L’alieno nella stalla

Questo post su Penna blu mi ha stimolato una serie di riflessioni che mi danno l’occasione di impegnare la mente e contemporaneamente scrivere qualcosa di piu’ lungo dei 140 caratteri in cui da un po’ racchiudo i miei pensieri.

Nel post ci si pone la domanda di come immaginare gli alieni di un racconto di fantascienza andando oltre agli stereotipi dei film che mostrano creature umanoidi simili a noi o dalle forme riprovevoli. Nei commenti i lettori si sono spinti oltre, disquisendo su come si potrebbe effettivamente riconoscere non solo una vita aliena ma anche il suo grado di intelligenza.

Ebbene, a mio avviso la risposta e’ che le nostre menti sono ancora troppo limitate per farlo, nonche’ (soprattutto) condizionate da una visione umano-centrica delle cose.

Noi vediamo continuamente alieni, ma siamo davvero in grado di capirli? A mio avviso no. Andiamo in una stalla e ve lo dimostro.

Eccoci arrivati. E’ stata appena pulita per noi ma gia’ l’odore non ci fa sentire a nostro agio. Eppure anche noi abbiamo un odore, pero’ il nostro lo conosciamo. Quello del cavallo che abita il box di fronte a noi no, per noi e’ alieno. Ad alcuni puo’ piacere ma i piu’ storceranno il naso.

Fa niente, avviciniamoci un po’. Ecco davanti a noi un alieno. Non e’ verde, non ha le antenne e non viene da Marte, pero’ e’ completamente diverso da noi. Nell’aspetto: e’ mastodontico. Nel comportamento e nel pensiero. Sta mangiando. Ogni tanto qualche filo d’erba gli cade dalla bocca ma lui non si scompone. Si e’ accorto di noi, solleva la testa, ci osserva un attimo e torna a mangiare rumorosamente. Qualche boccone dopo rialza la testa, fa il giro del box e fa una cascata di pipi’, il tutto davanti a noi senza alcuna remora.

Osserviamo gia’ delle grosse differenze fra lui e noi.
– Quando mangia non si preoccupa del bon ton: fa rumore e lascia cadere il cibo dalla bocca.
– Non prova imbarazzo a farsi vedere completamente nudo e a fare le proprie necessita’ fisiologiche davanti ad altri.

Per noi tutto cio’ sarebbe impensabile e infatti in lui lo giustifichiamo pensando che e’ un animale ed e’ meno intelligente. E tali considerazioni ci fanno sentire autorizzati anche a sottometterlo alle nostre esigenze, che siano di lavoro, svago o nutrimento. Non e’ come noi, noi siamo piu’ intelligenti, quindi possiamo.

E’ vero, non e’ come noi, ha un’intelligenza diversa. Per ragionare come lui, studi etologici a parte, dobbiamo disfarci di molto del nostro background culturale. Proviamoci.

Mangiare: per lui le nostre norme di educazione semplicemente non esistono. Attenzione, pero’: non vuol dire che non ne abbia, vuol dire che ne ha di diverse. L’organizzazione gerarchica dei cavalli, sia quelli in liberta’ sia quelli in paddock, prevede precisi turni per il cibo ed il compito per alcuni di sorvegliare i dintorni mentre altri mangiano. Cio’ deriva dal fatto che il cavallo e’ una preda e deve guardarsi dai predatori.
L’essere nudo: il concetto di nudita’ per lui non esiste. Non esiste per alcun animale. Certo se e’ freddo e l’uomo mette addosso al cavallo una coperta magari questi l’apprezza (non sempre…), ma non la vive come un vestito. Il nostro concetto di nudita’ e la morale costruita sopra sono una diretta conseguenza dell’esigenza che ha avuto l’uomo, quando ha iniziato a camminare eretto, di proteggere gli organi riproduttivi. Il cavallo, come tutti i quadrupedi, ha gli organi riproduttivi nella parte inferiore del corpo, protetti dalle zampe, quindi non ha avuto bisogno di sviluppare concetti come nudita’, vestiti, vergogna, pudore…
Ancora, non per questo non ha proprie regole o remore. Un cavallo per urinare si deve fermare, quindi essere potenziale vittima di predatori. Capita cosi’ che la discriminante per farlo non sia la presenza di altri, ma il sentirsi al sicuro.

Noi sappiamo davvero poco della mente equina. Abbiamo trovato tanti metodi piu’ o meno cruenti per imporre a un essere piu’ grande e piu’ forte di noi le nostre volonta’, spesso contrarie ai suoi istinti primari, ma del resto quanto sappiamo?
Ora lui ci osserva incuriosito. Studia il nostro odore, i nostri gesti, la nostra forma strana. Per il suo particolare sistema di visione (diversissimo rispetto al nostro) siamo molto alti. Osserva i nostri tentacoli (pardon, dita) e se e’ facilmente impressionabile si irritera’ al nostro sguardo aggressivo (pardon, sorriso, ma per lui mostrare i denti ha questo significato).

E noi? Stiamo cercando di pensare come lui e vederci come lui ci vede o stiamo ancora valutandolo con i nostri criteri umani? Cosa ci colpisce di lui? L’odore? Il calore che emana? La reazione a cio’ che per noi ha un significato e per lui un altro?

Se non siamo nemmeno capaci di rapportarci con un altro essere vivente da pari a pari, nel rispetto delle reciproche differenze, come pretendiamo di accogliere e capire la vita da un altro pianeta? O forse il punto e’ che vorremmo incontrare gli alieni per appagare la nostra sete di risposte e tecnologie?
E se dalla grande nave spaziale scendesse un essere che somiglia in tutto e per tutto a un cavallo, dialogheremmo con lui o gli metteremmo le briglie?

PS: questo non e’ un post di accusa a chi va a cavallo. Ho scelto i cavalli come esempio perche’ li adoro, ma quanto detto vale anche per molti altri animali, praticamente tutti.

Un commento su “L’alieno nella stalla”

  1. Ciao e grazie della citazione :)
    Condivido quello che hai scritto, non avevo mai pensato al fatto che anche gli altri animali per noi siano alieni, in un certo senso.

    Il problema è come dici tu: primo, abbiamo una visione limitata del tutto, quindi pensiamo umano; secondo, abbiamo sete di tecnologia e soluzioni e sapere in generale.

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