La bambina che cercava l’uomo piu’ intelligente del mondo

Credo fosse il 5 maggio, come oggi. Dico credo perche’ i giorni di maggio 2014 sono un po’ confusi.
Comunque credo fosse il 5 e che l’ora fosse piu’ o meno quella in cui sto scrivendo, magari qualche minuto prima.

Ero sul tram di Mestre, di ritorno dall’ospedale dove un medico mi aveva chiaramente esposto tutti i rischi dell’intervento a cui di li’ a 8 giorni sarebbe stata sottoposta mia madre. Fu il duro contatto con la realta’, la presa di coscienza che potevo perderla. Per la prima volta non riuscii a fermare lacrime silenziose sull’H2, l’autobus che allora portava dall’Angelo a Mestre. Poi scesi e salii sulla T1, assorto in mille pensieri e profondamente triste.

Salirono -o c’erano gia’ non lo so- una madre e la sua bambina. Bellissime entrambe, straniere, o almeno la madre capii da come parlava che non fosse italiana. La bambina, se non fosse stato per la pelle nerissima, poteva essere mestrina da dieci generazioni. La bimba parlava e faceva domande cucciole. La sua voce mi colpi’ perche’ era davvero molto somigliante a quella della mia amica Rosy. Mi misi ad ascoltare per distrarmi, come spesso facevo in quei giorni quando in autobus tornavo dall’ospedale.

Come tanti cuccioli che studiano l’inglese cercava di capire il significato del nome “New York”. “New” e’ facile, vuol dire “nuovo”. Nuova York, quindi c’era una vecchia York, ma cosa vuol dire “York” e’ la domanda che si fanno tutti a quell’eta’? “Dovrei trovare l’uomo piu’ intelligente del mondo per saperlo” disse alla sua mamma, la quale le rispose che essere intelligenti non vuol dire sapere tutto. Poi la bimba si mise a parlare di una gita o qualcosa in piscina che avrebbe fatto di li’ a poco con la scuola e per la quale serviva qualche euro. Nel dirlo, io scoprii che andava in quinta elementare.

Se a maggio 2014 andava in quinta elementare, a maggio 2017, adesso, va in terza media e sara’ anche lei alle prese con esami e tesina. Buona fortuna angioletto, tu non lo sai ma in un lontano giorno di maggio hai regalato un attimo di serenita’ a una persona che stava affrontando uno dei momenti piu’ difficili della propria vita. Mi hai donato discorsi normali che mi hanno ricordato la mia vita alla tua eta’, mi hai scaldato il cuore e dato un attimo di pace e di fuga dal momento che stavo vivendo.

Viviamo nella stessa citta’ (forse) e nella stessa zona (forse) ma non ci rincontreremo mai perche’ a causa della mia poca vista vedendoti non ti avrei riconosciuta il giorno dopo, figuriamoci tre anni dopo. E allora ti lancio un “grazie” virtuale da questo blog. Grazie, grazie di cuore e un abbraccio. In bocca al lupo per ogni cosa della tua vita.

PS: questo NON e’ un post triste. Racconta una cosa avvenuta in un momento difficile ma e’ un episodio che mi scalda il cuore tuttora, l’ho scritto serenamente e per conservare e condividere un dolce ricordo.