Se il mondo finisse domani…

Ma se domani finisse tutto, come avrei vissuto? Cosa avrei dato agli altri?

Beh credo abbastanza. Soprattutto coerenza, che è una cosa che a tante persone manca.

Coerenza nelle scelte. Coerenza nel rispettare ciò che mi viene detto anche quando lo trovo ingiusto. Coerenza nell’esserci, o almeno provarci, per le persone a cui dico che ci sarò.

Senza cadere nella superbia, se il mondo finisse domani posso dire di aver speso abbastanza bene la mia vita.

Detto questo, ho ancora un po’ di sogni incompiuti quindi rinviate la fine del mondo, grazie!

Quanto tempo e quanti sogni…

Quanto tempo è passato e quanto mi sento emotivamente distante da un certo passato, un certo me, certi momenti e certe persone di “pomeriggi lontani di un attimo fa”, che poi se guardo bene non è un attimo ma sono decenni.

Sono contento di avere vissuto tutto perché ha contribuito a rendermi chi sono e al percorso ed i sogni che coltivo oggi.

Grazie al mio passato, grazie a voi persone di ieri, a chi mi ha stimato e a chi mi ha sopportato.

Il presente non è una passeggiata ma neanche il passato lo era, anche se i ricordi mantengono solo le parti belle degli attimi. La vita non è mai facile ma ogni momento, ogni esperienza, ci fa crescere e magari ci porta un passo più vicino ai nostri sogni.

E i miei sogni oggi sono in parte realizzati, in parte da far crescere, in parte da aspettare e poi ce ne sono di nuovi da costruire.

Il corvo e la farfalla

In un momento difficile mi è stata dedicata questa fiaba, che mi ha commosso e condivido, anche per tornare a rileggerla quando ne avrò ancora bisogno.

«C’era una volta un corvo ed una farfalla. Lui le disse “Sei cosí leggiadra ed elegante, io sono goffo e non abbastanza..” la farfalla gli sorrise “io mi posso trasformare esternamente, da bruco a farfalla e posso volare poco in alto. tu puoi es esplorare il cielo, e le tue piume nere brillano al sole. non aver paura di me che vivo un giorno solo, so godermelo. pensa a quanti ne hai passati ma quanti ne hai da vivere ancora sulle tue ali pesanti? avanti, c’è solo da scoprire” il corvo le sorrise e la farfalla volò via.»

Compleanno di giugno

Il titolo è quello di una canzone dei Pooh, leggermente modificato.

E a proposito dei Pooh, è stato bello leggere nel libro del mio amico Andrea Pedrinelli che anche i Pooh hanno affrontato liti e scontri anche accesi. Perché anche loro in certi momenti erano fragili, come tutti.

Sul palco fra le luci non si vede ma quaggiù siamo tutti fragili, tutti sbagliamo. Tutti ci facciamo prendere da tante cose.

E i Pooh hanno scritto parole anche per questi frangenti, così premi play, chiudi gli occhi e tornano alla mente tanti momenti di vita vissuta, vicina o lontana.

E quando sei in periodo di compleanno fai qualche bilancio. E sono sempre momenti tosti per le persone molto critiche ed instransigenti verso sé stesse.

E ti domandi se saprai buttare il cuore più in là. Dandolo sempre di più a chi ha bisogno, dal tuo parroco emerito ultranovantenne alle piccole pesti del Gomitolo e oltre.

Ti domandi pure se saprai tenerne un po’ per te e curarlo, che questi anni di paura da covid lo hanno inaridito.

E speri di essere capace di capire di più e prima cosa sentono e cosa vogliono le persone accanto a te, per non farvi più del male.

E speri. Perché di questi tempi anche la speranza è un dono.

Non è oggi ma domani ma è una notte di pensieri. E di cuore che vuole scrivere queste parole.

E infine, per le persone che non ho saputo capire o meritare e per quelle che credono che io possa odiarle…

…se avrai ali per guardare, se avrai occhi per volare, non dimenticarti di me…

Le Palme che non sento, purtroppo…

Oggi troppi auguri delle Palme che mi mettono a disagio, perché quest’anno io sento davvero poco tutto… La Quaresima, tutto…

Mi ero riavvicinato un po’ alla Chiesa, ai suoi riti, ma la loro gestione del Covid fa sì che non mi fidi ad andarci.

