Non succede spesso che un tour segua un album live, di solito e’ il contrario ma quest’anno i Pooh hanno allungato la festa, l’ultima festa. E quest’anno dopo 11 anni li ho rivisti. E mentre scrivo li riascolto. Non il nostro concerto, di cui pure su YouTube ci sono gia’ tracce, ma quello di San Siro di giugno. Stessa scaletta e io inizio con la parte centrale di “Giorni infiniti” che amo alla follia.
Mi dice Veronica che non sa se sono stato felice.
Limite mio, che con gli altri ho un istintivo pudore delle mie emozioni.
Ma lo sono stato immensamente. E’ stato il concerto perfetto. Cosi’ perfetto che anche potessi non andrei a vedere altre date pure vicine, perche’ il mio commiato dai Pooh dal vivo voglio sia stato questo. Andare a vederli con persone a cui voglio bene, anzi che dico, con una persona che e’ letteralmente una figlia, con cui abbiamo dato vita al Gomitolo e con cui ho diviso i momenti piu’ difficili suoi e miei. Derive verso l’oblio, l’attesa nelle 7 ore di intervento di mia madre, il funerale e ieri il concerto. Il concerto del gruppo che mi ha accompagnato negli ultimi 30 anni in mille giorni, mille storie, anche quella volta a dicembre 1990 ero in ospedale e le loro note durante un’ospitata nel programma RAI del sabato sera mi attirarono fino alla TV della stanza comune e mi diedero una forza immensa in un momento di scoraggiamento.
Ieri mi ero ripromesso di cantare tutte le canzoni della scaletta e vincendo il pudore a farlo vicino a persone non sconosciute l’ho fatto. TUTTE! Ho anche fatto qualche video 4k (cose fantascientifiche 30 o 20 anni fa!) e me li sono goduti suonare grazie al binocolo da opera del mio prozio. Dalla Callas a Roby Facchinetti, ma quel binocolino gia’ aveva visto i Pooh tante volte negli anni scorsi.
E’ stato uno dei concerti piu’ belli che abbia visto. Bello per come l’ho vissuto io, con chi l’ho vissuto, e per il concerto in se’. Bravissimi, in formissima e sensazionali se pensi all’eta’ che hanno e per esempio alla salute di Red che l’anno scorso ebbe un grosso intervento. Che Dio li conservi nelle cose che sceglieranno di fare domani!
Del concerto parlero’ poi nello spazio che dedico a queste cose nel sito, qui volevo iniziare a fissare le emozioni.
E dopo il concerto la soddisfazione dei commenti di Enzo, il compagno di Veronica, che magari non era un fan ma ha vissuto il suo primo vero concerto (a cui ha voluto portarmi nonostante non stesse bene e di questo lo ringrazio infinitamente) e negli audio su Telegram ha mostrato di averlo apprezzato piu’ di quanto immaginassi!
E in tutto questo ci sono anche diverse ciliegine sulla torta.
Il mio primo concerto dei Pooh (e primo in assoluto) l’ho vissuto a novembre 1988 al Palaverde di Treviso e non avevo lo sdoppiamento della vista. L’ultimo lo vivo a novembre 2016 di nuovo senza sdoppiamento grazie all’intervento che ormai nove anni fa mi ha fatto la mia adorata e stimata oculista, cosi’ brava e sensibile che quando alla visita della settimana scorsa ha saputo cosa stavo per vivere e’ stata felice per me e molto dolce. Dopo questo post le scrivero’ per ringraziarla (di nuovo) per quell’intervento.
Poi tornare. Se all’andata aveva guidato Enzo, al ritorno con lui febbricitante ha guidato Veronica e cosi’ una persona che ho conosciuto piccola, visto crescere, e’ diventata una donna adulta, capace di guidare (pure veloce!), responsabile, saggia, prudente, brava. E siccome so di averne una particina di merito, mi sono sentito anche infinitamente orgoglioso.
Salto un po’ di tracce e arrivo alla base finale, “Traguardi” con i Pooh che fanno la passerella e per fortuna che anche se stavamo gia’ alzandoci li ho visti avvicinarsi alla nostra parte per un ultimo applauso, piu’ per me che per loro vista la distanza. “Traguardi” e’ autocelebrativo. Lo ascolto e penso che forse ho qualcosa da celebrare pure io, se una persona che ho seguito per gran parte della sua vita, e’ diventata grande e mi ha donato il viaggio (mai sarei potuto andare se no) e questa emozione. E spero che questo post gliene renda giustizia e merito. GRAZIE!