Cito a mio uso e consumo il titolo e una strofa di un brano dei Nomadi che parla di tutt’altro:
Ma se è vero che si vive oltre questa dimensione
io mi chiedo qual è il senso mi domando la ragione.
Sembra assurdo e se cerchi un senso non lo trovi.
Non lo regala la logica e non lo regala la Chiesa perche’ un senso a questo non c’e’.
Chi ha sbagliato? Chi ha peccato? Affetto, amicizia, sostegno non sono ne’ un errore ne’ un peccato ma quando vengono meno lasciano un vuoto.
Eppure di vuoti ce ne sono stati tanti in questi anni, tanti quest’anno. Vuoti reali, consapevoli o semplicemente frutto di fatalita’.
Era forse meglio due anni fa con quel silenzio rotto solo da due care amiche? Non lo so. No?
Era meglio tre anni fa con quella bugia ma tanta serenita’ e un grande sostegno per noi, per me? Non lo so. No?
Era forse meglio sei mesi fa sull’orlo del precipizio senza saperlo? Non lo so. Si’? No?
Leggo in vari blog una ricerca di verita’, un rifiuto dei sogni, delle storie a lieto fine, del mondo mostrato agli innocenti con metafore di serenita’. Dovremmo diventare fatalisti? Smettere di credere nella felicita’, vivere pensando solo alla cruda realta’? Non mi piace. Non mi va. Non voglio. Non lo accetto e quindi scrivero’ e scrivero’ ancora e pubblichero’ altri racconti sperando di regalare a chi dovesse leggerli un attimo di pace ma soprattutto di donare a me stesso una via di fuga da questa realta’. In fondo e’ quella che cerco anche quando guardo le mie serie TV o chiudo gli occhi e accendo lo Zen.
L’entita’ che trae linfa vitale dal blog di una persona alla fine non ero io ma eri Tu. Tu che sei rivissuto in quel racconto di giugno. Amato, pagato a caro prezzo ma che valeva la pena scrivere e che dopo aver terminato questo post andro’ a rileggere. Chissa’ mai che non si avveri.
Nella realta’ posso mandare una preghiera per le persone che hai lasciato qui, angelo caduto dai nostri cuori. Chissa’ che qualcuno non faccia lo stesso per me.
In tutto questo c’e’ stato solo tanto affetto ma la vita va avanti e non si ripete. Si ripete solo il calendario che ci fa ricordare.
Non siamo mai come i nostri sogni
spesso siamo molto di piu’ (cit.)