E inevitabilmente così mi allontano. E siccome la vita è piena di stress materiali, ho perso un bel po’ di spiritualità in questi anni.
Me la andrò a cercare da solo come ho fatto per tutta la vita, ma sarà necessariamente lontano dalle Messe.

Scelta miope della mia parrocchia, che pure quarant’anni fa trasmetteva le Messe in diretta radio. Ma don Armando voleva portare la Parola di Dio anche ai lontani, non pretendeva che tutti andassero fisicamente a Messa.

Non mi fido. Non mi fido di andare a un concerto in cui è richiesto il greenpass, figurarsi se mi fido ad andare a Messa dove non è richiesto niente e adesso non ci sono nemmeno più limiti di capienza. Dove si sta vicini, si prega, si canta e si toccano le stesse superfici.

Però sorprendentemente mi manca e sono convinto che se avessi potuto continuare a seguirla in qualche modo, avrebbe un po’ nutrito la mia anima.

È vero, a distanza non si può fare la Comunione ma il metodo che ha ottenuto la Chiesa (abbassare la mascherina, ricevere la Comunione, rimettere la mascherina) viola tutte le norme igieniche sull’uso delle mascherine. Quindi non so se in presenza la farei comunque…

Ed è vero, ci sono infinite messe trasmesse in diretta, ma non sono quelle del mio mondo, della mia zona, con le persone che conosco.

Pazienza, la spiritualità ha sempre trovato il modo di raggiungermi e io ho la ho sempre cercata. Magari con un po’ più di fatica ma continuerò la ricerca.

Tornerò a Messa quando il Covid sarà poco più di un’influenza, curabile con farmaci da banco, e non richiederà il totale isolamento che per me sarebbe un problema.

Edit

Noto che scrivere è sempre terapeutico. Mi sento più sereno e in pace col mondo dopo averlo fatto.

Stazione di Mestre

Sapere che la stazione di Mestre cambierà radicalmente da una parte mi rende felice, perché il nuovo progetto è magnifico ed effettivamente collegherà Mestre e Marghera e riqualificherà diverse aree.

Dall’altra però mi rende triste perché è come se un altro pezzo del mio passato, quello condiviso con chi non c’è più, se ne andasse. Il mondo va avanti e i ricordi restano indietro. Tutto cambia, tutto cresce, Mestre è già infinitamente diversa da quando ero bambino, ma anche da quando la percorrevamo io e mia madre fino a una decina di anni fa. E adesso cambia ancora e anche i punti fermi, come la stazione, mutano.

Tutto cambia e tutto è destinato a cambiare. E a pensarci viene un brivido di smarrimento. Poi ritrovi la serenità e pensi al bello. Perché si tutto cambia, talvolta in meglio, però  non ti allontani da chi hai perso ma ti avvicini, perché forse poi magari ci si ritroverà in un altro mondo. E ogni nostro giorno in più, ogni mese, ogni anno, ci avvicina a quel mondo. Chi non è credente (in qualsiasi Fede) non può capirlo, può pensare che questa sia una riflessione triste. Chi crede nella vita dopo la morte, invece, sa che siamo dentro a un percorso che ha un inizio e una fine, ma la fine non è l’annullamento, è solo cambiare stanza.

E allora diventa accettabile anche che il mondo cambi, che i luoghi del passato, quelli vissuti con chi oggi non c’è più, mutino aspetto e forma, perché tanto il ricordo non è la sola cosa a cui aggrapparsi, perché in futuro, fra (spero) tanti anni ci si ritroverà comunque, altrove.

Una canzone per me e mia madre

Qualche giorno fa era l’11 settembre, il ventesimo anniversario di quell’11 settembre.
Ho confidato alla mia carissima amica Claudia (no, non la persona di Roma già citata in questo blog in passato, un’altra Claudia altrettanto cara) che lo stavo vivendo con tristezza, per il silenzio che c’era in casa mia rispetto a quel pomeriggio di vent’anni fa.

