Stazione di Mestre

Sapere che la stazione di Mestre cambierà radicalmente da una parte mi rende felice, perché il nuovo progetto è magnifico ed effettivamente collegherà Mestre e Marghera e riqualificherà diverse aree.

Dall’altra però mi rende triste perché è come se un altro pezzo del mio passato, quello condiviso con chi non c’è più, se ne andasse. Il mondo va avanti e i ricordi restano indietro. Tutto cambia, tutto cresce, Mestre è già infinitamente diversa da quando ero bambino, ma anche da quando la percorrevamo io e mia madre fino a una decina di anni fa. E adesso cambia ancora e anche i punti fermi, come la stazione, mutano.

Tutto cambia e tutto è destinato a cambiare. E a pensarci viene un brivido di smarrimento. Poi ritrovi la serenità e pensi al bello. Perché si tutto cambia, talvolta in meglio, però  non ti allontani da chi hai perso ma ti avvicini, perché forse poi magari ci si ritroverà in un altro mondo. E ogni nostro giorno in più, ogni mese, ogni anno, ci avvicina a quel mondo. Chi non è credente (in qualsiasi Fede) non può capirlo, può pensare che questa sia una riflessione triste. Chi crede nella vita dopo la morte, invece, sa che siamo dentro a un percorso che ha un inizio e una fine, ma la fine non è l’annullamento, è solo cambiare stanza.

E allora diventa accettabile anche che il mondo cambi, che i luoghi del passato, quelli vissuti con chi oggi non c’è più, mutino aspetto e forma, perché tanto il ricordo non è la sola cosa a cui aggrapparsi, perché in futuro, fra (spero) tanti anni ci si ritroverà comunque, altrove.