia, non siamo sposati ne’ legati. Siamo soci in affari ed eravamo amici. Venuta meno l’amicizia per me non ha piu’ senso continuare l’attivita’.Certo, certo, non serve che tu mi faccia quello sguardo. Non abbiamo litigato. Ci siamo solo persi di vista. Ognuno potrebbe elencare le colpe dell’altro o credi che ne abbia soltanto io? Invece no. Abbiamo percorso un po’ di strada insieme ma a quanto pare ora… anzi no, da un pezzo, camminiamo su strade diverse e fingiamo di non accorgercene. Adesso pero’ basta. Non mi devi niente e non ti devo niente. Prendi la tua meta’ dei nostri sogni e io faro’ lo stesso.
Non dirmi “se e’ questo che vuoi”, e’ palese che lo e’ – concluse l’uomo, incamminandosi verso il campo pieno da arare.
Lavoro’, lavoro’ per ore senza voltarsi mai, sospinto dall’amarezza, finche’ quel propellente non fini’ e torno’ verso il granaio. Vuoto.
Tutt’intorno silenzio.
Doveva affrontarla, doveva chiudere quella inutile sofferenza ma ora che l’aveva fatto si accorse che non era cambiato nulla. La fattoria era comunque vuota come la sua anima. Forse un po’ di piu’ perche’ aveva dato spazio a rabbia e sentimenti di delusione che sebbene legittimi non portavano certo buoni frutti ma erano solo semi di altro dolore.Desidero’ non aver mai detto nulla, poter tornare indietro allo stato precedente che se non altro gli lasciava la dolce-amara illusione, se non di un futuro, almeno di un passato e -forse- di un presente.
In quel momento si sveglio’, nella fattoria vuota.
Ancora una volta si mise a pensare, accumulando amarezza, che era ora di finirla con quello stato di cose.