Lei è stata tenera come è sempre. Le sono bastate poche parole per regalarmi serenità. Poi sono passati i giorni…
Ieri sera mi ha raccontato che quel messaggio le aveva ispirato una canzone e si è tuffata a scriverla.

Con mille timori (“sono partita dal messaggio che hai scritto tu però ci ho messo più del mio credo anche perché non so come tu ti sentissi in quel momento? quindi se è indelicata o altro scusa?“) me l’ha presentata come si presenta un pulcino appena nato.

Oggi c’è molto più silenzio
e anche il televisore è spento
ma la tua voce nel mio cuore
non si è spenta mai.

Forse ti penso un po’ di più
e il cielo è sempre meno blu
ma tu portavi il sole
anche durante la pioggia

Adesso scende sul mio viso
che ha inciso il tuo amore
ricordo quando lo cullavi
ma adesso è troppo tardi.

Rit.: Vorrei sapere se nel cielo si respiri un po’ meglio
e se tu sia l’angelo più bello
come avevo detto, e anche disegnato
eri in mezzo al mare con l’animo annegato.

Vorrei sapere se soffrire abbia avuto un senso
e se le notti in ospedale abbiano preso luce
se la morte è come un fiume
e tu ora stai nuotando
o mi stai pensando.

Vorrei che fossi ancora qui.
vorrei che fossi ancora qui.
vorrei che fossi ancora qui.
vorrei che fossi ancora qui.

Alcuni fossi non li superi mai
alcuni fossi non li superi mai
alcuni fossi ti restano dentro e ti mangiano vivo
io ti penso sempre, come da bambino.

Oggi è l’11 settembre
20 anni fa, avevamo lo sguardo assente
sul divano in preda al panico
pensavamo ai corpi in bilico.

E ci chiedevamo
come sarebbe stato
chiudere gli occhi e non riaprirli più
un po’ come dormire, ma senza sognare
adesso lo sai e questo mi fa male
e un pezzo di legno ti fa da tetto
resti immobile e hai sempre freddo
forse non senti niente,
forse non sei più niente.

Rit.

Io ti aspetterò
ti aspetterò
ci rincontreremo ancora
in qualche altro universo
dove sarò lo stesso.

io ti aspetterò
ti aspetterò.
il televisore è spento
ma il tuo ricordo no.

C’è un po’ di me, un po’ di mia madre e un po’ di Claudia in questo testo, che secondo me non ha scritto da sola ma con un aiuto dal Cielo. Gliel’ho detto e ho aggiunto che mi ha commosso profondamente il suo gesto e la sua dolcezza. Al punto che voglio conservare questa canzone nel mio blog. Un posto che frequento poco di recente ma che desidero sia testimone di questo meraviglioso dono da un’amica che tanto cerca di dare agli altri.

Grazie Claudia, per questo e per molto altro.

30 dicembre 2016, io c’ero

Il 30 dicembre 2016 io c’ero. Non di persona. Di persona ero stato con due amici a novembre, a Padova. Io c’ero, in una delle migliaia di sale cinematografiche che trasmettevano la diretta del concerto, ricevendo il segnale via satellite da Bologna. Una novità per l’Italia, un altro primato dei Pooh dopo essere stati i primi in Italia a usare il sintetizzatore Moog (quello che si sente all’inizio di “Noi due nel mondo e nell’anima”), i primi in Italia a usare i laser ed i fumi nei concerti, i primi in Italia a suonare nei teatri e poi negli stadi, ecc…

Io c’ero ed eravamo in tanti, di tutte le età, dai piccoli agli adulti, ai più anziani. E cantavano tutte le canzoni, anche stonando, anche sbagliando le parole… Un mio vicino di poltroncina era con la fidanzata, che gli dava un pugno sul braccio se sbagliava una parola! Eravamo tutti fratelli, tutti amici, in quell’atmosfera serena dei concerti dei Pooh che ho conosciuto per tutti gli anni in cui ci sono andato, soprattutto nei pomeriggi d’estate, sotto il sole, davanti al palco, mentre i tecnici finivano di montare gli strumenti.

