43 anni domani: grazie mamma

Ho scritto questa lettera a mia madre cinque anni fa. Oggi la pubblico perche’ rappresenta al meglio molti dei miei sentimenti.

Perche’ mai nel giorno del proprio compleanno dovrebbero essere i genitori a farci un regalo? Ce l’hanno gia’ fatto mettendoci al mondo, pure con dolore e faticando nel caso della mamma! Siamo noi a dover dir loro grazie ed e’ quello che intendo fare io con queste parole.

Voglio regalare un grande ringraziamento a mia madre. Uno? Mille non basterebbero!

Grazie dunque per avermi voluto e per aver fatto l’impossibile e l’impensabile, nella societa’ bigotta in cui vivevi, per avermi e crescermi, da sola, senza un marito. Ancora oggi c’e’ chi insiste che non si fa cosi’, ma la storia ti ha dato ragione.

Grazie perche’ un bel po’ di anni fa a quest’ora, mentre io qui scrivo al PC, tu sudavi in un letto d’ospedale, senza nessuno accanto fisicamente.

Grazie perche’ da quando alle 15.35 del 18 giugno sono nato i tuoi pensieri, il tuo cuore, il tuo amore sono stati interamente per me e hai combattuto sola i pregiudizi di una societa’ stupida e bigotta, le cattiverie di tanti e un fato difficile.

Grazie perche’ dal 14 febbraio 1972, quando il professor Rama ha diagnosticato con un semplice sguardo “catarrate bilaterali congenite”, tu hai affrontato con forza da leonessa i miei mille ricoveri, le attese fuori dalla sala operatoria, i miei risvegli…

Grazie per avermi sostenuto sempre, contro i bulli, contro i momenti difficili con alcuni insegnanti. Anche contro chi voleva farmi frequentare scuole diverse perche’ ipovedente. E anche contro la mia fase da adolescente ribelle.

Ma soprattutto grazie per avermi lasciato LIBERO. Libero di scegliere della mia vita, per le cose importanti. Mi hai fatto battezzare perche’ fossi libero di essere Cristiano se lo avessi desiderato e poi hai lasciato che decidessi io se volevo andare al catechismo e fare la Prima Comunione o andare a Messa la domenica mattina. Mi hai solo chiesto di essere coerente con le scelte e non farle “per imitare i tuoi compagni”. Non mi hai asfissiato di religione. Non mi hai imposto le tue convinzioni o il Dio degli anni ’40/’50 che era stato imposto a te.

E se hai agito cosi’ e’ perche’ tu sei stata, sei e sarai sempre comunista. E non mangi i bambini. Il tuo comunismo e’ un ideale di liberta’, diritti e uguaglianza. Non condivido molte cose dei partiti comunisti italiani e men che meno del comunismo russo, ma i tuoi ideali e quelli dei compagni che hai frequentato sono la ragione per cui io esisto, per cui fin dall’inizio sono stato libero di scegliere. Provo umano dispiacere quando leggo di bimbi costretti ad andare a Messa la domenica gia’ a pochi anni; trascinati in un percorso di Fede senza poterlo decidere da se’, seguiti, asfissiati da chi vuole imporgli le proprie idee.

E io mi sento davvero fortunato perche’ tu mi hai insegnato che “c’e’ sempre un’alternativa”; mi hai insegnato a essere onesto, corretto, rispettoso verso gli altri e coerente. Grazie a te ho imparato a rispettare. Grazie ai miei occhi di cui ti dai sempre, erroneamente, colpa, ho imparato a capire e ascoltare la sofferenza altrui. Grazie a te sono quello che sono quindi oggi sono io a dirti grazie e a dire a tanta gente che vive ancora ai tempi di “don Camillo e Peppone” che sarebbe il caso di non dare certi giudizi netti perche’ chi fa scelte di vita diverse da quelle dettate dagli uomini di Chiesa ma agisce rispettosamente, correttamente e onestamente, penso proprio sia amato dal Signore tanto quanto chi lo ricopre di preghiere e poi e’ pronto a denigrare, sparlare, attaccare, in voce o in punta di penna.

Grazie mamma, sono grato di essere tuo figlio e orgoglioso di essere figlio di una “comunista”!