Io c’ero, quel 30 dicembre. E c’era con me un’amica, non fan ma che avevo invitato per passare una serata diversa. Ogni 2×3 le mandava messaggi una sua collega di Bari ultra fan, anche lei in un cinema della sua città, che commentava le canzoni e non faceva che dirle “Ti sei emozionata? Ma quanto è bella questa? Ma che meraviglia quel primo piano con gli occhi azzurri di Roby!” i fan dei Pooh sono così. Hanno il dono di avere scoperto un tesoro, anzi quattro, anzi cinque tesori, e vogliono condividerli con tutti.

Io c’ero e quando le note di “Traguardi” hanno iniziato a sfumare e il cinema ha riacceso le luci, non mi vergogno di dire che avevo gli occhi umidi.

Io c’ero ma quella volta non avevamo la fortuna di pensare “Ancora fra un anno”, titolo della canzone storicamente usata per la fine di ogni spettacolo. Quella volta finiva una storia. Ma non la loro musica, che oggi emoziona anche chi non li aveva conosciuti prima.

A Stefano

Tu sei volato in Cielo in modo straziante per noi che restiamo ma, per quanto difficile, forse dovremmo cambiare prospettiva.

Accanto al nostro dolore dovremmo pensare al fatto che per te è iniziata una nuova tappa nel percorso dell’eternità. Hai ritrovato i tuoi genitori, il tuo amico Pino, il tuo collega di sempre Valerio e ancora tante persone di cui ci hai raccontato nel libro “Confesso che ho stonato”. Puoi riabbracciare amici, colleghi, magari potrai ringraziare ancora San Giovanni Paolo II per quella pillola che ti tolse i dolori da calcoli!

A noi lasci le tue canzoni, il tuo esempio, la tua vita. Noi soffriremo e più di noi i tuoi cari, chi ha vissuto e lavorato con te. Ma nulla finisce. Proprio mentre noi diciamo “è partito” altri esclamano “è arrivato!”

Buon… qualsiasi cosa ci sia dopo. Grazie per quello che ci hai donato, per quello che ci hai lasciato.

“E si può dividersi e non sparire, se è così riabbracciaci quando vuoi” (semi cit. Domani, Pooh 2004)

Lo stesso post ma con anche un video ricordo lo trovate nella mia pagina Instagram.

Trent’anni

I Pooh hanno festeggiato trent’anni di attivita’ insieme nel 1996 con il brano “Amici per sempre” inserito nell’album omonimo.

Scelta felice e canzone diventata un inno, che stasera mi risuona nelle orecchie pensando a Zak, il mio caro e grande amico Zak che ho conosciuto proprio il 20 giugno di 30 anni fa in una chat del Videotel. Un’era geologica fa per l’informatica e anche per le nostre vite.

Quante ne abbiamo fatte, viste e vissute. Grazie a te, per la voglia di passare del tempo insieme ho affrontato i primi viaggi da solo fino a Brescia nonostante le mie paure e i miei occhi. Due ore e mezza andata e due ore e mezza ritorno: non c’era l’alta velocita’ e nemmeno i cellulari per restare in contatto col mondo, ma quanti libri letti e chiacchiere ascoltate! E tu, che eri pure piu’ giovane di me due due anni, che facevi lo stesso. Grazie di cuore…
Tu ci sei stato nelle nostre telefonate (in cabina telefonica, che costava meno) quando dovevo ricoverarmi per l’intervento del ’90. Tu mi hai visto entrare nel mondo “figo” di chi creava pagine ufficiali, tu hai sopportato i miei comportamenti non sempre saggi (ed e’ eufemismo). Per colpa tua, da amighista fanatico, nel 1998 ho scoperto e amato i plugin di Winamp e il gioco super educativo Carmageddon ;) e qualche mese dopo ho preso il mio primo PC.

Ricordo con simpatia i tuoi genitori, sempre premurosi con me quando venivo a trovarti. Ricordo tuo padre smanettone e curioso di tecnologia quanto te e il giorno che a uno SMAU (o era il SIM?) lui capi’, e io pure, che qualcosa nel mondo dei videogiochi stava cambiando: “bella questa grafica, per essere un PC“, disse a proposito di Prince of Persia per DOS. E fu l’inizio della fine di Amiga come macchina da gioco: i PC iniziavano ad avere le VGA. Di li’ a poco sarebbero arrivati Doom e gli altri FPS e tutto sarebbe cambiato, ma la sua previsione mi e’ rimasta impressa. Aveva e immagino abbia tuttora una grande attenzione per le cose. E tu hai preso da lui. Ricordo pure tuo fratello Dario, che ho visto piccino e poi piu’ grandicello, e con quanto affetto ti occupavi di lui.

Abbiamo attraversato le epoche, vissuto interessi e comuni e scelte diverse e scambiato scherzi. In fondo ci conoscemmo cosi’: io e il mio amico dei tempi dell’adolescenza Alessandro (DJs, chissa’ se ti ritrovero’ citandoti in questo post) giocavamo a fingerci redattori di TGM in chat e tu ci cascasti. Ehm :) Chi l’avrebbe immaginato che due anni dopo in un’altra chat avremmo intervistato quelli veri, con annesso casino, ricordi? ;)
Ma eravamo tutti giovani e di casini ne abbiamo fatti tutti, penso io piu’ di te. E tu ci sei sempre stato, con pazienza, affetto e rispetto. Ed e’ per questo che io credo che noi due saremo amici per sempre. Perche’ ci vogliamo bene, ci rispettiamo e gioiamo della felicita’ dell’altro. E tu di motivi per essere felice credo ne abbia un po’, soprattutto per aver conosciuto e collaborato con l’autore del tuo gioco, Zak McKracken! Non sai quanto sono orgoglioso e felice per te ogni volta che mi racconti un tuo traguardo!

Quindi… W noi e… Si puo’ essere amici per sempre!

Come si cambia

Mi piace dire che non cambia niente. Fino alle 23:59 erano X, dalle 00:00 sono X+1

E appunto, non cambia niente, il giorno in cui compi gli anni. Gli amici ti fanno gli auguri (graditissimi, attesi e commoventi), i forum ti mandano le mail automatiche e qualche social ti mostra i palloncini. Poi, se ti va, ti regali una torta oppure, come ho fatto io, metti online la quarta versione del tuo sito personale (la prima e’ del 1997) in cui hai recuperato un po’ di cose vecchie e giocato con le magie attuali del CSS visto che ti piace tenerti aggiornato.

E vedi che invece cambia qualcosa? Non dall’oggi al domani, ma nel lungo periodo. Rivedi le tue idee. Cio’ che anni fa non avresti fatto ora fai. Che sia studiare cose nuove, aprirti a cio’ che temevi di non saper fare, giocare con la figlia novenne (e mezzo, se no si arrabbia ;) ) del tuo amico Manuel o perfino fare un selfie e pubblicarlo. O che sia smettere di vivere di paure infondate sulle tecnologie. Ma di quest’ultima cosa parliamo in un post nei prossimi giorni che oggi e’ la mia festa.

Ma perche’ cambiamo e cosa ci cambia? Io credo siano le esperienze. I distacchi scavano solchi nel cuore (e in questi anni, oltre al lutto di mia madre, ne ho vissuti molti con amici). Poi ci sono le esperienze, sia quelle belle in cui scopri che se provi puoi anche essere felice, sia quelle brutte che pero’ ti lasciano sempre insegnamenti.

Il difficile pero’ non e’ cambiare, e’ normale farlo. Il difficile e’ tenere insieme tutti i pezzi di te e voler bene a ogni parte. Quella giocosa come quella seria, quella pronta a dare l’anima per gli altri e quella che, finalmente, ha imparato a dire dei no, anche per difendere tutte le altre parti.

E adesso basta pensieri. Buon tutto a me, al remake del mio sito e a quel che verra’ oggi, domani e poi chissa’!
Tutto sommato sono felice, anche se non tutti i pezzi sono al loro posto. Di cosa mi dovrei lamentare? Ho ripreso il controllo emotivo della mia vita ed e’ stata perfino composta una canzone per me, da un’amica. Qualcosa di buono devo averlo fatto…

Ricordarti e onorarti

Domani sono 5 anni che il tuo cuore ha detto “stop”.
Dico l’organo, perche’ il cuore inteso come bonta’, come anima, quello ha continuato ad amare e a vegliare su di me, lo so bene.

Ma come detto, domani sono 5 anni e invece oggi sono 5 dall’ultima volta che siamo stati insieme, ti ho toccata, ho sentito la tua voce parlarmi. E ho pure sentito la tua sofferenza dopo quel lunghissimo intervento. Unica consolazione per poter dire a me stesso che “stai meglio ora“.

In questi anni ti ho ricordata e onorata ogni maggio facendo donazioni al nostro caro don Armando, ma quest’anno no, e non perche’ 5 anni siano una cifra particolare che richieda scelte diverse. Quest’anno molti eventi stanno turbando la mia coscienza. Lo sai, mi sono interrogato sulle politiche di accoglienza dei migranti.

L’ho fatto, spero, in modo piu’ maturo e articolato rispetto ai media e alla politica italiana ormai fondata sugli slogan, da tutte le parti.
Ancora non so quale sia la strada giusta, ma alcune certezze le ho:

  1. Non si possono lasciare persone in balia del mare o rimandarle nelle carceri libiche, e’ disumano.
  2. Se fossi sulla terra e avessi l’eta’ e il fisico, tu saresti sulle navi delle ONG che vanno ad aiutarli.

E quindi cio’ che faro’, ispirato anche dal gesto dell’Elemosiniere del Papa, sara’ una piccola donazione a Mediterranea in tua memoria, per dar loro, nel mio piccolo, un po’ di aiuto a sopperire alle scelte sbagliate e crudeli di questo e dello scorso governo e aiutare quegli uomini, quelle donne e quei bambini.

Cosi’, sarai anche tu con loro, sulla loro nave. Anche se credo che la tua anima sia vicina a chi soffre in modi e luoghi che noi nemmeno immaginiamo.

 

 

Persone

Confesso di essere in un momento di insofferenza per le persone.

Persone che hanno il coraggio di definirsi amiche ma poi ti scrivono “io ci tengo alla mia salute tu liberissimo di suicidarti con quello che ti piace di più“. Ce l’ha con il mio uso dei dispositivi wireless. E’ un medico? Un ricercatore? No, e’ uno che studia su Google e cita servizi di Sky, ma ne riparlero’ piu’ approfonditamente in un altro post.

Persone che hai aiutato in un loro momento economico difficile e che hanno imparato non solo a darti per scontato ma a scrivere ogni frase, ogni virgola quasi, per chiedere, cercando quasi di suscitare sensi di colpa, senza mettersi minimamente in discussione o ipotizzare soluzioni alternative.

Ovviamente non si puo’ fare di tutta l’erba un fascio e al mondo c’e’ tanta gente buona e brava, ma quando in uno stesso periodo si sommano situazioni diverse e irritanti, davvero viene voglia di  fare ordine non solo negli angoli di casa, come ho fatto stamattina, ma anche tra le persone con cui hai a che fare. Non temporaneo, proprio definitivo.

Un dispiacere

Oggi ho fatto una buona impressione a una persona. Non era scontato, anzi.
Dovrei essere contento ma non lo sono, perche’ al di la’ della buona impressione sono successi dei guai, non per colpa mia ma di una bugia o meglio una cosa non detta da un’altra persona. Mi e’ stata quindi fatta una richiesta, che ho rispettato.

Sincerita’ e rispetto sempre, anche se e’ difficile, anche se fa male. Le cose buone si fondano su questi valori. Tutto il resto causa, prima o poi, guai e dispiaceri.

Per questo io cerco di vivere secondo questi valori e provo a insegnare agli altri a farlo.

Giorni felici

Giorni che finalmente hai capito come dormire bene e poi star bene quando sei sveglio (e si’, avevi ragione tu)

Giorni che “con le cose manuali sono una frana ma ci provo lo stesso” e ti senti dire un “bravo” che vale oro perche’ te lo dice una persona di cui hai lottato per conquistare la stima

Giorni che si rompe una tapparella ma arriva un amico ad aggiustartela e tutto torna OK

Giorni che ti dicono “mi sei mancato tanto oggi”

Giorni che aiuti, giorni che ti ritrovi, giorni che torni a guardare con positivita’ alle cose che sogni e quindi trovi anche la forza di guardarti dentro e cercare alcune spiegazioni…